Eleven.

1.4K 164 54
                                    

Benjamin era contento di aver, in un certo senso, recuperato il suo rapporto con il minore. Nonostante non conoscesse da molto tempo quel ragazzo dal ciuffo tinto di biondo, sentiva che con lui poteva creare un legame davvero solido e importante, sentiva che poteva condividere molto con quel ragazzo e non voleva rovinare tutto solo perché lui sperava in qualcosa di più.
Parlare con il biondo nell'ascensore aveva fatto bene ad entrambi, il maggiore lo aveva anche accompagnato a fare la spesa e i due si misero d'accordo per rivedersi il prima possibile.
Il moro in vita sua aveva avuto molti amici, molti più di quanti ne ricordasse, però non aveva mai conosciuto nessuno che fosse disposto a restare. Nonostante i suoi momenti bui e la sua continua ricerca di qualcosa che forse neanche esisteva, nessuno delle persone che aveva conosciuto capivano le sue iniziative ne lo incoraggiavano a dare il meglio di lui alla pittura e ai suoi quadri.
Benjamin non aveva mai conosciuto qualcuno che tenesse davvero a lui, non nel modo in cui lui teneva a loro, e sperava che quel qualcuno potesse essere proprio Federico.

I pochi giorni che Federico aveva di vacanza erano finiti, il minore venne spinto nuovamente in quella che era la sua realtà quotidiana senza che lui se rendesse conto. In pochi attimi il più piccolo si ritrovò sommerso di lavoro mentre si spostava agilmente tra un tavolo e l'altro, sorreggendo pesanti vassoi che minacciavano di cadere al primo movimento brusco.
-"Arrivo subito!" Urlava continuamente il minore, mentre sospirava e pregava che il suo turno finisse il prima possibile. "Un momento!" Continuava ad urlare ai clienti più insistenti ma tutti sembravano non avere pietà per quel povero ragazzo, sommerso di lavoro.
"Morirò prima della fine del turno, ne sono sicuro."

Contrariamente agli oscuri, e poco confortanti, pensieri del più piccolo riuscì ad arrivare alla fine del turno, stremato ma ancora vivo.
Erano quasi le otto di sera, mancavano solo dieci minuti alla fine del turno del più piccolo, e il bar si era quasi del tutto svuotato. Solo un anziana coppia occupava ancora uno dei tavoli posti vicino alla casa, stavano conversando di qualcosa che Federico non riuscì a capire, troppo occupato a bearsi di quei pochi momenti di tranquillità.
"Sarebbe bello se ogni giorno fosse così.
Calmo." Pensò Federico e sospirò rumorosamente. Il ragazzo se ne stava con la schiena poggiata contro la cassa, dando le spalle alla coppia di clienti e anche alla porta, la testa inclinata di lato mentre continuava ad osservare l'orologio che ticchettava per il passare di ogni secondo.
"Solo pochi minuti e potrò tornarmene a casa a riposare." Si disse, per darsi la pazienza di sopportare quei pochi minuti rimanenti. "Per di più non c'è nessuno, quindi posso stare tranquillo."
Quasi come se qualcuno avesse sentito i suoi pensieri, la porta del bar si aprì e la fredda aria di novembre invase il locale per pochi momenti. Il biondo sentì il rumore di una sedia spostarsi e mentre si preparava ad imprecare mentalmente contro chiunque, lassù da qualche parte, ce l'avesse con lui il suono di una voce riuscì a calmarlo.
-"Mi scusi." Disse quella voce. "Posso ordinare una cioccolata calda?" Chiese.
Federico, ancora voltato di spalle, sorrise e si affrettò ad allontanarsi dalla casa e a raggiungere il tavolo sette. Il tavolo dove era seduto Benjamin.
-"Benjamin!" Esclamò allegro Federico, attirando l'attenzione dei due anziani, mentre raggiungeva il moro che si alzò per abbracciarlo.
-"Ehi, biondino." Sorrise il moro e lo accolse tra le sue braccia. "Non sapevo fossi ancora di turno." Aggiunse e gli accarezzò la schiena coperta da un maglione nero.
Il più piccolo si allontanò di qualche passo e fece finta di essersi offeso.
-"Quindi vuoi dirmi che non sei venuto qui per bearti della mia incredibile e simpaticissima presenza?" Chiese retorico e incrociò le braccia al petto.
Benjamin ridacchiò e tornò a sedersi.
-"In effetti, sì, è quello che ti sto dicendo." Rispose e gli sorrise. "Mi fa piacere però vederti, avevo intenzione di passare da te stasera." Continuò.
Il biondo gli fece segno di aspettare un momento, mentre si allontanava per andare a preparare due cioccolate calde per entrambi.

-"Ecco qui." Disse Federico dopo essere ritornato al tavolo, dopo pochi minuti, con due cioccolate calde. "Perché volevi passare da me questa sera?" Gli chiese e si sedette di fronte al moro, porgendogli una delle cioccolate. "Devi dirmi qualcosa?" Continuò.
Il moro scosse la testa e prese la sua cioccolata.
-"Volevo solo parlare un po' con te." Rispose. "Sempre se a te, ovviamente, non dispiace." Aggiunse e bevve un generoso sorso della sua bevanda ancora calda. "Brucia!" Esclamò e tirò fuori la lingua mentre cercava di farsi aria con la mano.
-"Che bimbo che sei." Ridacchiò il più piccolo e girò la sua cioccolata. "Comunque mi fa piacere parlare con te." Aggiunse. "Molto piacere." Continuò. "E dato che qui ora ho un po' da fare, il mio turno è finito e devo sistemare, che ne dici di passare a casa mia più tardi?" Gli chiese.
Benjamin annuì e smise di farsi aria con la mano.
-"Ho delle cose da fare ora, però, per te va bene se passo verso le nove e mezzo?" Gli chiese.
-"Nessun problema." Sorrise il biondo. "Ti aspetterò."

L'aria fredda di inizio novembre colpì in pieno viso Federico quando, poco meno di mezz'ora più tardi, uscì dal bar diretto verso la sua macchina, pronto per tornare a casa.
-"Che freddo." Borbottò Federico e abbassò la testa per abbottonarsi il cappotto nero.
Occupato a ripararsi dal freddo e con lo sguardo basso, Federico non si rese conto di star andando ad urtare contro qualcuno. O almeno non giusto in tempo.
-"Ai!" Esclamò Federico non appena si ritrovò seduto contro l'asfalto freddo e umido. "Ma non guardi dove cammini?!" Continuò, senza alzare lo sguardo, troppo occupato a raccattare le sue cose appena cadute.
-"Sei tu quello che mi è venuto addosso!" Rispose un'altra voce, maschile. "Aspetta..." Continuò. "Ma io ti conosco, cioè ti ho già visto!"
Federico alzò lo sguardo e strabuzzò gli occhi quando si rese conto di chi avere davanti, mentre le sue guance si tinsero di rosso.
-"Poche sere fa eri in quel pub con un ragazzo dai capelli mori e hai fatto quell'apprezzamento su di me." Disse il ragazzo e si avvicinò per porgere una mano al minore e aiutarlo ad alzarsi.
Federico afferrò la mano e lasciò che l'altro lo tirasse su.
-"No- non credevo mi avessi s- sentito..." Balbettò il ragazzo e si sistemò il cappello nero.
-"Era difficile non farlo se la mia attenzione era continuamente su di te." Rispose il ragazzo dagli occhi verdi e si morse il labbro inferiore. "Io comunque mi chiamo Christian, piacere."
-"Federico." Rispose il biondo e gli sorrise. "Mi dispiace aver detto quelle cose."
-"A me no, per niente." Replicò Christian e ammiccò. "Anzi, mi piacerebbe che tu le ripetessi e, perché no, che le mettessi in atto." Aggiunse e si avvicinò al biondo con aria maliziosa.
Il più piccolo si morse il labbro inferiore e inclinò la testa da un lato.
-"E a me piacerebbe che tu venissi a casa mia."
-"Ora?"
-"Ora."

Le loro labbra continuava a cercarsi mentre i loro abiti lasciavano i loro corpi e raggiungevano il pavimento della casa di Federico.
Le mani di Christian stavano armeggiando, esperte, sul bottone del pantalone di Federico e dopo poco questo finì sul pavimento insieme agli altri indumenti.
-"Certo che senza cappotto e maglioni sei ancora più bello." Gli disse Christian prima di iniziare a baciargli il collo.
-"E non hai ancora visto il meglio." Rispose Federico e lo spinse sul divano.
-"Prendi iniziativa, mi piace." Sorrise il ragazzo dagli occhi verdi e si passò una mano tra i capelli scuri.
-"Come ho già detto, non hai ancora visto il meglio."
Federico si avvicinò al ragazzo e, con poche mosse, gli tolse il pantalone.
-"Ma stai per vederlo." Aggiunse e si inginocchiò tra le gambe del ragazzo.
Christian sorrise e chiuse gli occhi ma prima che il minore potesse fare qualsiasi cosa, il campanello di casa suonò interrompendoli.
-"Ma chi è che disturba?!" Borbottò Federico, visibilmente infastidito.
-"Ignorali." Rispose Christian e si sistemò meglio sul divano. "Non aprire."
Il biondo stava per dargli ascolto, quando il campanello suonò di nuovo e lui si ricordò di ciò che aveva detto a Benjamin.
-"Ci metto due minuti." Gli disse, prima di alzarsi e correre ad aprire.

-"Oh, allora sei vivo." Disse il maggiore, non appena l'altro aprì la porta. "Stavo iniziando a preoccuparmi."
-"B- Benjamin..." Balbettò Federico, con il fiato corto. "Purtroppo questo non è il momento giusto."
Il moro aggrottò la fronte e solo in quel momento si rese conto che l'altro era seminudo e con macchie rosse a decorargli il petto.
-"Federico che sta succedendo?" Gli chiese, anche se immaginava che cosa stesse succedendo.
Il più piccolo non dovette rispondere a quella domanda, alle sue spalle arrivò Christian che gli circondò la vita e gli morse la spalla.
-"Dai Fè, torna di là." Mugolò il ragazzo. "Stavamo per divertirci." Aggiunse e lasciò che le sue mani superassero il bordo dei boxer del biondo.
Federico trasalì mentre il suo sguardo si alternava tra Christian e tra Benjamin, quasi disgustato.
-"Ben ci vediamo domani al bar, va bene?" Gli chiese Federico e, senza neppure attendere risposta, chiuse la porta.
-"Ora possiamo tornare a divertirci." Disse a Christian e si voltò verso di lui, per far unire le loro labbra.

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora