Thirty six.

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Il biondo alzò un braccio, per poi tirare su la manica della giacca e della camicia, mostrando il polso arrossato. "E guarda, Benjamin, credi davvero che mi stesse piacendo restare con Elliot?"
Benjamin sgranò gli occhi a quella vista, l'esile polso del suo fidanzato era arrossato e di sicuro ben presto sarebbero comparsi dei lividi. Il polso che Elliot gli stava stringendo. Come aveva osato fargli del male? Benjamin si stava odiando per aver permesso che gli facesse del male, si stava odiando ma non voleva che l'altro lo sapesse.
-"Sì, Federico." Rispose Benjamin, scegliendo di non dar voce ai suoi pensieri. "Lo credo davvero." Aggiunse e si girò per andare via.
Federico rimase a bocca aperta mentre guardava l'altro andare via da lui, il braccio sospeso a mezz'aria e il cuore che gli stava andando in frantumi. Davvero Benjamin si fidava così poco di lui? Bastava così poco per fargli dimenticare tutte le sue promesse.
Federico avrebbe voluto urlargli contro che era uno stronzo e riempirlo di insulti ma non lo fece, la voce gli morì in gola e sapeva che non avrebbe retto ad un nuovo duro confronto con lui. Con lui che stava imparando ad amare. Non voleva perderlo.

La stanza da letto di Benjamin era invasa dal fumo, e dalla puzza da questo provocato, dai mozziconi di sigaretta e dagli abiti sparsi ovunque sul pavimento bianco. Una canzone rock risuonava debolmente debolmente nella casa buia, coperta dalle grida e dai singhiozzi disperati del proprietario della casa.
Benjamin, mezzo nudo e seduto in malo modo sul letto disordinato, continuava ad accendersi una sigaretta dopo l'altra, le gettava ovunque capitasse davanti a lui e si lasciava andare a grida disperate al termine di ognuna di queste. I capelli bagnati sparati in ogni direzione, le nocche delle mani sanguinanti per i tanti pugni che aveva dato al muro, il corpo nudo e tatuato era ricoperto da goccioline di acqua. Le labbra sanguinanti e l'espressione di rabbia erano la chiara prova di ciò che Benjamin in quel momento stava provando.
Il moro non poteva fare a meno di pensare alla sua discussione con il minore nell'atrio del palazzo, Federico gli aveva mostrato che Elliot lo aveva costretto a parlare con lui e che gli aveva fatto male ma lui aveva continuato ad accusarlo.
Geloso. Benjamin era fottutamente di chiunque si avvicinasse a Federico. Perché Federico era suo. E la sua folle gelosia gli impediva di pensare razionalmente, aveva sbagliato e non sapeva che cosa fare per rimediare.
L'ennesimo grido disperato lasciò le labbra martoriate del moro, quando anche l'ennesima sigaretta si consumò e lui rimase in balia delle sue emozioni.
-"F- Federico..." Singhiozzò Benjamin e si accasciò sul letto sfatto. "M- mi dispiace..."

Il moro faticava a tenere gli occhi arrossati aperti, la puzza di fumo iniziava a disgustarlo ma aveva troppe poche forze per alzarsi e aprire la finestra. Il suo sguardo ricadde proprio fuori la finestra, il cielo notturno era tornato sereno e della pioggia di poco prima non restavano che delle pozzanghere. Sembrava tutto così tranquillo.
Erano le tre e mezzo del mattino quando qualcuno bussò al campanello di casa del moro, un suono contenuto di chi temeva di star sbagliando. Benjamin guardò il salotto, che riusciva ad intravedere dalla sua posizione, e pensò che chiunque fosse non voleva vederlo. Il campanello suonò di nuovo, più deciso, più forte.
-"Non voglio vedere nessuno!" Gridò Benjamin dalla sua stanza da letto e affondò la testa nel cuscino bianco impregnato dalla puzza di fumo.
Il cellulare del ragazzo iniziò a squillare, le note ripetitive di marimba si diffusero nella stanza e il moro lanciò un'occhiata veloce allo schermo, quando però lesse il nome del mittente del messaggio il suo cuore perse un battito. ♥️
«Sono fuori la porta di casa tua, so che sei sveglio, aprimi.»
Benjamin spalancò gli occhi e, in pochi momenti, si tirò su e corse all'ingresso. Poco prima di aprire la porta, si ricordò del suo pessimo aspetto e cercò di sistemarsi il ciuffo che non aveva asciugato dopo la doccia. Il ragazzo cercò di darsi un contegno e aprì la porta, davanti a lui comparve Federico, ancora vestito con gli abiti della mostra, e il volto triste che incorniciavano i suoi occhi lucidi.
-"Benjamin..." Sussurrò Federico, con il capo basso, e deglutì. "Non credevo saresti davvero venuto ad aprirmi..."
Il moro dovette lottare contro se stesso per non prendergli la vita, attirarlo a lui e baciarlo come se fosse l'ultima volta.
-"Mi hai chiesto di farlo." Rispose il moro. "E io l'ho fatto." Aggiunse, con tono piatto. Gli faceva male avere Federico così vicino a lui, sofferente, e non poterlo abbracciare ma qualcosa dentro di lui glielo impediva.
-"Non credevo l'avresti fatto davvero..."
-"Federico sei venuti qui, a quest'ora, per dirmi qualcosa o solo per capire se ti avrei aperto o meno?!" Replicò il moro e incrociò le braccia al petto.
Il più piccolo sospirò e si avvicinò di qualche passo al maggiore, cercando di non guardare il suo corpo quasi del tutto nudo.
-"Ben mi dispiace..." Sussurrò il ragazzo, con il capo chino e lo sguardo fisso sulle punte delle sue scarpe. "I- io ho sbagliato... avrei dovuto dirti che Elliot mi stava infastidendo ma mi sembravi così felice e non volevo rovinarti la serata, anche se sono riuscito a farlo ugualmente...
Volevo renderti felice, almeno questa sera, e invece ho rovinato tutto, ho rovinato la tua serata..." Il più piccolo tirò su con il naso e singhiozzò. "M- mi dispiace, i- io..." Il più piccolo si interruppe per via dei troppi singhiozzi e per le lacrime che gli rigavano il volto pallido.
Quello per Benjamin fu decisamente troppo, in men che non si dica lo strinse tra le sue braccia e lo attirò contro il suo corpo.
-"Non piangere, Federico." Sussurrò Benjamin e gli accarezzò i capelli biondi. "Non piangere, te ne prego..."
Il biondo sentiva il suo cuore battere all'impazzata, si strinse al corpo nudo del maggiore ma dalle sue labbra continuavano ad uscire solo singhiozzi.
All'ennesimo singhiozzo il più grande gli prese il viso tra le mani e fece unire le loro labbra.
A quel contatto Federico si sentì come se tornasse a respirare dopo infiniti attimi di apnea, allacciò le braccia dietro al collo del più grande e lasciò che questo lo spingesse contro la parete. Mugolò quando la sua schiena toccò la parete fredda, Benjamin continuava a mordicchiargli il labbro inferiore, mentre lui si spingeva contro il suo corpo. Aveva bisogno di lui.
-"Non piangere, Federico, te ne prego..." Sussurrò Benjamin, mentre gli accarezzava la guancia accaldata.
-"Allora tu non lasciarmi andare."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora