CAPITOLO 51

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Jules

La suoneria del telefonino che si diffonde improvvisamente in tutta la stanza mi fa svegliare di botto, facendomi scattare all'in piedi per poi spegnerla immediatamente. Se non voglio arrivare in ritardo alle lezioni devo sbrigarmi, per questo mi precipito in bagno con gli occhi ancora mezzi chiusi e inizio a lavarmi i denti mentre ritorno in camera per poter preparare la borsa... prima che però possa afferrarla, la suoneria del cellulare inizia a rimbombare nuovamente per la stanza, facendomi accigliare confusa dato che ero più che sicura di aver spento definitivamente la sveglia per oggi. Corro allora ad afferrare il cellulare per evitare che le note di "Demons" degli Imagine Dragons continuino incessantemente a rimbombare sulle pareti della mia stanza, quando improvvisamente mi torna alla mente che quella non è la suoneria che solitamente utilizzo come sveglia, bensì è la suoneria che mi segnala una chiamata in entrata... Sullo schermo infatti il nome di Max insieme alla nostra foto lampeggia nel buio che solo ora mi accorgo invade ancora la stanza, facendomi presumere che probabilmente è molto prima rispetto al mio solito orario...

- Max? – rispondo al telefono confusa. - Spero che tu abbia una giustificazione valida per avermi svegliata alle... - allontano allora il telefono dall'orecchio per poter guardare nuovamente lo schermo e rendermi così conto dell'orario... sono quasi le cinque del mattino! - ...le cinque?! – domando ancora, mentre sento la rabbia montarmi dentro come un toro a cui viene sventolato difronte un drappo rosso. – No dico, ma sei fuori di testa? Perché diavolo mi hai svegliata a quest'ora? – continuo a chiedergli fuori di me, mentre sento lui dall'altro lato ridere divertito al massimo, come se non sapesse che tra poche ore dovrò essere a lezione e che quindi avrei preferito certamente continuare a dormire beata...

- Jules calmati, oggi è sabato! – esclama rassicurandomi, bloccando il fluire della mia rabbia immediatamente e facendomi in questo modo calmare all'istante.

- Dio, è vero... l'avevo dimenticato! – sbuffo portandomi la mano che mantiene ancora lo spazzolino alla fronte, e lasciandomi ricadere nuovamente sul letto di schiena.

- La solita confusionaria... - mi prende lui in giro divertito.

- Smettila di rompere e dirmi perché mai mi hai chiamata così presto, e sarà meglio per te che la tua sia una motivazione plausibile perché altrimenti non esiterò a staccarti il telefono in faccia e a ritornare a dormire! – lo ammonisco risentita.

A chi diavolo verrebbe in mente di chiamare la propria ragazza alle cinque del mattino?!

A nessuno, ecco a chi!

- Ed io non ci metterei niente a salire in camera tua e a tirarti giù dal letto ancora una volta! – esclama serio, facendomi scattare nuovamente a sedere sul materasso.

- Sei giù? – gli domando allora stranita... che diavolo ci fa qui a quest'ora? So che voleva vedermi, ma così credo sia sulla buona strada per ricevere una denuncia per stalking...

- Vestiti, ti porto in un posto. – mi incita, mentre io sono sempre più frastornata. – E non ti agghindare, non serve, metti solo qualcosa di comodo nel minor tempo possibile. Ti do un quarto d'ora. – mi ammonisce ancora, mettendo giù senza darmi occasione di controbattere.

Vorrei proprio richiamarlo e dirgliene quattro in questo momento, ma non voglio svegliare i miei genitori con le mie urla, per questo mi do una calmata e faccio come da lui richiesto, preparandomi mentalmente ad urlargli contro tra qualche minuto. Deve capire che non può semplicemente riattaccare per non lasciarmi ribattere alle sue parole, perché in questo modo non mi dà alcuna facoltà di obiettare, e di sicuro io non sono una che se ne sta zitta ed esegue gli ordini come un cagnolino.

At Home, Again - The Comeback Series #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora