Ten.

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Federico era felice del modo con cui Benjamin lo aveva accolto, una volta arrivato al loro appuntamento, e per un momento riuscì a smettere di pensare a tutte le sue paranoie, paure e problemi.
"Forse potrebbe andare bene." Pensò Federico e sorrise guardando il ragazzo che aveva davanti.
Il loro appuntamento, però, non andò per niente bene.
Dopo il loro iniziale momento di dolcezza tutto andò scemando, la loro conversazione si affievolì dopo pochi complimenti e si ritrovarono a parlare soltanto del clima e del posto che li circondava, Federico gli raccontò che era già stato in quel posto diverse volte con il suo amico Kevin e non poté negare di esserci rimasto male quando Benjamin non Gli chiese nulla su Kevin. Benjamin gli aveva detto che gli interessava e si aspettava che almeno un minimo si interessasse alla sua vita, soprattutto dopo avergli detto che Kevin era il suo migliore amico e che con lui aveva condiviso quasi tutta la sua vita.
I due rimasero in totale silenzio mentre mangiavano degli snack da loro ordinati e quando Federico esordì con un sonoro: "Ma che bello quel ragazzo, andrei volentieri a letto con lui!", riferito ad un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi appena entrato nel pub, entrambi capirono che forse era meglio mettere fine a quel loro appuntamento.

Erano passati un paio di giorni da quella disastrosa serata, Benjamin e Federico non si erano più rivisti e neanche scritti, ognuno sembrava star continuando la sua vita per conto proprio.
Era il giorno di halloween e Federico aveva due giorni liberi dal lavoro, giorni che aveva deciso di sfruttare per dormire e mangiare senza mai uscire di casa, nonostante Kevin avesse programmi diversi.
-"Non puoi passare i tuoi unici giorni di vacanza chiuso in casa!" Esclamò Kevin all'altro capo del telefono. Dopo la loro piccola discussione, Kevin andò a casa del minore e gli chiese scusa per essere stato tanto insistente con lui.
-"Perché non posso?" Replicò il biondo, stravaccato sul divano in malo modo. "Le vacanze servono per rilassarsi e riposarsi." Aggiunse. "Ed è proprio quello che ho intenzione di fare." Concluse e sorrise soddisfatto.
-"Quindi vuoi davvero passare due giorni interi chiuso in casa?" Gli chiese, deluso, l'amico.
-"È quello che vorrei fare." Rispose Federico. "Purtroppo però non posso." Aggiunse e sospirò.
-"Perché questa sera verrai in discoteca con me a festeggiare halloween, vero?!" Gli chiese, esuberante, il ragazzo che sperava in una risposta positiva da parte del minore.
-"Assolutamente no!" Replicò il più piccolo. "Devo solo uscire per andare a fare la spesa." Spiegò. "Ed è proprio quello che sto per fare, quindi ci sentiamo." Aggiunse. "Divertiti stasera e non bere troppo."
Kevin mugolò qualcosa che l'altro non riuscì a capire, prima di sbuffare.
-"Ciao, divertiti a fare la spesa." Rispose Kevin sarcastico, prima di interrompere la telefonata.

Dopo soli quindici minuti Federico, decisamente troppo coperto, uscì di casa e fece fatica a chiudere a chiave la porta di casa sua dato gli spessi guanti. Con passi pesanti e con equilibrio precario, il ragazzo raggiunse l'ascensore e premette il tasto grigio che si illuminò di rosso.
-"Forse mi sono coperto un po' troppo." Sospirò il ragazzo e si voltò verso la finestra, da dove entrare un po' d'aria fresca che riusciva a dargli sollievo. "E questi pantaloni prudono tantissimo!" Aggiunse e iniziò a grattarsi il fondoschiena.
La campanella che segnava l'arrivo dell'ascensore trillò ma Federico era troppo occupato per rendersene conto.
-"Vuoi che ti gratti io?" Gli chiese una voce, palesemente divertita.
Federico sobbalzò nel sentire quella voce e un piccolo urletto gli lasciò le labbra, velocemente si voltò verso l'ascensore e le sue guance si tinsero di rosso quando vide il ragazzo fermo davanti a lui.
-"B- Benjamin..." Balbettò Federico, incapace anche di indietreggiare perché paralizzato dalla vergogna.
-"Ciao Federico." Rispose il moro e gli sorrise. A differenza sua Benjamin era coperto solo da un maglione bianco, uno skinny jeans nero, un giubbotto di pelle nero e un cappello del medesimo colore. Era bellissimo. "Allora vuoi entrare o ti diverti a tenere occupata l'ascensore?" Gli chiese e si appoggiò alla parete dell'ascensore.
Il più piccolo deglutì e, lentamente, entrò nel piccolo abitacolo tinto di giallo sobbalzando quando le porte si chiusero dietro di lui.
-"Giusto in tempo." Commentò il moro e gli sorrise. "Non hai caldo conciato in questo modo?" Gli chiese e indicò la sua tenuta decisamente troppo invernale.
-"In effetti un po', sì." Rispose il più piccolo e si tolse una delle tre sciarpe che aveva messo. "In realtà sto soffocando."
-"Il rosso sulle guance però ti dona." Replicò Benjamin e gli sorrise cordialmente. Federico si morse il labbro inferiore e si tolse anche i guanti e uno dei giubbotti.
-"E a te dona quel cappello." Rispose il minore. "Evidenzia i tuoi occhi."
Benjamin abbassò il capo e sorrise imbarazzato.
-"È da qualche giorno che non ci vediamo." Sussurrò e mise le mani nelle tasche del suo pantalone.
Prima che il biondo aprisse bocca per rispondere, l'ascensore interruppe la sua discesa con un sonoro tonfo che fece sobbalzare i due.
-"Che cos'è stato?!" Chiese, allarmato, il maggiore mentre si reggeva alla parete.
-"Credo si sia bloccata l'ascensore." Rispose il biondo, decisamente più calmo.
-"Ed è una cosa che succede spesso?"
-"Almeno una volta l'anno." Rispose il minore e fece spallucce. "Stai tranquillo, però, non dura mai più di dieci minuti."
Il più grande prese un respiro profondo e si appoggiò con la schiena alla parete.
-"Almeno sono in buona compagnia." Rispose e accennò un sorriso.
-"Credi davvero che io sia di buona compagnia?"
-"La migliore che potesse capitarmi in questa situazione."
Federico si morse il labbro inferiore e abbassò la testa.
-"Mi dispiace per come sono andate le cose al nostro appuntamento." Disse. "E mi dispiace anche di aver fatto quel commento su quel ragazzo, dovevo evitarlo."
-"Non è colpa tua se le cose sono andate male, ci abbiamo provato." Rispose il moro. "E hai solo detto ciò che pensavi, in realtà lo pensavo anch'io." Aggiunse. "Magari potremmo cercarlo e proporgli una notte a tre." Continuò ridacchiando.
Il più piccolo non poté fare a meno di sghignazzare e alzò la testa per guardarlo.
-"Davvero non sei arrabbiato con me?" Gli chiese.
-"E perché dovrei esserlo?" Replicò Benjamin. "Ti sei presentato e hai risposto ad ogni mia domanda, ponendomene a tua volta. Non hai commesso nessuno sbaglio." Continuò. "Forse, semplicemente, frequentarci in quel modo non fa per noi." Concluse e scrollò le spalle.
-"E credi che almeno come amici potremmo funzionare?"
-"Fino ad ora non ce la siamo cavati per niente male." Rispose Benjamin e gli fece l'occhiolino. "Mi farebbe piacere continuare ad uscire con te e a frequentarti, anche se solo come amici." Aggiunse.
-"Anche a me farebbe piacere." Disse il biondo, sincero.
-"Allora amici?"
-"Amici."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora