Eight.

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Kevin sospirò e si voltò verso il suo amico.
-"Ma a te questo ragazzo piace?"
-"No, Kevin, non mi piace."
-"Ne sei proprio sicuro?" Gli chiese Kevin. "Non ti piace neppure un po'?" Continuò. "Niente di niente?"
-"È un bel ragazzo, questo non posso di certo negarlo." Rispose il biondo. "Oltre però l'aspetto fisico non c'è nulla." Aggiunse. "Quindi sì, sono sicuro che no, non mi piace." Continuò. "Ora possiamo parlare d'altro?" Chiese, abbastanza spazientito.
-"L'hai detto anche tu stesso però." Replicò l'amico. "Non lo conosci." Aggiunse. "Magari conoscendolo potrebbe piacerti." Continuò. "Potrebbe anche succedere qualcosa tra di voi." Concluse.
Federico sbuffò e gettò la testa contro il sedile.
-"Kevin, per favore." Sospirò il ragazzo. "Mi conosci." Aggiunse. "Sai come la penso su queste cose." Continuò. "Quindi non insistere."
-"Proprio perché ti conosco parlo di queste cose." Rispose l'amico. "Dagli almeno una possibilità, puoi anche cambiare idea."
-"Io non voglio cambiare idea." Ringhiò il più piccolo. "E neanche voglio farmi piacere Benjamin o chiunque altro." Continuò e incrociò le braccia al petto. "E se tu vuoi continuare a parlare di queste cose, allora riportami a casa."
-"Federico hai sofferto, soffrono tutti!" Replicò Kevin. "Anch'io ho sofferto eppure sono ancora qui, sono ancora vivo e ho voglia di vivere.
Devi riprovarci, come fanno tutti."
-"Tutti gli altri sono stupidi e hanno voglia di soffrire ancora." Rispose il biondo. "Io mi ritengo più intelligente e, se vogliamo, anche furbo e evito che qualche altra viscida creatura priva di scrupoli e sentimenti si avvicini a me."

La conversazione di Federico e Kevin proseguì per altri minuti, fino a quando il biondo non impose all'altro di riaccompagnarlo a casa e non riaprire mai più quel discorso, che avesse come protagonista Benjamin o qualsiasi altro ragazzo. Federico non voleva più saperne niente dell'amore e non voleva neanche pensare a Benjamin in quel modo, di sicuro gli sembrava simpatico e non voleva rovinare una possibile futura amicizia solo per le stupide idee del suo amico che vedeva amore ovunque.
Il viaggio di ritorno fu abbastanza silenzioso, Kevin cercò di parlare con il più piccolo e scusarsi ma questo non aveva alcuna intenzione di starlo a sentire, troppo occupato a tenergli il broncio. Quando arrivarono all'appartamento del minore, Federico si limitò a mugugnare uno ciao e a scendere dalla macchina senza neppure voltarsi a guardare il suo amico, che sospirò.

-"Che noia." Sbuffò Federico, sdraiato sul divano in velluto marrone di casa sua mentre continuava a tirare una pallina di gomma rossa verso il soffitto.
Il ragazzo era tornato a casa circa mezz'ora prima, non erano neppure le dieci di sera, si era gettato a peso morto sul divano di casa sua e aveva provato ad addormentarsi ma non ci era riuscito. In quel momento il ragazzo stava facendo di tutto per distrarsi ma nulla riusciva ad attirare la sua attenzione per più di qualche minuto, compresa la pallina con cui stava giocando in quel momento.
-"Io una vita un po' più interessante me la meritavo." Borbottò e tirò nuovamente la pallina contro il soffitto.
In quel momento il campanello di casa sua trillò rumoroso, facendo distrarre il ragazzo e, così, facendogli cadere la palla sul viso.
-"Ma chi può mai essere?" Si chiese il ragazzo e lasciò cadere la palla sul divano. Quando il campanello di casa trillò nuovamente, Federico, si fece forza e si alzò dal divano diretto verso la bianca porta d'ingresso.

-"Chi è?" Strillò il ragazzo non appena fu abbastanza vicino alla porta.
-"S- sono Benjamin..." Rispose, dall'altro lato della porta, una voce abbastanza esitante.
Federico emise un verso di sorpresa e spalancò gli occhi, con pochi passi raggiunse la porta e la aprì.
-"Ehi." Lo salutò Federico e gli sorrise. "Ti serve qualcosa?" Gli chiese e si appoggiò allo stipite della porta.
Lo sguardo del moro vagò sul corpo del minore, in quel momento coperto solo da una t-shirt a mezze maniche bianca e un pantaloncino in stoffa colorata con delle stampe psichedeliche.
-"Disturbo?" Rispose il moro e alzò lo sguardo sul viso del ragazzo.
-"No, assolutamente no." Replicò il più piccolo e si passò una mano tra i capelli. "In realtà mi stavo annoiando, quindi non può che farmi piacere avere visite." Gli spiegò. "Ti va di entrare?" Propose e si spostò per fare spazio all'altro.
Benjamin sorrise e annuì.
-"Mi stavo annoiando anch'io, quindi perché no?" Rispose Benjamin ed entrò in casa. "Scusa ma tu non eri quello che sente sempre freddo?" Gli chiese mentre il minore chiudeva la porta.
-"Quando sono fuori casa, sì." Rispose il biondo e si voltò verso di lui. "Qui però si sta bene quindi ne approfitto." Spiegò e fece spallucce. "Posso offrirti qualcosa?"
-"No, grazie, ho già cenato."
-"Seguimi, non restare fermo lì." Gli disse il biondo e si diresse verso il salotto, attraversando l'ingresso poco arredato. "Che cosa ci fai qui?" Chiese e si sistemò la maglia bianca.
-"Prima ti ho visto rientrare e dato che mi stavo annoiando ho pensato di venire a farti visita." Spiegò il più grande. "Non mi aspettavo che un ventenne che vive nella capitale tornasse a casa alle nove di sabato sera."
-"Ho avuto una discussione con un mio caro amico e ho preferito tornare a casa." Rispose il minore. "Niente di grave e niente di cui io voglia parlare." Aggiunse.
-"Allora non ne parleremo se tu non vuoi."
-"E di che cosa vuoi parlare?" Gli chiese Federico e si sedette sul divano. "Siediti pure dove vuoi." Gli disse e indicò le due poltrone e il divano stesso.
-"Di nulla in particolare." Rispose il moro e si sedette accanto a lui. "Avevo solo voglia di fare quattro chiacchiere con te." Aggiunse. "Mi piace parlare con te."
Il più piccolo abbassò il capo e si morse il labbro inferiore per reprimere un sorriso imbarazzato.
-"Anche a me piace parlare con te." Borbottò in modo impacciato. "Mi sembri simpatico." Aggiunse.
Benjamin si avvicinò di più a lui e gli sfiorò la gamba con un dito.
-"In realtà sono venuto qui anche per un altro motivo..." Sussurrò il ragazzo.
Il biondo rabbrividì quando sentì la punta del dito del moro sfiorare la sua pelle nuda.
-"E q- quale sarebbe?" Balbettò e deglutì.
Benjamin alzò il viso e fece incontrare i loro occhi.
-"Volevo invitarti ad uscire con me."
Federico strabuzzò gli occhi e aprì e richiuse più volte le labbra, decisamente sorpreso.
-"Vuoi che ti mostri ancora un po' la città?" Gli chiese.
Il moro sorrise e scosse la testa.
-"Non mi importa della città." Rispose. "Mi piacerebbe che mi mostrassi ancora un po' di te."
-"Un po' di me?" Ripetè lentamente e incredulo il più piccolo.
-"Esatto." Disse Benjamin e sorrise nuovamente al minore. "Questa volta non voglio che tu mi faccia da guida turistica." Aggiunse. "Questa volta voglio proporti un appuntamento."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora