New York era grande, forse anche troppo, piena di persone e chi non abitava nella grande mela pensava fosse impossibile sentirsi soli in quel posto ma in realtà ci si poteva sentire terribilmente soli. Nascosti dietro alti grattacieli, invisibili agli occhi dei passanti distratti potevano succedere tantissime cose. In pochi erano veramente attenti, quasi tutti si limitavano ad osservare di sfuggita il bell'involucro che li avvolgeva.
New York, era bella, grande, piena di vita e in posti tanto grandi era facile sentirsi da soli. Era facile fingere un sorriso e fingere che tutto andasse bene, tanto nessuno si sarebbe preoccupato di scoprire la verità.
Benjamin aveva imparato quelle cose a sue spese, provandole sulla sua stessa pelle. Quando ancora viveva in Canada, chiuso nella sua cameretta, pensava che quando si sarebbe trasferito a New York avrebbe avuto tantissimi amici e che sarebbe stato per sempre felice. A pensarci con il senno di poi trovava che quelli fossero solo stupidi sogni infantili, le speranze di un bambino che della vita non sapeva nulla.
Quando si era trasferito a New York, lasciandosi alle spalle la persona più importante che avesse mai conosciuto, aveva portato con sé tante speranze e sogni che aveva visto sgretolarsi man mano. Non aveva trovato amici, aveva trovato persone con cui passare un po' di tempo ma non si era mai sentito a casa. Si sentiva al posto giusto soltanto quando si fermava a dipingere e sapeva di farlo per se stesso, non per soldi o successo ma solo per se stesso. In quei mesi si era ritrovato tante volte a dipingere un viso che aveva guardato tante volte, fino ad imprimerne ogni dettaglio con la speranza di non dimenticarlo mai, e ogni volta aveva sentito il suo cuore rompersi un po' di più.
Nelle sue orecchie riecheggiava ancora quel ti amo sussurrato prima di dirsi addio, probabilmente le parole più importanti che qualcuno gli avesse mai detto. Continuava a ricordare quel momento tanto intenso che mai avrebbe potuto dimenticare e scoppiava a piangere ogni volta che lo ricordava.
Benjamin non era riuscito a dimenticare Federico, non aveva nemmeno mai pensato davvero di farlo. Negli ultimi dodici mesi aveva pensato mille e una volta di lasciare quella prigione dorata e tornare nel suo piccolo mondo. Tornare dal suo piccolo Federico. Non aveva sue notizie da un anno, non sapeva se si fosse fidanzato o se vivesse ancora ad Ottawa.
Aveva solo una speranza, rivederlo, e quando salì su quell'aereo sapeva di dover lottare per lui. Di dover tornare per lui.Al suo ritorno il più grande si rese conto che Ottawa non era cambiata per niente, il venerdì mattina le strade continuavano ad essere affollate, mentre delle donne anziane parlottavano tra di loro sedute su delle panchine bianche nella piazza e salutavano chiunque passasse.
Non appena il moro mise piede tra quelle strade si sentì a casa, non aveva passato molto tempo in quella città ma la considerava casa. Ovunque ci fosse Federico era casa.
"Sto tornando amore."Con la testa tra le nuvole e un piccolo sorriso stampato sulle labbra, Federico raggiunse il tavolo e abbassò la testa sul suo bloc-notes, senza neppure guardare i clienti che lo circondavano.
-"Che cosa posso portarle?" Chiese mentre scarabocchiava sul bloc-notes il nome Benjamin.
-"Una cioccolata calda."
Il bloc-notes cadde dalle mani del più piccolo, questo si ritrovò a tremare come una foglia al vento e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Avrebbe riconosciuto quella voce tra mille, anche se tutto il mondo avesse iniziato ad urlare lui avrebbe riconosciuto la voce di Benjamin. Del suo Benjamin.
Lentamente alzò la testa e quando incrociò gli occhi di Benjamin un rumoroso singhiozzo lasciò le sue labbra.
-"B- Benjamin..." Singhiozzò Federico mentre il ragazzo davanti a lui gli sorrideva.
Il moro si alzò e gli prese la mano.
-"Sono io, piccolino. Sono io." Sussurrò e lo tirò verso di lui. "Sono qui."
Il più piccolo gli gettò le braccia al collo e scoppiò a piangere, incurante degli altri clienti che lo stavano guardando. Non riusciva a credere che quella fosse la realtà, aveva paura che da un momento all'altro si sarebbe svegliato e che tutto sarebbe svanito. Benjamin sarebbe svanito. Spinto da quella paura strinse di più il moro a lui, fino a sentire la sua pelle diventare parte di quella del ragazzo.
-"Non me ne vado, Fè. Non questa volta." Sussurrò il moro, gli baciò la guancia e gli prese il viso tra le mani. "Guardami. Sono reale, sono qui e sono ancora perdutamente innamorato di te." Disse e lo baciò.
Si prese quel bacio che sognava da mesi, quelle labbra che per mesi erano state il suo unico motivo per andare avanti.-"Non riesco a credere che sia tutto reale..." Sussurrò Federico mentre si lasciava cadere sul divano di casa sua.
Dopo quel bacio che aveva lasciato entrambi senza parole, Federico chiese ai ragazzi di occuparsi del bar perché lui non poteva farlo. Quando aveva visto Benjamin tutto il mondo si era fermato e lui aveva ripreso a vivere. Negli ultimi dodici mesi non aveva smesso di pensarlo nemmeno per un momento, aveva frequentato altri ragazzi ma non erano durati più di qualche giorno. Paragonava Benjamin ad ognuno di loro e nessuno poteva reggere il confronto. Benjamin era Benjamin, era la sua persona. La persona della sua vita, anche distanti.
Il moro sorrise e si sedette accanto a lui.
-"È tutto reale. Io sono reale." Rispose il ragazzo e gli cinse i fianchi con le mani. "Sono qui, al tuo fianco e non voglio lasciarti questa volta."
Il più piccolo alzò lo sguardo e mise una mano sulle gambe del ragazzo.
-"Sappiamo entrambi che lo farai." Replicò. "Ormai la tua vita è a New York, qui non hai più nulla. Ottawa non può darti più nulla."
-"Eppure se sono di nuovo qui un motivo c'è." Disse Benjamin. "E quel motivo sei tu, Federico." Aggiunse. "New York è bellissima, lì ho la possibilità di coltivare la mia passione, ma è vuota. Senza di te è vuota.
Io sono vuota senza di te. Ho bisogno di averti accanto, di viverti e anche se sarà difficile non voglio lasciarti."
-"Ben tu devi tornare a New York..." Sussurrò il biondo e abbassò il capo.
-"Solo per pochi mesi." Replicò il più grande e gli prese il viso tra le mani. "Tra un paio di mesi i miei studi finiranno e sarò libero di vivere ovunque, mi basterà tornare a New York di tanto in tanto per le mostre.
Potrò vivere con te, se solo tu lo vorrai. Se solo tu mi vorrai ancora al tuo fianco." Concluse e abbozzò un sorriso.
Federico sentiva il cuore battere all'impazzata, pensava che avrebbe passato il resto della sua vita senza Benjamin. Pensava di averlo perso per sempre quel giorno in aeroporto. Non pensava che si sarebbe ritrovato su quel divano mentre il moro gli diceva di voler stare ancora con lui, di voler tornare con lui. Non aveva mai nemmeno osato sognarlo perché, per lui, era troppo doloroso.
Ma quel momento era reale, lui e Benjamin erano reali. Il loro amore era reale.
-"Tu mi ami ancora, Federico?"
Federico si morse il labbro inferiore e annuì.
-"Non ho mai smesso di farlo, Ben. Nemmeno per un momento. Ti ho amato ogni singolo istante sin dal giorno in cui ti ho conosciuto.
Ti amo e penso che lo farò per sempre, anche se dovessimo vivere a due lati diversi del mondo. Sei la mia persona e lo sarai sempre." Rispose Federico. "Ti amo, Benjamin. Ti amo ancora."
Benjamin si avvicinò a lui e lo tirò verso di lui.
-"Allora permettimi di non perderti di nuovo." Rispose. "Permettimi di amarti e questa volta per sempre." Aggiunse. "Ti amo anch'io, Federico. Ti amo ancora." Concluse e lo baciò.
Quello era il loro nuovo inizio. Il loro per sempre.
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Hot Chocolate || Fenji.
FanfictionHot chocolate || Fenji. "Una cioccolata calda, un'abitudine da bambino. Il cielo incontrerà il mare, sotto lo sguardo della gente nascerà una delle storie più belle. Tavolo numero 7 tutto può succedere. Una pennellata al gusto d'amore."