Seven.

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Federico aveva avuto un'infanzia spensierata, niente e nessuno aveva mai turbato la sua crescita, c'erano sempre i suoi genitori pronti a risolvergli ogni problema che a quell'epoca gli sembravano insormontabili.
I primi anni di vita di Federico si erano svolti nell'enorme giardino di casa sua dove spesso gli amichetti lo andavano a trovare, il sorriso non abbandonava mai il volto del bel bambino dagli occhi puri come diamanti. Federico era sempre felice.
Con il passare degli anni, però, Federico aveva capito che i problemi non erano lo zaino nuovo di Spiderman o cosa mangiare a merenda, aveva capito che nella vita doveva affrontare molte cose e che nessuno, neppure i suoi genitori, le avrebbe affrontare per lui. Più gli anni passavano, più per Federico diventava difficile sorridere davanti alle brutte occasioni, il suo viso si riempiva sempre più di rabbia e sempre meno di serenità.
Con il tempo il biondo smise di fidarsi della gente, sapeva che erano in pochi a tenere davvero a lui e non voleva continuare a commettere lo stesso sbaglio. Con il tempo Federico capì che l'unico su cui poteva contare era se stesso, consapevole che presto o tardi sarebbe rimasto solo con se stesso. Tutti sarebbero andati via.
Con il passare del tempo, però, soprattutto capì che l'amore non faceva per lui. Federico non voleva mai più innamorarsi.

L'uscita di Benjamin e Federico si era conclusa abbastanza bene, il moro riuscì perfino a far ridere il più piccolo anche se questo era troppo testardo per riconoscerlo e dargli i suoi meriti. I due camminarono un po' per il parco e il biondo gli disse in quali momenti lui preferisse andarci, per finire portò il più grande in un pub e gli elencò altri posti dove sarebbe potuto andare se voleva divertirsi.
Quella loro uscita non aveva nulla a che fare con l'appuntamento che Federico si era immaginato, la sera precedente credeva che il maggiore ci stesse provando con lui, ma era solo un'uscita in cui lui gli aveva fatto fare una gita per la città mostrandogli alcuni dei suoi posti preferiti.
-"E quindi quello sono i tuoi posti preferiti?" Gli aveva chiesto il maggiore mentre raggiungevano il loro palazzo.
-"Sì, alcuni dei miei posti preferiti." Rispose Federico e mise le mani nelle tasche della sua felpa.
-"E il tuo preferito, in assoluto, qual è?" Gli chiese il moro mentre si portava la sigaretta alle labbra.
Il più piccolo alzò la testa verso l'alto e abbozzò un sorriso.
-"Quello non puoi saperlo."
E Benjamin preferì non insistere, sapeva di non poter conoscere tutto del minore e forse neanche voleva.

Per il resto della giornata i due ragazzi non si incontrarono ancora, Benjamin occupato a sistemare casa sua e le nuove cose che aveva comprato e Federico occupato a dormire in ogni angolo della casa. Solo la suoneria del suo cellulare riuscì a svegliarlo dai suoi sogni e a costringerlo ad uscire, il suo amico Kevin gli aveva proposto di uscire, niente di che ma solo per non restare chiuso in casa e riuscì a convincerlo ad accettare.
-"Mi spieghi di nuovo perché ho accettato di uscire con te?" Chiese, per la decima volta da quando era uscito di casa ed era salito nella macchina di Kevin, Federico mentre poggiava la testa contro il finestrino della macchina.
-"Perché sono il tuo migliore amico e faresti di tutto per vedermi felice." Rispose il ragazzo, ironico, mentre guidava. "E adori passare del tempo con me." Aggiunse e lanciò un'occhiata divertita al biondo che sbuffò sonoramente.
-"Adoro passare del tempo con te esattamente come adoravo andare a scuola." Replicò, sarcastico, il più piccolo e assottigliò gli occhi. "Promettimi però che non mi costringerai ad andare in discoteca o a girare per l'intera città, per poi rimanere a secco di benzina e attendere un miracolo." Disse il più piccolo e incrociò le braccia al petto.
-"Te l'ho già detto, te l'ho promesso." Rispose Kevin. "Andremo solo in un bar e faremo quattro chiacchiere." Aggiunse. "Nulla di troppo impegnativo che ti costringa a socializzare con altre persone." Concluse e fece una smorfia. Kevin, a differenza del più piccolo, amava conoscere nuove persone e faceva amicizia abbastanza velocemente, era socievole e simpatico e spesso Federico si domandava come facesse ad essere suo amico. Erano come il giorno e la notte, spesso il biondo rovinava i piani del suo amico ma questo sembrava non prendersela mai, anzi quando capiva che il più piccolo era giù di morale correva da lui e faceva di tutto per farlo sorridere. Era decisamente il suo migliore amico.
-"Io non ho nulla da dirti." Rispose il biondo, con tono abbastanza scocciato. "Quindi, per quanto mi riguarda, possiamo anche restare in silenzio."
-"Io invece credo che tu abbia qualcosa da dirmi."
-"E che cosa?"
-"Magari qualcosa sul tuo nuovo vicino a cui piace la cioccolata calda?" Replicò il suo amico e inarcò un sopracciglio.
-"Che cosa dovrei dirti su di lui?"
-"Potresti parlarmi un po' di lui."
-"È difficile parlarti di qualcuno che neanche conosco." Rispose Federico.
-"Beh questa mattina sei uscito con lui." Replicò il ragazzo. "Ti sei alzato presto per lui nel tuo giorno libero, qualcosa dovrai pur conoscere per aver fatto una cosa del genere." Concluse e fece spallucce.
-"Non sono uscito con lui." Disse il più piccolo. "Eravamo solo per strada nella stesso momento ed eravamo uno accanto all'altro." Continuò. "C'è differenza."
Kevin alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-"Certo che sei il migliore a inventarti scuse."
-"Io sono il migliore e basta."
-"E dimmi, mentre eravate per strada nello stesso momento e uno accanto all'altro, di che cosa avete parlato?" Gli chiese Kevin e svoltò a destra, in una strada molto più trafficata che fece sospirare il biondo che odiava così tanto traffico.
-"Non abbiamo parlato di nulla." Rispose il biondo. "O almeno nulla di interessante." Aggiunse. "Gli ho solo parlato della città, gli ho mostrato alcune zone di interesse, gli ho spiegato come funzionano qui i trasporti pubblici e cose di questo genere." Spiegò, più attento alla strada che alle sue stesse parole. "Lui era più interessato alla città che a me." Concluse e scrollò le spalle.
L'amico lo scrutò attentamente, cercando di capire le sue emozioni, prima di rispondere.
-"Non credo sia così." Disse, alla fine. "Non ha fatto nulla per dimostrarti un po' di gratitudine o di affetto?" Gli chiese mentre si fermava in coda al semaforo.
Federico inclinò la testa da un lato, ci pensò su qualche momento prima di schioccare la lingua sul palato e rispondere.
-"Mi ha abbracciato." Rispose. "Al parco, mi ha abbracciato."
Il ragazzo annuì soddisfatto e sorrise.
-"Ora sì che si ragiona." Disse. "E tu che cosa hai fatto?" Gli chiese.
-"L'ho allontanato."
-"Ma sei pazzo?!" Urlò l'amico e colpì il volante.
-"Kevin, calmati." Rispose il più piccolo. "Sai che a me non piace il contatto fisico." Aggiunse. "Ho resisto per qualche momento ma alla fine l'ho allontanato." Concluse.
Kevin sospirò e si voltò verso il suo amico.
-"Ma a te questo ragazzo piace?"
-"No, Kevin, non mi piace."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora