CAPITOLO 65

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Jules

- Sicura allora che non vuoi venire a lezione? – mi chiede Sofia per l'ennesima volta. – Sai che gli appunti te li passo io, ma potrebbe sempre servire a distrarti. – mi incoraggia, mentre io afferro le mie cose dai sedili posteriori dell'auto di suo padre.

- Credimi Sofi, non sono proprio dell'umore adatto. – la informo nuovamente.

Non ci riesco a seguire le lezioni, non dopo tutto quello che è successo, dato che anche la mia testa non sembra voler collaborare...

- D'accordo, d'accordo... - le sento dire, mentre spalanco lo sportello per fiondarmi fuori dalla sua auto con l'intenzione di andarmi a rifugiare nel caldo tepore del mio letto. – Sappi che puoi venire a casa quando vuoi, intesi? – mi informa dal finestrino del passeggero anteriore ancora abbassato.

- Non dirlo, che sarei davvero tentata di approfittare della tua offerta... - le confesso sogghignando. - ...Grazie comunque, non avrei saputo cosa fare senza di te.

- Ehi, non dirlo neanche... e poi sai, quando un'amica ti chiama nel cuore della notte bisogna correre per forza! – esclama sorridente, mostrandomi un lato premuroso della sua personalità che ancora non avevo avuto occasione di notare prima.

Sofia dopo quelle parole mi saluta e si avvia in università, mentre io invece rientro in casa e, nel momento in cui passo davanti allo specchio affisso nell'ingresso, ringrazio che i miei siano già al lavoro, altrimenti per la faccia che ho sono sicura che non mi avrebbero risparmiato un bell interrogatorio... Ho due occhiaie da far paura, i capelli legati a casaccio in una coda alta che non potrebbe essere neanche definita tale, e le mie guance hanno perso tono, dato che negli ultimi giorni non sono riuscita a mangiare praticamente nulla.

Sono distrutta, internamente ed esternamente.

Dopo aver quindi distolto lo sguardo dal mio riflesso in cui in questo momento stento anche a riconoscermi, ed aver lasciato le borsa con le mie cose nell'ingresso, mi dirigo in salotto e mi lascio cadere a peso morto sul grande sofà di pelle marrone, dove mio padre è solito guardare le sue amate partite di calcio, e ricaccio un profondo sospiro perché non ho più le forze per fare nulla.

Mi sento svuotata, completamente privata della linfa vitale, e non riesco a pensare ad altro che al mio oramai ex ragazzo e alla mia ex migliore amica insieme, e alla "bella sorpresa" che hanno deciso di prepararmi e tenermi nascosta fino a quel maledetto sabato, quando ho capito di essere stata una deficiente a non capire che mi stavano prendendo in giro, entrambi.

Ma cosa ne potevo sapere io... ero troppo impegnata a dare il mio cuore a persone che hanno deciso di schiacciarlo incurantemente come se nulla fosse sotto i loro piedi, come se in quel modo non mi stessero facendo a pezzi. Mi sta bene infondo, almeno la prossima volta mi riguarderò bene dall'affidarmi a qualcuno, anche dopo anni, anche dopo una vita... ed è questo forse che mi fa più male, perché per colpa loro non riuscirò mai più a dare fiducia a qualcun altro, non dopo che la mia migliore amica e il mio ragazzo hanno deciso di conficcarmi una coltellata in pieno petto.

Sbuffo allora esasperata, cercando di non pensare più a nulla che riguardi Max o Gemma, e pigramente tiro fuori il telefono dalla tasca dei jeans di Sofia che ho indosso, che lei mi ha concesso gentilmente in prestito.

Oggi è lunedì, ed è esattamente da quando sabato sono scappata via dal pub che ho spento il telefono. In questo giorni, oltre a sentire mia madre che ho chiamato con il telefono di Sofia fingendo di aver dimenticato il caricatore del mio cellulare a casa, mi sono rinchiusa a guscio e non ho voluto parlare con nessuno, eccezion fatta per Sofi e Ari con cui ho trascorso gli ultimi giorni a casa della prima. All'inizio le due ragazze non facevano altro che cercare di rassicurarmi, ma poi hanno cambiato strategia provando a volermi distrarre in tutti i modi. Non avrei voluto mostrarmi così debole e insicura con loro perché avevo promesso a me stessa di non esserlo più in futuro, ma ho dovuto farlo perché quando Sofia è venuta a prendermi e siamo arrivate fuori casa sua, l'atteggiamento duro e impassibile che mi ero costretta a mantenere fino a quel momento non ha più retto. Mi sono improvvisamente ritrovata a piangere a dirotto mentre Sofia, inerme e non sapendo cos'altro fare, mi ha stretta a sé in un abbraccio durato un'eternità.

At Home, Again - The Comeback Series #1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora