Forty six.

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Il moro sorrise e si allontanò dall'altro per prendere il suo zaino.
-"Ti ho preso un regalo." Gli disse e aprì il suo zaino. "Vuoi vederlo?"
-"Lascialo pure sulla scrivania." Rispose il più piccolo. "Lo aprirò più tardi." Aggiunse. "Grazie comunque."
-"Ma come..." Sussurrò deluso Benjamin.
-"Ora ti dispiace lasciarmi solo? Sono stanco e vorrei riposare." Replicò il biondo e si sistemò il cuscino sotto la testa.
Il più grande non poté evitare di mostrare all'altro tutta la sua tristezza, credeva avessero chiarito ma evidentemente si stava sbagliando. Il ragazzo andò a poggiare il regalo sulla scrivania, come il minore gli aveva detto, per poi tornare a sedersi accanto a lui.
-"Credevo mi avessi perdonato." Disse il più grande, cercando di mantenere il tono di voce più dolce che poteva. Non voleva ancora litigare con il minore, era ovvio che questo stesse ancora soffrendo per le sue parole del giorno precedente.
-"Ti ho perdonato infatti."
-"Eppure non sembra."
-"Non sempre ciò che vedi rispecchia la realtà." Borbottò Federico e chiuse gli occhi, mentre stringeva a lui il cuscino.
Il moro sospirò e gli accarezzò i capelli.
-"Che cosa devo fare per farmi perdonare?" Gli chiese.
-"Ti ho detto che ti ho già perdonato." Rispose il più piccolo, la voce attutita dal cuscino che gli copriva parte della faccia e della bocca. "E anche se non fosse così, non credi sarebbe troppo facile se fossi io a dirtelo?" Continuò.
-"Hai ragione..." Sussurrò Benjamin e si abbassò per dargli un bacio sulla fronte. "Ti prometto che ti renderò felice, piccolino." Aggiunse. "Non ti farò soffrire più." Concluse e gli accarezzò le braccia scoperte, disegnando con il dito il contorno dei suoi tatuaggi.
-"Bene." Si limitò a rispondere il biondo, che sembrava non stesse dando neanche troppa attenzione al maggiore.
-"Sei stanco?" Gli chiese il più grande, mentre continuava ad accarezzargli le braccia.
-"Sì."
-"Vuoi dormire?"
-"Sì."
-"E vuoi che io dorma con te?" Gli chiese speranzoso il più grande. Desiderava tanto poterlo stringere tra le sue braccia, gli mancava tantissimo.
-"No." Rispose, secco, Federico e alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi. "Preferisco dormire da solo." Aggiunse e il più grande abbassò il capo dispiaciuto. "Non prenderla a male, non è per ciò che è successo ieri."
-"Lo pensi davvero o lo dici solo per farmi stare meglio?" Gli chiese il moro e allontanò la mano da lui.
Il più piccolo si sdraiò a pancia in su e sospirò.
-"Ormai è passato." Disse. "Mi hai chiesto scusa e io ti ho perdonato." Aggiunse. "Non ne parliamo più." Continuò. "Preferisco dormire da solo perché sono davvero stanco, tutta qua." Concluse e fece spallucce.
-"Me lo giuri che ciò che è successo ieri non c'entra niente?"
-"Te lo giuro."
Benjamin decise di credergli, non voleva continuare a litigare. Il ragazzo si alzò dal letto e gli sistemò meglio la coperta beige addosso, ricevendo in cambio un sorriso da parte del minore che aveva l'espressione assonata. Doveva essere rimasto sveglio tutta la notte a causa sua.
-"Quando ti svegli mi mandi un messaggio?" Gli chiese.
-"Sì."
Benjamin si abbassò su di lui e gli diede un bacio a stampo sulle labbra.
-"Per qualsiasi cosa chiamami." Gli disse e l'altro annuì.

Benjamin uscì sospirando dalla casa del più piccolo, continuava a ripetersi che Federico non gli aveva mentito, che era davvero stanco e gli avrebbe inviato un messaggio non appena si sarebbe svegliato. Il ragazzo tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans il pacchetto di sigaretta e l'accendino, mentre usciva dal cancello di casa si portò la sigaretta tra le labbra e l'accese.
-"Ah, Federico, Federico..." Sospirò e si avventurò tra le strada di Ottawa. Il vento iniziava ad essere più feroce, quei primi giorni di dicembre avevano portato con loro pioggia incessante e dei venti gelidi che non volevano sapere di cessare tanto in fretta.
Benjamin si sistemò meglio il lungo cappotto nero, che gli copriva il maglione bianco e parte del suo skinny jeans nero.
-"Quanto mi manchi." Sussurrò Benjamin e espirò una piccola nube di fumo, che fu subito spazzata via dal vento.
-"Se ti manco così tanto, potevi chiamarmi!" Esclamò una voce poco distante dal moro.
Benjamin aggrottò la fronte e allontanò la sigaretta dal viso, quella voce aveva qualcosa di familiare ma non abbastanza per riconoscerla subito.
-"Sono qui, moretto." Aggiunse la voce, evidentemente divertita, e poco dopo una ragazza comparve nel raggio visivo del moro.
Benjamin si portò la sigaretta tra le labbra e espirò il fumo di questa.
-"Se non ti ricordi di me potrei offendermi." Continuò la ragazza, ironica, e incrociò le braccia al petto.
-"Aria, giusto?" Rispose Benjamin e si avvicinò a lei.
La ragazza si gettò i lunghi capelli neri dietro le spalle e annuì.
-"Giusto, Benjamin." Disse la ragazza, marcando bene il nome del giovane, per poi sorridere. "Vedo che stai fumando la mia sigaretta." Aggiunse e, con un cenno della testa, indicò la sigaretta tra le labbra del ragazzo.
Il moro guardò la sigaretta e sorrise.
-"Non ho avuto tempo di fumarla prima." Le spiegò. "Ottima scelta, comunque."
Aria ricambiò il sorriso, si sistemò il giubbotto nero e andò a sedersi su una panchina verde sbiadito poco distante da loro.
-"Ti ho sentito nominare Federico, il tuo ragazzo se non ricordo male."
Il moro si avvicinò a lei.
-"Mi spii?" Le chiese divertito.
-"Probabile." Replicò Aria e fece spallucce. "O magari ho solo un buon udito." Aggiunse e accavallò le gambe.
Il più grande si sedette accanto a lei e sospirò.
-"Sì, ho nominato Federico." Disse. "E sì, è il mio fidanzato, non ricordi male."
La ragazza prese la sigaretta del moro e fece un tiro.
-"Che cosa è successo?" Gli chiese. "Da quanto ho capito ieri, non siete proprio in un bel periodo." Aggiunse e gli ridiede la sigaretta.
-"Io l'ho trattato male, gli ho detto delle cose davvero terribili." Rispose Benjamin. "Stamattina sono andato a scusarmi, lui ha detto di avermi perdonato ma poi mi ha chiesto di andare via, perché voleva dormire."
-"Forse era solo stanco."
-"E quello che mi ha detto anche lui..."
-"E tu non gli credi molto, vero?" Replicò la ragazza.
-"Sì, gli credo, era ovvio fosse molto stanco ma era anche ovvio non mi avesse davvero perdonato." Rispose il moro.
-"E allora tu fatti perdonare." Disse, con tono ovvio, Aria. "Fagli capire che sei davvero dispiaciuto e che non accadrà mai più."
Il più grande aggrottò la fronte e si voltò verso di lei.
-"E che cosa dovrei fare?" Le chiese.
-"Qualcosa che gli piace, portalo a cena o fagli una sorpresa." Rispose la giovane. "Qualsiasi cosa possa farlo sorridere. Dimostragli che lo ami." Aggiunse. "Perché tu lo ami, giusto?" Chiese e gli lanciò un'occhiata divertita.
-"I- io..." Balbettò Benjamin e deglutì. "."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora