Federico Rossi, ventiduenne nato e cresciuto nella capitale canadese, ad Ottawa, era in perenne lotta contro il mondo e contro se stesso.
Federico era un ragazzo dall'aspetto decisamente gradevole, era impossibile negarlo, ma ciò che portava dentro gli impediva di godere di quel suo pregio. Riteneva che tutti i demoni che aveva dentro lo rendessero brutto, che neppure il viso più bello del mondo sarebbe stato tale se avesse avuto il suo passato. Il biondo non era mai stato una persona troppo affettuosa, anzi, cercava di tenere il più lontano possibile da lui le persone e quelle poche volte che voleva un abbraccio non lo chiedeva mai per paura di essere rifiutato, proprio come era solito fare lui.
Federico non aveva molti amici, o almeno non li definiva tali, e l'unico su cui sapeva di poter sempre contare era Kevin nonostante litigassero praticamente ogni giorno.
Nonostante il ragazzo fosse molto giovane aveva dovuto superare molti momenti bui, e aveva dovuto farlo solo con le sue forze, che lo avevano portato a diffidare di tutti e anche di se stesso per non essere riuscito a risolvere prima determinate situazioni e per aver permesso a delle persone di prenderlo in giro.
Il biondo aveva rinunciato a tutti i suoi sogni sette mesi prima, si limitava a trascriverli su un bloc-notes e lasciava che questo ingiallisse con il tempo mentre i suoi sogni si allontanavano sempre di più.-"Federico, vieni, è pronto l'ordine del tavolo due!" Urlò una voce roca e, a tratti, assonnata.
-"Arrivo!" Replicò Federico mentre serviva dei toast ad uno dei tavoli disposti davanti alla grande vetrata che mostrava la bella capitale all'esterno.
Federico lavorava in un bar, si chiamava Café Noir, da circa un anno, dopo aver lasciato l'università aveva deciso di non voler più dipendere dalla sua famiglia e si era trovato un lavoro che gli permettesse di mantenersi da solo. Dopo settimane di ricerche un suo vecchio compagno di università gli aveva parlato di quel bar e lui aveva deciso di provarci, per sua fortuna stava simpatico al proprietario che lo aveva assunto e gli aveva anche aumentato lo stipendio, lasciava anche che fosse Federico in parte a gestire il bar anche se ciò toglieva al biondo quasi tutto il suo tempo libero. Kevin continuava a ripetergli che poteva fare di meglio nella vita, era intelligente e sveglio, poteva aspirare a molto di più ma Federico si accontentava di ciò che aveva, non gli andava di rischiare.
-"Federico, ti sbrighi?!" Continuò ad urlare il burbero cuoco, con l'appariscente neo sul mento, che attendeva l'arrivo del ragazzo per dargli l'ordine.
-"Sto arrivando!" Urlò in risposta Federico e raggiunse il bancone dove lo attendeva l'uomo. "Non serve urlare così tanto."
-"Non urlerei così tanto se tu non fossi così lento." Rispose l'uomo e incrociò le braccia al petto. "Ti sto chiamando da più di cinque minuti!"
-"Scusa se il bar è pieno e io sono l'unico di turno." Borbottò il biondo.
Il cuoco alzò gli occhi al cielo e batté una mano sul bancone, facendo sobbalzare i due clienti che stavano facendo colazione poggiati su questo.
-"Ora torno a lavoro e dovresti farlo anche tu." Disse, con tono accusatorio, e ritornò in cucina.
Federico alzò gli occhi al cielo e prese il vassoio con le ordinazioni, ormai era abituato alle insinuazioni del cuoco sul fatto che lui non lavorasse a dovere.
-"Ecco a voi signori e mi scuso per il ritardo." Disse cordiale Federico alla coppia anziana seduta al tavolo due.Non molti minuti dopo, mentre Federico si concedeva qualche secondo di pausa poggiato contro il muro, la porta del bar si aprì lasciando che una folata di vento entrasse nel locale ben riscaldato. Quando il biondo sentì la porta del bar chiudersi e il rumore di una sedia mentre si spostava, il ragazzo, sospirò e si armò di coraggio e buona volontà per continuare a lavorare.
"Solo altre otto ore, Federico, e il tuo turno sarà finito.
Puoi farcela." Si disse Federico e si diresse verso il tavolo sette, il più vicino all'ingresso.
-"Salve, che cosa posso portarle?" Chiese Federico con la testa china sul suo bloc-notes, mentre leggeva gli altri ordini che doveva portare ai vari tavoli.
-"Una cioccolata calda, per favore."
Il biondo sgranò gli occhi e alzò lo sguardo, un'espressione sorpresa si stampò sul suo volto quando vide il ragazzo dai capelli mori seduto davanti a lui.
-"Ancora tu." Disse.
-"Se do fastidio posso andare via." Rispose il ragazzo. "Non sapevo si potesse entrare una sola volta in un bar." Aggiunse.
Federico scosse la testa vigorosamente.
-"Non era ciò che intendevo." Replicò Federico. "Solo non mi aspettavo di rivederti, ieri non avevo capito fossi diretto proprio qui." Spiegò. "Non volevo offenderti, mi dispiace."
-"Non mi hai offeso, tranquillo." Rispose il ragazzo. "Neanch'io ieri avevo capito lavorassi qui." Aggiunse. "Spero di non averti creato problemi con quella cioccolata calda che mi hai offerto."
Il biondo scosse il capo e sorrise.
-"Nessun problema." Replicò e tese la mano al moro. "Comunque io mi chiamo Federico, Federico Rossi, piacere." Si presentò sorridente.
Il moro fissò per qualche momento la mano del ragazzo prima di scrollare le spalle e afferrare la mano del biondo.
-"Io sono Benjamin, piacere mio." Rispose.
-"Benjamin e basta?"
Il moro sorrise e inclinò la testa da un lato.
-"Il mio cognome lo scoprirai in seguito." Disse. "Se dovessimo incontrarci di nuovo." Aggiunse.
-"Misterioso." Commentò il biondo e incrociò le braccia al petto. "Non sei della zona?"
Benjamin scosse la testa e chiuse il menù.
-"Mi sono trasferito da poco, prima abitavo a Toronto." Rispose.
-"Oh, bello." Replicò il biondo. "E posso chiederti il perché? Se non sono indiscreto, ovviamente."
-"Per lavoro, faccio il pittore."
-"Ma che bello!" Esclamò Federico, forse alzando un po' troppo il tono di voce perché diversi clienti si girarono verso di lui. "Scusate." Borbottò imbarazzato il ragazzo e iniziò a grattarsi la nuca. "Ti porto subito la tua cioccolata calda." Disse al moro prima di allontanarsi.
-"Aspetta!" Esclamò il moro. "Prima devo chiederti un'altra cosa."
-"Vuoi dei biscotti o un caffè?"
Benjamin scosse la testa.
-"No, non devo ordinare niente oltre la cioccolata." Rispose. "Per caso sai se ci sono appartamenti in affitto in zona?"
-"Sì." Annuì Federico. "Nel palazzo dove abito io c'è un appartamento libero."
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Hot Chocolate || Fenji.
FanfictionHot chocolate || Fenji. "Una cioccolata calda, un'abitudine da bambino. Il cielo incontrerà il mare, sotto lo sguardo della gente nascerà una delle storie più belle. Tavolo numero 7 tutto può succedere. Una pennellata al gusto d'amore."