Seventy one.

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-"Federico ascoltami." Disse Benjamin. "Io non andrò via, non senza di te." Aggiunse. "Non me ne faccio niente di New York se non ho te al mio fianco, nessun mio sogno sarebbe completo senza di te a sostenermi." Continuò. "La pittura per me è importante ma tu lo sei di più.
Se tu vorrai, io rinuncerò a New York ma non rinuncio a te. Ti amo, Federico, e non ti lascio andare di nuovo."
Federico sorrise raggiante e diede una serie di baci a stampo al suo fidanzato, che continuava a stringerlo tra le sue braccia.
-"Non voglio che tu rinunci a niente." Rispose. "O almeno non senza pensarci per bene." Aggiunse. "Sappi però che qualsiasi sia la tua decisione io non me ne vado."
-"Resti con me?"
-"Assolutamente sì." Annuì il più piccolo e si sistemò meglio sulla gambe del moro. "Che sia qui ad Ottawa, a New York o in qualsiasi altra parte del mondo io non ti lascio." Disse. "Non me ne vado." Aggiunse. "Anche se saremmo fisicamente lontani, sappi che potrai contare sempre su di me." Concluse e poggiò la testa sulla spalla.
Benjamin aggrottò la fronte e smise di accarezzare la schiena del più piccolo, che sembrò non notare la sua confusione.
-"Fisicamente lontani?" Ripeté confuso e anche un po' spaventato. "Che cosa intendi dire?" Gli chiese.
-"Beh, mi sembra abbastanza ovvio." Replicò il biondo e scrollò le spalle. "Se tu dovessi decidere di andare a New York, saremmo fisicamente lontani. Tu in America e io qui in Canada, ci sarebbero molti chilometri tra di noi." Spiegò. "Ecco che cosa intendo." Concluse e scrollò nuovamente le spalle.
Il più grande rimase senza parole. Quindi Federico aveva deciso?
Non aveva alcuna intenzione di seguirlo a New York. Non gli impediva di andare a realizzare il suo sogno ma aveva già deciso che non lo avrebbe seguito. Aveva già deciso di non voler far parte di quel sogno.
-"Ora però non ci pensiamo." Continuò a parlare Federico e gli diede un bacio sul collo. "Andiamo a casa?"

Nei giorni successivi Benjamin cercò di non pensare alla questione New York, era chiaro che cosa ne pensasse Federico e lui voleva prendersi il suo tempo prima di dare una risposta.
Il moro trascorreva le sue giornate dividendosi tra Federico e i suoi quadri, per quelle settimane aveva rinviato le sue mostre e si stava concentrando sulla pittura. L'ultimo quadro che aveva realizzato era quello di Federico e gli mancava la sensazione che provava nel dar vita a qualcosa di suo.
Federico, dal canto suo, cercava di stargli accanto e consigliarlo quando glielo chiedeva. Era felice di passare dal tempo con lui, anche se era spaventato dall'idea che potessero essere i loro ultimi momenti insieme.

-"Ben hai visto il mio maglione azzurro?!" Urlò Federico mentre scavava nel suo armadio alla ricerca del suo maglione appena nominato.
Quel giorno le temperature si erano abbassate drasticamente, durante la notte la neve aveva ricoperto le strade e Federico non aveva alcuna voglia di andare a lavoro ma purtroppo doveva, Paul era già stato fin troppo gentile con lui.
Il moro ormai passava quasi tutto il suo tempo a casa del più piccolo, aveva portato anche le sue tele a casa del ragazzo, andava a casa sua solo per sistemare e per prendere le cose di cui necessitava. Sembrava quasi convivessero.
-"È in lavatrice, ricordi?" Rispose il moro dalla cucina, dove era occupato a pulire.
Il più piccolo sospirò e richiuse le ante dall'armadio rumorosamente.
-"Giusto." Sospirò sconsolato il più piccolo. "Me ne ero dimenticato."
Benjamin sistemò l'ultima sedia e raggiunse il più piccolo in camera da letto.
-"Potresti mettere quello bianco." Disse. "Ti sta molto bene." Aggiunse e si avvicinò a lui, per poi accarezzargli un fianco scoperto. "Anche se a te sta tutto bene."
Il biondo sorrise e allacciò le braccia al collo di Benjamin.
-"È bello vederti girare per casa con tanta naturalezza." Rispose. "Poterti chiedere dove sono le cose e sapere che sai dove sono, perché eri qui mentre le sistemavi o perché sei stato proprio tu a sistemarlo."
Il più grande gli diede un bacio a stampo e lo strinse a lui.
-"Ti piace avermi intorno?" Gli chiese.
-"Tantissimo."
Il maggiore ghignò malizioso e lo spinse contro l'armadio, per poi bloccarlo con il suo corpo. Mentre Federico ridacchiava divertito, Benjamin lo baciò e lo prese di peso.

-"Ben, devo andare a lavoro, non possiamo adesso." Ridacchiò Federico, tra un bacio e un altro, mentre cercava di allontanare il maggiore che continuava a cercare un maggiore contatto con il suo corpo.
-"Mh, potresti arrivare un po' più tardi."
Prima che il più piccolo potesse replicare il solito trillo del campanello si diffuse in tutta la casa, facendo sbuffare il maggiore mentre il più piccolo sgattaiolò dalle braccia di questo e si infilò il maglione bianco.
-"Vado ad aprire." Disse Federico ed uscì dalla stanza.
-"Sappi però che ciò che stavamo facendo è solo rimandato ad oggi pomeriggio!" Esclamò il moro e raccolse alcune maglie che il minore aveva fatto cadere.
-"Puoi scommetterci!" Rispose il più piccolo, divertito, ed andò ad aprire la porta.
Quando il ragazzo aprì la porta aggrottò la fronte, non aveva mai visto la persona che aveva davanti e aveva un'espressione abbastanza severa, nonostante si stesse sforzando di sorridere.
-"E lei chi è?" Chiese Federico, dando voce ai suoi pensieri.
L'uomo fermo oltre la soglia gli sorrise cordialmente e gli porse la mano.
-"Io sono Daniel Weiss." Si presentò l'uomo. Federico gli strinse la mano abbastanza titubante. "Mi dispiace per il disturbo, non volevo piombarle in casa senza preavviso.
Lei è Federico, giusto?"
Federico annuì.
-"Nessun disturbo." Rispose Federico. "Purtroppo non ho molto tempo, devo andare a lavoro, ma come posso aiutarla?"
-"Sto cercando il signor Mascolo." Disse l'uomo. "Mi è stato dato il suo indirizzo, ho bussato a casa sua ma non c'era nessuno e il portiere mi ha consigliato di provare da lei."
-"Piccolo chi è alla porta?" Chiese il moro e affiancò il suo fidanzato. "Signor Weiss, che sorpresa vederla qui."
-"Questo signore ti sta cercando." Gli disse il più piccolo.
-"È l'amministratore delegato del museo di New York, te ne ho parlato." Rispose Benjamin alla domanda inespressa del suo fidanzato.
Federico annuì e si voltò verso Benjamin.
-"Vi lascio parlare in tranquillità, io vado a lavoro." Disse. "Ci vediamo oggi pomeriggio amore." Sussurrò al maggiore e gli diede un bacio a stampo, per poi voltarsi verso l'uomo. "È stato un piacere conoscerla, signor Weiss, spero di rivederla."

Benjamin non poté negare a se stesso che avere una persona tanto importante a casa sua, o meglio a casa di Federico che era diventata anche un po' sua, ed era quasi spaventato quando Daniel si guardò intorno. Sospirò di sollievo quando però l'uomo sorrise e dedicò a lui la sua intera attenzione.
-"Mi aspettavo una tua telefonata." Disse.
-"Mi aveva detto che avevo tempo per pensarci."
-"Dammi del tu, mi fai sentire vecchio." Ridacchiò l'uomo e si sedette sul divano, testimone di tanti momenti d'amore di Benjamin e Federico. "Sì, ti ho dato del tempo ma credevo te ne servisse di meno." Aggiunse. "Io avrei accettato al volo una proposta del genere."
Benjamin sospirò e si sedette accanto a lui.
-"Non è una decisione facile." Sussurrò. "Si tratta di stravolgere tutta la mia vita..."
-"E di inseguire il tuo sogno." Rispose il signore. "Perché è il tuo sogno, giusto?"
-"Certo!" Esclamò in risposta il più grande, senza pensarci troppo. "Certo che lo è!"
-"E allora che cosa ti frena?"
-"Beh..."
Il moro non ebbe bisogno di parlare, Daniel lo capì da solo.
-"È per Federico?" Gli chiese. "È per il tuo fidanzato?"
Benjamin annuì.
-"Non vuole venire con te a New York?"
-"È il mio sogno, non il suo." Rispose Benjamin. "Non posso chiedergli di rinunciare a tutto per dare tutto a me." Aggiunse. "Lui non avrebbe nulla a New York."
-"Se può essere d'aiuto, posso trovargli qualsiasi genere di lavoro lui voglia."
-"Non credo sia il lavoro il suo problema maggiore..."
-"Benjamin ascoltami." Gli disse l'uomo. "Hai un grande talento e vorrei davvero averti a New York, non ti costringerò però a fare nulla." Continuò. "Capisco che il tuo fidanzato è molto importante per te e che non vuoi perderlo." Aggiunse. "Io però ho bisogno di una risposta. Hai solo dieci giorni, Benjamin, mi dispiace ma hai solo dieci giorni."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora