CAPITOLO 40

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Jules

- Nel messaggio, hai detto che dovevi parlarmi... parla ora, sono tutto orecchi. – mi incita, quasi rassegnato.

Max è decisamente strano, fin da quando sono entrata in auto, ancor di più di quando l'ho lasciato dopo avergli sputato praticamente in faccia quel "ti amo" forse dettato dalla foga del momento. Forse avrei dovuto trattenermi, almeno fin quando non avrei avuto la certezza che fosse stato pronto anche lui... ma non ce l'ho fatta, dovevo dirglielo anche a costo di rovinare tutto. Max deve sapere che lo amo, deve rendersene conto, e capisco perfettamente che i suoi sentimenti possano non essere allo stesso livello dei miei in questo momento, ma io non potevo tenermelo ancora dentro... L'ho deciso fin da subito che lo avrei aspettato, e aspetterò! Aspetterò, come quando speravo che si accorgesse dei miei sentimenti, o come quando tentavo di cancellarlo dalla mia testa sapendo che mi sarebbe inevitabilmente ritornato in mente...

Io lo aspetto, ed è questo quello di cui devo parlargli, quello a cui mi riferivo in quel messaggio, ma avrei preferito attendere fine serata per fargli questo discorso, per questo ora mi ritrovo spiazzata...

- Non potremmo parlarne dopo, al ritorno? – chiedo, cercando di trattare sui tempi in modo da avere più tempo per prepararmi come si deve.

- No Jules, non posso aspettare il ritorno perché sono sicuro che se mi esibissi in queste condizioni farei la figura dell'imbecille! - sbotta infuriato. – Perciò se mi devi lasciare fallo adesso, almeno così se mi venisse in mente di suonare "Goodbye my lover" di James Blunt avrei qualcosa da trasmettere al pubblico, ma non aspetterò fine serata per fare uno schifo anche la mia esibizione, nossignore. – sputa tutto d'un fiato, facendomi rimanere di sasso.

- Un momento, tu cosa... credevi volessi lasciarti? – gli domando assolutamente incredula, ma allo stesso tempo furiosa per l'assurdità dei suoi pensieri.

- P-perché non è così? – boccheggia imbarazzato, assumendo un'espressione da cucciolo bastonato.

- Ma no, razza di stupido! Che diavolo... perché dovrei volerlo fare? – domando, sempre più in balia della rabbia.

- N-non saprei, forse perché non ti ho risposto a quelle due parole... - ammette confuso.

- Tu credevi volessi lasciarti perché non hai risposto al mio "ti amo"? – chiedo ancora, e solo adesso inizio a rendermi conto di quanto possa aver frainteso tutta la situazione.

- Beh... si?! – ammette ancora, e me li immagino i neuroni nel suo cervello... fare a cazzotti gli uni con gli altri per riuscire a dare un senso logico a quello che sta accadendo.

- Sei un idiota, un vero idiota... - ammetto derisoria, sistemandomi meglio sul sedile e portando lo sguardo sulla strada difronte a noi. - Volevo parlarti sì, ma non perché avevo in mente di lasciarti, volevo semplicemente dirti che a me sta bene lo stesso che tu non mi abbia risposto. Volevo dirti che posso aspettare, che non voglio forzarti a dire qualcosa per cui non sei pronto, e volevo anche aggiungere, infine, che aspetterò tutto il tempo necessario senza farti pressioni. – concludo irritata.

- Era questo quello che volevi dirmi? - chiede ancora, e portando lo sguardo su di lui vedo i tratti del suo viso rilassarsi lentamente.

- Sì. – dico solo.

Come diavolo ha fatto a pensare che volessi lasciarlo? Non ho mai fatto in modo che dubitasse dei miei sentimenti, casomai dovrei essere io quella offesa a questo punto...

- Dio Jules, io non... non ne avevo idea, sono davvero un completo idiota. – mugugna, senza avere neanche il coraggio di guardarmi in faccia.

- Già, lo sei. – gli confermo.

At Home, Again - The Comeback Series #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora