Forty three.

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-"La pittura è un passatempo, non un lavoro, Benjamin." Concluse Federico.
Benjamin rimase a bocca aperta dopo quelle parole, davvero Federico gli aveva detto che lui perdeva tempo con la pittura? L'aveva fatto davvero o era solo un brutto sogno?
Benjamin, senza proferire parola, si alzò dallo sgabello e si sistemò meglio la zaino nero sulla spalla.
-"Vaffanculo Federico." Ringhiò. "Tu, il cinema e il tuo vero lavoro." Aggiunse e andò via.
Federico serrò i pugni e assottigliò gli occhi mentre guardava il più grande uscire dal bar colmo di rabbia. Normalmente lo avrebbe seguito, o addirittura gli avrebbe impedito di uscire, e gli avrebbe chiesto scusa per le sue parole ma in quel momento non ne aveva la voglia. Se Benjamin voleva andare via, lui l'avrebbe lasciato andare via. Sapeva di aver esagerato con quelle parole, sapeva quanto Benjamin tenesse ai suoi quadri, ma era ciò che pensava e non gli andava di restare in silenzio mentre il moro rovinava la loro serata.
Avrebbero parlato in un secondo momento, quando entrambi sarebbero stati più calmi. Quella sera nessuno dei due era dell'umore di affrontare ancora quella discussione, avevano bisogno di stare qualche ora lontani e l'indomani mattina si sarebbero incontrati e avrebbero chiarito. Sarebbe andato tutto bene.
O forse no.

Quella stessa sera, poco prima di andare a dormire, il più piccolo inviò un messaggio al moro per chiedergli di incontrarsi l'indomani al bar, durante la pausa pranzo cosicché avessero tutto il tempo necessario per parlare e per chiarire. Passavano i minuti e Federico non riceveva alcuna risposta, alla fine decise di spegnere il cellulare e di andare a dormire. Forse Benjamin si stava ancora occupando dei preparativi della mostra e non aveva letto il messaggio. Quando però l'indomani mattina il più piccolo accese il cellulare non trovò nessun messaggio da parte del suo fidanzato, tutto ciò che ottenne da questo fu un visualizzato senza risposta.
"Si sarà dimenticato di rispondere e verrà direttamente al bar." Pensò Federico, sospirò rumorosamente e iniziò a prepararsi per la giornata, pensando di tanto in tanto che cosa dire a Benjamin.
Federico aveva ben chiaro il suo discorso quando la pausa pranzo arrivò ma di Benjamin nessuna traccia. Benjamin non andò da lui.

I giorni passavano, i messaggi del biondo al maggiore aumentavano e aumentavano anche i visualizzato senza risposta. Tante volte il più piccolo era andato a casa del maggiore, aveva bussato ininterrottamente per minuti interi, ma questo non aveva mai aperto la porta e aveva rifiutato tutte le sue chiamate. Federico era andato nei posti che Benjamin era solito frequentare ma non era mai riuscito ad incontrarlo. Neppure alla Blue gallery erano riusciti a dargli notizie su dove fosse, gli dissero solo che stava organizzando la mostra e che se voleva parlargli, sarebbe dovuto andare alla mostra. E Federico l'avrebbe fatto, sarebbe andato alla mostra.

La settimana passò in fretta e il giorno della mostra arrivò, quel giorno Federico chiese una giornata di permesso per potersi preparare meglio all'incontro di quella sera. Era ormai una settimana che non vedeva Benjamin e gli mancava da morire, si chiedeva se anche lui mancasse al maggiore ma infatti gli dimostravano il contrario, lo stava ignorando senza troppi problemi. Il ragazzo si sistemò la camicia nera nel pantalone aderente del medesimo colore, passò una mano tra il ciuffo tirato all'indietro e prese un respiro profondo. Era pronto a riprendersi Benjamin.
Mancavano ancora circa quaranta minuti all'inizio della mostra quando il più piccolo raggiunse la Blue gallery, il parcheggio era ancora deserto ma sapeva che Benjamin era all'interno per sistemare gli ultimi dettagli. Federico con passi svelti raggiunse l'ingresso e fece per entrare ma la guardia glielo impedì.
-"È ancora presto per l'inizio della mostra." Gli disse la guardia e gli si piazzò davanti. "Torni tra una mezz'ora." Aggiunse.
-"Non sono qui per la mostra." Rispose Federico. "Cioè si, anche, ma ora devo parlare con Benjamin Mascolo." Aggiunse.
-"Se vuole parlare con lui dovrà farlo durante la mostra." Replicò la guardia. "Ora non può entrare."
Il biondo alzò gli occhi al cielo.
-"Io sono il suo fidanzato."
-"E io sono il figlio del presidente dell'America, eppure non mi lasciano entrare nella casa bianca."
Federico sbuffò e tirò fuori il cellulare dalla tasca del suo pantalone, lo sbloccò e aprì la galleria. Voltò il cellulare verso la guardia e gli mostrò una foto dove lui è Benjamin si baciavano.
-"Ora posso entrare?"
L'uomo arrossì imbarazzato e si spostò per farlo passare.
-"Mi dispiace." Borbottò imbarazzato.
Federico gli fece un cenno con la testa ed entrò nello stabile ben decorato per l'evento.

Il minore non impiegò molto tempo a trovare la sala dove si sarebbe svolta la mostra e dove, ovviamente, era Benjamin intento a sistemare le descrizioni sotto ad ogni quadro.
-"Benjamin." La sua voce risuonò forte e chiara nella sala, mentre si dirigeva verso il maggiore.
Il maggiore alzò lo sguardo e la sua espressione non fu felice o sorpreso come Federico sperava, anzi sembrava deluso di trovarselo davanti.
-"Che cosa ci fai qui?" Chiese il maggiore con tono duro.
Federico si fermò davanti a lui e sorrise.
-"Hai fatto davvero un bel lavoro, complimenti." Gli disse sincero.
Il moro non poté fare a meno di notare quanto fosse bello quella sera Federico, i capelli tirati all'indietro e il completo nero gli mettevano in risalto gli occhi. Non poteva però farsi ingannare dai suoi occhi. Non poteva dimenticare.
-"Ah quindi adesso è un lavoro?" Replicò sarcastico il moro e incrociò le braccia al petto. "Te lo ripeto Federico, che cosa ci fai qui?" Gli chiese nuovamente.
Il più piccolo trasalì davanti a tanta freddezza ma doveva aspettarselo, se lo aveva ignorato in quei giorni era proprio perché era arrabbiato con lui.
-"Voglio parlare con te." Rispose il più piccolo. "Ho bisogno di parlare con te."
-"Non me ne importa di che cosa hai bisogno tu." Disse Benjamin e assottigliò gli occhi. "Io non voglio parlare con te." Aggiunse. "E credevo lo avessi capito in questi giorni, dato che ho ignorato tutti i tuoi messaggi, telefonate e ogni volta che sei venuto da me." Concluse.
-"Quindi hai letto i miei messaggi..."
-"Certo, è impossibile ignorarti se mi mandi trenta messaggi al minuto." Rispose acido Benjamin.
-"Ben, mi dispiace..." Sussurrò il biondo. "Ho sbagliato a dirti quelle cose, so che per te la pittura è molto importante."
-"Lo sai eppure non te ne importa." Replicò il più grande. "Ora ho molto da fare, vattene."
-"Benjamin, ti prego, lasciami parlare. Solo pochi minuti te ne prego." Lo supplicò Federico e gli prese le mani.
Il moro guardò le loro mani unite quasi disgustato, per poi tirarle via.
-"Ti ho detto che non voglio parlare." Disse. "Ho una mostra da fare e devo concentrarmi su questa."
-"Allora vorrà dire che aspetterò qui fino alla fine della mostra." Rispose il più piccolo con tono decise.
Benjamin si lasciò andare ad una risata sarcastica e scosse la testa.
-"Non hai capito, Federico." Replicò. "Non voglio che tu resti qui."
Il biondo indietreggiò a quelle parole, come se lo avessero colpito fisicamente ma decise di non farglielo pesare, poteva immaginare quanto fosse ferito l'altro.
-"Ben ti prego..."
-"Federico non è colpa mia se tu non hai interessi o passioni, se ti limiti a lavorare in quel lurido bar e a rinchiuderti in casa tua per evitare il mondo. Non è colpa mia se la tua vita è così spenta."
Federico si morse il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.
-"B- Benjamin, so che per te la pittura è molto importante e mi d- dispiace per quello che ho detto ma..."
-"La pittura per me è la cosa più importante." Lo interruppe Benjamin. "E ora vattene, perché non ti voglio qui durante la mostra e neanche dopo." Aggiunse. "Vattene, Federico."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora