-"Domani mattina ti andrebbe di uscire con me?" Gli chiese Benjamin mentre si dirigeva verso il ripiano della cucina, dove una pentola emanava un buonissimo profumo.
Il biondo, sorpreso e anche confuso, aggrottò la fronte e scosse la testa per spostarsi i capelli dagli occhi.
-"Uscire con te?" Ripeté, non cercando di nascondere la sua sorpresa. "Io e te dovremmo uscire domani mattina?" Continuò e si sistemò meglio sulla sedia in legno ridipinta di nero lucido.
-"Se ti va, sì." Rispose il più grande e scrollò le spalle. "Non sentirti però obbligato ad accettare." Aggiunse. "È solo un invito che puoi declinare se non hai voglia." Continuò. "Se dovessi rifiutare stai tranquillo che non ti avvelenerò la cena." Concluse e abbozzò un sorriso, che però il minore non poté vedere perché era girato verso la cucina.
Federico sospirò e si passò una mano tra i capelli biondi e disordinati.
-"Per me va bene." Disse. "Solo non me l'aspettavo." Aggiunse. "In fondo non ci conosciamo neppure, sappiamo solo pochissime cose l'uno sull'altro." Continuò. "Non capisco perché tu mi inviti ad uscire." Concluse.
-"Non voglio mentirti quindi ti dirò che speravo tu mi mostrassi un po' della città." Rispose il moro e spostò la pentola.
-"Oh." Esclamò, quasi deluso, il più piccolo.
-"Voglio uscire con te però anche perché mi sembri simpatico e gentile, mi piacerebbe conoscerti meglio." Disse Benjamin. "Se anche per te va bene."
-"Come ho già detto." Iniziò a parlare il biondo e si versò del vino. "Per me va bene." Rispose. "Tanto domani non lavoro."La cena dei due ragazzi non durò molto, solo poco più di un'ora dato che il minore era davvero molto stanco, e in quel lasso di tempo Federico spiegò all'altro a grandi linee com'era la vita nella capitale dicendogli più volte che non era poi così entusiasmante come la gente credeva, solo nelle occasioni speciali era divertente anche se il caos rovinava l'atmosfera. Benjamin però continuava ad essere molto entusiasta di essersi trasferito ad Ottawa e aveva detto al biondo che non vedeva l'ora di ritrarre alcuni di quei bellissimi paesaggi e aveva aggiunto che il primo quadro lo avrebbe regalato proprio a Federico, che sorrise intenerito.
Alle otto e mezzo di mattina, in punto, Benjamin scese al primo piano e raggiante suonò il campanello di casa di Federico, non dovette attendere molto prima che la porta si aprisse e comparisse davanti un lui uno sbadigliante Federico avvolto in un cappotto nero e un jeans chiaro.
-"Ma buongiorno biondino!" Esclamò allegro il maggiore, vestito decisamente con abiti più leggeri di quelli del minore.
Federico assottigliò gli occhi e uscì dalla porta, per poi richiudersela alle sue spalle.
-"Che cosa ti fa pensare che sia un buongiorno?" Replicò e chiuse a chiave la porta di casa sua.
Il moro fischiò e mise le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans blu.
-"È una brutta giornata? Perché?" Gli chiese.
-"La pizza ancora non è gratis, non ho ancora il teletrasporto, continuo a condividere il mio ossigeno con personaggi che ritengo inqualificabili.
Non sono ancora miliardario e per giunta sono anche sveglio." Rispose il più piccolo. "La domanda giusta è: Perché dovrebbe essere una bella giornata?" Concluse e si voltò verso il maggiore.
Benjamin alzò gli occhi al cielo e fece una strana smorfia.
-"Giornata storta, l'ho capito." Disse Benjamin e inclinò la testa da un lato. "Capitano anche a me."
-"Beato te che hai solo delle giornate storte." Rispose il biondo e sbadigliò. "Io ho una vita storta." Aggiunse. "È da quando sono nato che non mi va nulla per il verso giusto." Concluse e incrociò le braccia al petto.
Il più grande ridacchiò e circondò le spalle del minore con un braccio.
-"Ora però ci sono io." Disse. "E non ti permetterò di avere un malumore come questo, sarai sempre felice!"Benjamin riuscì a trascinare Federico per le trafficate strade di Ottawa in quel freddo sabato mattina di fine ottobre. Il biondo Gli spiego brevemente come orientarsi e quali mezzi pubblici prendere per arrivare nelle zone di principale interesse, gli aveva detto quali fossero gli orari e anche le mosse strategiche per riuscire a trovare un taxi. Il più grande aveva preso nota di ogni parola detta dal minore, fino a che non aveva smesso di chiedergli informazione e godersi quella mattinata insieme, arrivando fino al parco.
-"Oggi è una bella giornata, non trovi? Non fa freddo." Disse il maggiore mentre raggiungevano una panchina verde scuro, appena lasciata libera da due anziani signori.
-"Sì, se ti piace lo stile 'Siberia non vali un cazzo'." Rispose Federico e mugolò quando si sedette sulla panchina. "Finalmente posso sedermi." Disse e buttò la testa all'indietro, per poi chiudere gli occhi.
-"Come sei pigro." Borbottò il moro e gli si mise accanto. "Non abbiamo camminato molto."
-"Spiegami che cosa significa per te molto, perché immagino che abbia due concetti diversi."
Il moro alzò gli occhi al cielo e guardò felice tutto ciò che lo circondava, sorridendo quando vide degli uccelli alzarsi in volo.
-"Guarda quegli uccelli che volano felici." Gli disse e indicò gli uccelli. "Non ti piacerebbe essere come loro?"
Il più piccolo aprì gli occhi e inarcò un sopracciglio.
-"E stare attento a quanto mangio, tra l'altro dovrei elemosinare il cibo, perché se ingrassassi troppo non riuscirei più a volare?" Replicò il più piccolo. "Se avessi voluto una vita del genere mi sarei dato allo sport." Aggiunse. "Invece io lavoro in un bar dove posso mangiare tutto quello che voglio e poi usare la scusa che sto solo assaggiando, per capire se è adeguato per essere servito ai clienti." Continuò. "Quindi no, non mi piacerebbe essere un uccello." Disse. "Per quanto, ovviamente, mi piacciano gli uccelli." Concluse e sorrise divertito a Benjamin che alzò gli occhi al cielo.
-"Sei sempre così simpatico e positivo?" Gli chiese retorico Benjamin e si sedette sulla panchina accanto a lui.
-"Fin da piccolo, eredità di famiglia."
Benjamin lo attirò più vicino a lui e gli sfiorò la guancia con la mano.
-"Hai il viso freddo." Gli disse. "Hai freddo?"
-"Sono vivo è ovvio che io abbia freddo." Rispose il biondo e si strinse nel suo cappotto.
Il più grande, senza proferire parola, lo attirò a lui e lo strinse tra le sue braccia. Il minore spalancò gli occhi e sentì il suo cuore fermarsi per un momento, all'improvviso smise di sentire freddo e il suo corpo venne invaso dal calore.
-"Va meglio così?" Gli sussurrò il più grande e iniziò ad accarezzargli la schiena coperta.
-"C- che cosa s- stai facendo?" Balbettò Federico e ingoiò a vuoto.
-"Ti sto abbracciando."
-"E p- perché lo stai f- facendo?"
-"Perché tu hai freddo mentre io sono caldo." Rispose il moro. "Ti sto riscaldando."
-"È imbarazzante..." Borbottò il più piccolo.
Benjamin sorrise e poggiò la testa sulla spalla del minore.
-"È imbarazzante solo se tu vuoi che lo sia." Rispose. "Lasciati andare." Aggiunse. "Con me sei al sicuro, Federico."———————————————————————————
Ehi🎈
Solo l'altro ieri vi ho ringraziato per le mille visualizzazioni e oggi siamo già a duemila, che dire? Grazie per continuare a seguirmi e per mostrarmi quotidianamente il vostro supporto. Grazie ♥️
Benjamin e Federico sono usciti insieme, ma non era l'appuntamento che il minore si aspettava, che cosa succederà tra di loro? Tenetevi pronte a breve inizierà a succedere di tutto!
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Baci, Michi💕

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Hot Chocolate || Fenji.
FanfictionHot chocolate || Fenji. "Una cioccolata calda, un'abitudine da bambino. Il cielo incontrerà il mare, sotto lo sguardo della gente nascerà una delle storie più belle. Tavolo numero 7 tutto può succedere. Una pennellata al gusto d'amore."