CAPITOLO 13

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Jules

Dopo aver finito la chiacchierata non molto tranquilla con Nick, il quale mi ha riferito di aver invitato anche Max ad uscire questa sera, ma che quest'ultimo ha rifiutato dato che domattina deve lavorare, ci avviamo nel locale. E'pieno zeppo, nonostante sia solo giovedì, e per la musica altissima non riesco a sentire nulla oltre quella.

Ricky ci guida tutti ad un tavolo, prenotato da lui nel pomeriggio, e di conseguenza prendiamo posto aspettando che il cameriere ci porti da bere. Ovviamente lui prende subito posto sul divanetto accanto a me, posando un braccio sullo schienale alle mie spalle e arrivando a sfiorarmi il collo con le dita. Improvvisamente sento un brivido percorrermi tutta la schiena, e di conseguenza mi giro verso di lui che invece sembra non aver fatto caso a quel gesto probabilmente del tutto involontario. Qualche minuto più tardi, il cameriere del locale ci raggiunge con un vassoio pieno di bicchieri e due bottiglie di liquore. Non saprei dirne assolutamente il tipo, dato che è già abbastanza per me riuscire a vedere chi mi sta difronte, a causa delle luci al neon. Di certo però non mi metterò a leggere le scritte minuscole riportate sull'etichetta delle bottiglie. I ragazzi iniziano poi a riempire frettolosamente i bicchieri e ne passano uno a tutti, me compresa. Lo mando giù in un'istante, sotto lo sguardo attonito di Ricky accanto a me, e dopo qualche secondo inizio già a sentirmi la testa più leggera...

- Ti muovi benissimo! - mi urla Ricky all'orecchio.

Siamo in pista a ballare, anche se non mi ricordo esattamente come ci siamo finiti, e Ricky è dietro di me che si struscia contro le mie natiche coperte solamente dai pantaloncini di jeans e gli slip. Inizio a pensare seriamente che forse sarei dovuta restarmene a casa, o quantomeno sarei dovuta venire con qualcuno di cui mi fido di più, ma non avevo la minima idea che avrei bevuto così tanto... Oramai però, quel che è fatto, è fatto.

Non si torna indietro.



La serata continua a scatti, almeno per me. Mi ritrovo in continuazione in posti o momenti diversi senza riuscire a ricordare i momenti nel mezzo, come se avessi la mente del tutto annebbiata. Dopo essere uscita dal bagno, essendo stata sorpresa da un conato di vomito, mi rendo conto di aver bisogno di prendere una boccata d'aria e quindi mi dirigo fuori senza avvertire nessuno. Arrivo barcollando al parcheggio, cercando quanto più possibile di allontanarmi dalla musica che non dà tregua alle mie tempie. D'un tratto quasi finisco al suolo, ma mi trattengo appoggiando le mani sul cofano della prima auto che mi capita a tiro.

Non sarei dovuta venire, mi ripeto. Non senza nessuno a cui importi qualcosa in più di me, almeno.

Improvvisamente una mano mi cinge un fianco, facendomi sobbalzare e voltarmi in un lampo. Il ragazzo che è arrivato insieme a Nicola e Frank, di cui non riesco a ricordare assolutamente il nome anche se si è presentato, è difronte a me che mi aiuta a reggermi. È alto e ha le spalle larghe, molto larghe, il che mi fa intuire che probabilmente passa la maggior parte del suo tempo in palestra. I capelli sono quasi del tutto rasati, con un alto ciuffetto ossigenato sulla fronte, mentre la mandibola è troppo pronunciata per delle labbra sottili come le sue. Ha uno sguardo gentile quando mi chiede se va tutto bene mentre io cerco di abbozzare un sorriso dicendogli di non preoccuparsi, anche se in realtà vorrei solamente andarmene a casa e stendermi. Il ragazzo palestrato decide comunque di restare fuori con me per tenermi compagnia e io lo ringrazio perché, anche se non riesco ad ammetterlo ad alta voce, non vorrei incappare in brutti ceffi che potrebbero avere malevole intenzioni.

Quello che però in quel momento di bassa lucidità non riuscivo a comprendere, era che ne avevo proprio uno affianco.

Lui infatti, dopo essersi avvicinato troppo, posa una mano sulla mia natica destra. Io rimango frastornata. Spingo via la sua mano e in un attimo mi ritrovo stretta tra la sua morsa. È forte, dannatamente forte e io non riesco a liberarmi, anche per colpa dell'alcool.

- Lasciami! - gli urlo contro.

Lui allora sogghigna e mi afferra il mento con una mano per tenermi ferma, cercando improvvisamente di portare quelle ruvide e sottili labbra sulle mie. Io muovo il viso per scansarlo, girandolo da un'altra parte all'altra in continuazione, ma lui continua a tenerlo ben saldo insistentemente mentre tenta ancora di baciarmi.

- Andiamo tesoro, so che lo vuoi anche tu... - sussurra poi, iniziando a posare le sue sudicie labbra sulla pelle del mio collo.

Sento poi la sua lingua scorrere umida sulla mia pelle, cosa che mi provoca immediatamente una sensazione di disgusto e di ribrezzo verso me stessa...

Mai avrei pensato di finire in una situazione del genere, neanche quando a Londra mi sono persa in uno dei quartieri meno raccomandabili e un senzatetto mi ha aiutata a ritrovare la strada per il centro.

- SPOSTATI STRONZO! - gli urlo in faccia, riuscendo a dargli poi un morso sulla mano che cercava di tenermi ferma dal mento.

Mentre lui allora si ritrae per imprecare e massaggiarsi la mano indolenzita, mollandomi dalla presa, i pensieri nella mia mente iniziano a scorrere come un fiume in piena e a confondersi gli uni con gli altri. Vorrei scappare, ma dato il posto isolato non vedo dove potrei andare in queste condizioni, e sono sicura che mi riacciufferebbe in un attimo dato che sembra anche ben allenato.

Sono spacciata...

Porto allora nuovamente il mio sguardo terrorizzato sul suo volto e lo vedo corrucciarsi e farsi rosso dalla rabbia.

- TU BRUTTA PUTTANA...- Inizia poi ad urlare mentre si riavvicina furiosamente, ma non ha il tempo di finire la frase che qualcuno lo sbatte al muro dietro di lui.

Gli tira un cazzotto sul viso, poi un altro e un altro ancora. Per le mie facoltà annebbiate e la luce scarsa non riesco subito a capire chi è, ma poi avvicinandomi noto un paio di occhi grigi spenti, pervasi e accecati dalla rabbia, che a stento riesco a riconoscere per quanto siano bui in questo momento.

- MAX! - gli urlo, richiamando la sua attenzione, facendolo bloccare all'istante mentre con una mano mantiene ancora stretto il colletto della polo verde che il buzzurro che ha osato toccarmi ha indosso.

Max si volta verso di me e quasi non lo riconosco. Ha i capelli scuri che gli ricadono disordinati sulla fronte, scompigliati dalla violenza con cui si è avventato sul tizio, e lo sguardo vuoto, quasi perso. Non si è reso minimamente conto che il tizio ha tutta la faccia insanguinata, e le sue nocche ne sono responsabili. Mi avvicino allora a lui in fretta e lo afferro per un braccio, portandolo via da quell'idiota che giace seduto a terra, appoggiato con la schiena al muro che cerca di riprendere fiato sputando rivoli di sangue dalle labbra.

Indietreggio, quasi come a trascinarlo via, per quanto riesco.

- Andiamo a casa... - gli sussurro dopo.

Lui senza ancora dire una parola, mi tira con sé fino alla sua auto.

At Home, Again - The Comeback Series #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora