Forty two.

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Federico era finalmente riuscito a chiarire con il suo migliore amico, con la persona con cui aveva condiviso l'intera vita e non lo aveva mai lasciato da solo. Federico teneva moltissimo a Kevin e non riusciva a sopportare il pensiero che la loro amicizia fosse finita per sempre. Non voleva perderlo, era come un fratello per lui e gli doveva tanto, solo grazie alla sua presenza era riuscito ad uscire da alcuni periodi molto bui della sua vita. Era il suo sostegno.
Poter avere Benjamin e Kevin nella sua vita, per Federico, significava avere tutto. Amore e amicizia, tutto ciò che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai potuto avere. Con loro nella sua vita sentiva di essere finalmente completo, di aver trovare quel tassello mancante per completare quel puzzle che era la sua vita. Aveva tutto ma aveva anche una folle paura di perdere uno dei due, se non entrambi, in qualsiasi momento ed era deciso più che mai ad impedire che qualcuno si allontanasse da lui. Per la prima volta nella sua vita Federico voleva lottare, voleva lottare per davvero, e voleva farlo per Benjamin e per Kevin perché sapeva che loro due lo meritavano.
Federico avrebbe fatto di tutto per loro ma non li avrebbe persi. O almeno era quello che lui sperava.

I giorni passavano e tutto procedeva a gonfie vele nella vita del più piccolo, questo divideva il suo tempo libero tra il suo fidanzato e il suo migliore amico, era circondato da felicità. Benjamin continuava a riempirlo di attenzioni e di regali, andava continuamente a trovarlo a lavoro, quando era libero dai suoi impegni, e gli faceva compagnia ogni volta che il lavoro non era troppo e non gli era d'intralcio.
Tutto andava benissimo nella vita del più piccolo, forse anche troppo e da buon pessimista qual era sapeva che presto sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe perso tutto ed era terrorizzato da quella idea.
Quello che però il più piccolo non sapeva era che presto si sarebbe dovuto confrontare con la sua paura.

Anche quel giorno, come succedeva spesso in quel periodo, Benjamin sarebbe andato a trovare il più piccolo a lavoro dopo aver finito le sue commissioni. Il moro era stato contattato dalla Blue gallery, dove aveva organizzato la sua prima mostra, e il proprietario in persona gli aveva chiesto di organizzare una nuova mostra anche se i tempi erano molto stretti, Benjamin non ci aveva pensato neppure una volta ed aveva accettato l'offerta al volo felice anche dei tanti preparativi che lo attendevano. Federico cercava di aiutarlo in tutto quello che poteva ed era felice quando Benjamin lo stringeva a lui e gli ripeteva che era essenziale nella sua vita, per lui era il ringraziamento migliore.
In quel giorno di inizio dicembre il bar non era molto affollato, solo quattro amici e un anziano occupavano due tavoli e non avevano grandi pretesi, il che lasciava a Federico il tempo per riposare un po'. Alle sei e mezzo, puntuale come al solito, la porta del bar si aprì e Benjamin, bello come il sole stretto in un jeans aderente nero e in un maglione del medesimo colore, entrò e richiuse la porta alle sue spalle per bearsi del calore del locale. Non appena i loro occhi si incrociarono i due non poterono fare a meno di sorridere, Benjamin avanzò a grandi passi verso il minore mentre questo usciva dal retro del bancone. Non appena le loro mani si toccarono, Federico tirò l'altro verso di lui e si morse il labbro inferiore.
-"Ciao piccolino." Lo salutò il più grande, gli prese il viso tra le mani e fece unire le loro labbra.
Ormai in città era nota la relazione tra Benjamin e Federico, tutti i clienti avevano già visto più e più volte i due ragazzi insieme quindi quel loro bacio non suscitò la loro curiosità. Federico prese per la vita il più grande mentre questo allacciava le braccia dietro al suo collo. Il biondo sorrise quando l'altro iniziò a giocherellare con i suoi capelli e si staccò quando il cuoco si schiarì la voce per attirare la loro attenzione. Le guance di Federico erano rosse ed era imbarazzato, mentre il più grande gli sorrideva felice.
-"Certo che diventi sempre più bello." Gli disse il maggiore e gli diede un ultimo bacio a stampo, prima di andarsi a sedere su uno degli sgabelli davanti al bancone.
Federico scosse la testa divertito e tornò al suo posto dietro al bancone appena lucidato.
-"E tu diventi sempre più ruffiano." Rise il ragazzo e poggiò i gomiti sul bancone. "Vuoi una cioccolata calda?" Gli chiese. "O vuoi un altro bacio?"
Il moro sospirò e scosse la testa.
-"Resterei volentieri per una cioccolata calda o altri baci ma purtroppo non posso."
-"Non puoi?" Ripeté confuso il minore. "E perché?" Gli chiese.
-"Devo andare, solo passato solo per salutarti." Rispose il moro. "Ho ancora molto da fare per la mostra della prossima settimana." Aggiunse e sospirò nuovamente.
-"Ma io credevo che saremmo andati al cinema questa sera..." Sussurrò il più piccolo deluso.
Benjamin gli prese la mano e gli baciò il dorso.
-"Volevo tanto andarci e passare una bella serata con te ma sai com'è, il lavoro è lavoro e per me è molto importante fare una nuova mostra." Rispose. "Ti prometto però che ci andremo la settimana prossima dopo la mostra, così sarò libero da tutti gli impegni." Aggiunse.
-"Ma me l'avevi promesso..." Continuò a sussurrare il biondo e abbassò il capo.
-"Mi dispiace piccolo." Rispose il più grande. "La settimana prossima però ti giuro che ci andremo, anche tutti i giorni se vorrai."
-"È difficile credere a questa tua promessa dopo questa sera." Commentò il minore e incrociò le braccia al petto. "Chi mi dice che la settimana prossima non avrai altro da fare?"
-"Federico ti ho detto che mi dispiace, e sono sincero, ma non mi sembra il caso di reagire in questo modo. Sai che è per lavoro."
-"Certo, il lavoro." Sbuffò Federico. "Tanto è più importante di me, no?" Chiese retorico.
Il moro serrò i pugni e la sua espressione si fece più dura.
-"Potrei farti la stessa domanda." Rispose il moro. "Dato che basiamo la nostra vita di coppia in base ai tuoi turni di lavoro. Non hai mai saltato neppure un giorno di lavoro per stare con me." Disse.
-"Ma tu non me l'hai mai chiesto!" Esclamò il più piccolo, stando ben attento però a non alzare la voce per disturbare i clienti.
-"E non lo farei mai perché so quanto tieni al tuo lavoro!" Replicò Benjamin. "A differenza tua, a quanto pare." Aggiunse con tono acido.
-"Io so che il lavoro importante ma non puoi definire il tuo un vero lavoro." Rispose il biondo e incrociò le braccia al petto. "Il tuo è un hobby e dato che non hai un vero lavoro per ora ti concentri su questo." Continuò. "La pittura è un passatempo, non un lavoro, Benjamin." Concluse.
Benjamin rimase a bocca aperta dopo quelle parole, davvero Federico gli aveva detto che lui perdeva tempo con la pittura? L'aveva fatto davvero o era solo un brutto sogno?
Benjamin, senza proferire parola, si alzò dallo sgabello e si sistemò meglio la zaino nero sulla spalla.
-"Vaffanculo Federico." Ringhiò. "Tu, il cinema e il tuo vero lavoro." Aggiunse e andò via.

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora