Jules
Cinque minuti dopo, siamo fermi con l'auto sul ciglio della strada. Io sono intenta a cacciare via dal mio stomaco tutto l'alcool che ho ingurgitato, mischiato alla sensazione di disgusto che ho provato quando il tizio ha tentato di abusare di me. Il solo pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se Max non fosse arrivato in tempo, mi attanaglia le budella.
- Stai bene? – mi chiede Max, avvicinandosi dopo essere sceso dall'auto.
Io sono china verso il cemento, con le mani appoggiate sulle gambe.
- Sono ancora viva. – gli dico sarcasticamente, dopo essermi rialzata ed aver abbozzato un sorriso.
Lui però non ne sembra del tutto convinto. Ritorniamo poi in auto ma prima di rimetterla in moto, la sua parlantina riprende più repentina di prima.
- Ma cosa ti dice il cervello? – mi chiede, in tono riprovevole.
- Come scusa? – gli chiedo io allora, sgranando gli occhi. È passato dalla preoccupazione all'incazzatura in un attimo, rendendomi estremamente furiosa all'istante. - Potrei sbagliarmi, ma ero io che fino a qualche minuto fa stavo per essere violentata da quel troglodita!
- Non sarebbe accaduto se non fossi andata in quel locale con Ricky senza dirmi nulla! E poi quanto cazzo hai bevuto? Hai gli occhi iniettati di sangue! - aggiunge ancora più incazzato.
- Cosa cazzo te ne frega a te? E poi perché diavolo sei qui visto che non mi sopporti più?!
- Dici sul serio? – questa volta il suo tono è più debole, come se l'avessi offeso.
Io allora abbasso lo sguardo, sentendo i suoi occhi bruciare su di me.
Non guardarmi così, ti prego. Non illudermi ancora una volta che ti importi di me...
Max
- Dici sul serio? – chiedo a Juliet, dandole la possibilità di rimangiarselo.
Ma lei non lo fa, anzi, abbassa lo sguardo quasi come se fosse convinta di quelle parole, come se le sentisse vere.
In un attimo mi perdo con lo sguardo fisso su di lei, ripensando a tutto quello che le ho detto ieri sera e che ricordo ancora a memoria anche se ero brillo, e poi mi rendo conto delle mie parole. L'ho ferita cazzo, le ho detto che preferivo come fosse un anno fa piuttosto che com'è adesso, anche se non lo penso. Come ho potuto farlo? Sminuire il suo cambiamento che l'ha portata ad avere maggior fiducia in se stessa e a non volersi più nascondere dal mondo, solo perché ero incazzato che un altro le desse le attenzioni che volevo invece darle io.
Metto allora in moto l'auto senza dire nulla. Non saprei da dove iniziare, e non sono neanche sicuro che lei domattina ricorderebbe qualcosa visto in che stato è ora, perciò mi limito a stare in silenzio e lei fa altrettanto.
- Grazie per avermi aiutata stasera. – mi dice, una volta difronte casa sua senza rivolgermi neanche uno sguardo.
Fa per aprire la portiera ma io la blocco afferrandole un braccio.
- Jules... - le dico. Lei riporta lo sguardo su di me. È spenta, credo che quello che le stesse per succedere l'abbia davvero spaventata. Allora la tiro verso di me stringendola forte, e lei si lascia andare tra le mie braccia. Restiamo così per un po' e, mentre lei è appoggiata al mio petto, io con la mano libera le accarezzo la testa inebriandomi del dolce profumo dei suoi capelli. – Mi dispiace tanto, avrei dovuto essere con te stasera. - aggiungo dispiaciuto.
- L'importante è che tu mi abbia trovata. – dice staccandosi, portando quei meravigliosi occhi da gatta nei miei.
Il rossore è scomparso, segno che la sbornia le sta passando, e noto che anche il suo trucco è ancora perfetto, il che mi fa intuire che non le sia sfuggita neanche una lacrima. Dopotutto è sempre stata forte, la mia Jules.
- A proposito... - riprende poi – ...come hai fatto a trovarmi?
- Gemma – le dico io – era preoccupata per te. Ha fatto qualche telefonata per sapere dove si sarebbero diretti Ricky e gli altri, e subito mi ha chiamato allertandomi.
Sembra che Gem voglia spedirmi nella direzione giusta ultimamente.
- Beh, dovrò ringraziare anche lei allora... – sorride sincera, e mi sento quasi come se i suoi sorrisi mi fossero stati negati per anni interi, anche se in realtà si è trattato solamente di un giorno. – Ora è meglio che vada. – dice poi aprendo la portiera e balzando giù dall'auto.
Richiudendola, guarda ancora verso di me, come se stesse aspettando di sentire altro.
- Io... - le dico poi – ...volevo scusarmi per quello che ti ho detto ieri. Non lo pensavo davvero.
Lei allora scuote la testa sorridendo amareggiata, per poi rigirarsi e iniziare a camminare in direzione di casa sua.
- I bambini, gli ubriachi e i leggins dicono sempre la verità! – le sento dire di spalle.
Allora capisco che non si berrà la storia del "non pensavo quello che ti ho detto", ma non posso lasciare questa conversazione in sospeso. Così, apro la portiera e la raggiungo di corsa, tirandola in un lato della strada più buio, iniziando poi a parlare cercando però di mantenere i toni bassi per non attirare l'attenzione del vicinato.
- Jules devi ascoltarmi. – le afferro le braccia con le mani, impedendole di andare altrove. Lei mi guarda stupita. Credo non si aspettasse che la rincorressi pur di chiarire quello che abbiamo in sospeso. – Hai ragione – inizio nuovamente – forse è vero che in certi aspetti preferivo la vecchia Jules, forse perché quando c'era lei non dovevo preoccuparmi di certe situazioni, come quelle che si sono venute a creare negli ultimi giorni... – le dico, riferendomi ovviamente alle azioni di Ricky e a quello che è successo con quel coglione al locale questa sera. – ...con questo però non voglio di certo dire che è colpa tua, ci mancherebbe, ma prima era molto più facile stare al tuo fianco, non incappavo in assurde ed inspiegabili scenate di gelosia, non dovevo dividere la tua attenzione con gli altri... sento come se tu ti stessi volontariamente allontanando da me... e non voglio.
Alle mie parole, lei rimane ferma ad ascoltare per tutto il tempo. Credo di essermi spiegato per bene, almeno questa volta, ma il suo sguardo mi dice che forse non è così. Improvvisamente infatti, assume uno sguardo impietrito e vedo il pallore prendere possesso del suo volto. Allora le allento la presa sulle braccia e lei si allontana velocemente di qualche passo, prima di riversare ancora al suolo tutto quello che ha bevuto durante la serata.
Solo allora mi rendo conto che probabilmente le mie sono state parole al vento, ma oramai sono abituato a non essere ascoltato.
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At Home, Again - The Comeback Series #1
RomanceQuesta è la storia di un'amicizia, o forse... Jules e Max si conoscono da anni, si sono incrociati tra i corridoi del liceo artistico della loro città quando lei era appena al primo anno, mentre invece lui al secondo. Max si è subito sentito attratt...