Fifteen.

1.3K 176 41
                                        

Quella notte, per Benjamin e Federico, fu la loro notte. Non ci furono regole e neanche limiti, tutto era permesso e loro ne approfittarono finché poterono.
Le unghie di Benjamin continuavano a graffiare le spalle nude del biondo mentre questo continuava a spingersi, ritmicamente, nel corpo nudo e accaldato del maggiore e a baciargli il collo e le clavicole. Tanti erano i segni di quella notte di follia, primi tra tutti quelli che Federico si era premurato di lasciare sul busto del più grande, lo aveva marchiato affinché ricordasse quella notte il più possibile. Lo aveva marchiato affinché portasse una parte di sé con lui, in ogni momento.
Benjamin aveva lasciato che il più piccolo facesse di lui ciò che preferiva, era come creta tra le mani esperte di Federico e ogni sua spinta lo modellava sempre un po' di più. Gemito dopo gemito il moro lasciava capire all'altro quanto importante per lui fosse quella notte, illuminati solo dalle luci delle due abat-jour e dalla fioca luce proveniente dall'esterno, Benjamin lasciava che Federico vedesse tutto di lui.
-"Puoi anche mettermi giù, non scappo mica."
-"Non avevo alcuna intenzione di farlo." Gli aveva detto Benjamin prima che quel loro momento iniziasse ed era vero. Benjamin non sarebbe mai scappato via da Federico.

Purtroppo per i due ragazzi, però, la notte giunse al termine e loro vennero travolti dalle conseguenze il giorno successivo.
Quella notte Federico lasciò che il moro dormisse con la testa sul suo petto, che lo baciasse di tanto intanto e permise a se stesso di ricambiare quei baci che, per quanto non volesse ammetterlo, gli piacevano. Quando il moro finì per addormentarsi tra una chiacchiera e l'altra, il più piccolo si concesse qualche momento per osservarlo. Immerso nella sua bellezza. Federico osservò le sue lunghe ciglia che sembravano accarezzare le sue gote arrossate, le labbra rosse e gonfie, per i troppi baci, erano schiuse e curvate all'insù in un sorriso. L'espressione era serena, mentre le sue mani da pittore sembravano tanto piccole sul petto del ragazzo, Federico osservò anche il collo e le clavicole del ragazzo che lui si era tanto premurato di mordere e baciare, le macchie rosse stavano lentamente acquistando colore. Federico non poté fare a meno di sorridere e, stando attento a non svegliarlo, si chinò su di lui.
-"Non so che cosa ne penserò domani di quel che è successo e di te." Gli sussurrò all'orecchio. "Ora però so che questa notte è la migliore della mia vita e che tu mi piaci."

Il continuo e rumoroso scoppiettare di petardi disturbò il sonno dei due ragazzi, ancora stretto l'uno all'altro come se non volessero lasciare andare il ricordo di quella notte. Benjamin strinse gli occhi e aumentò la presa che aveva sul fianco destro del minore, Federico mugolò qualcosa e, forse dovuto alla leggere fitta che provava al fianco destro, aprì gli occhi sbattendo più volte le ciglia per mettere a fuoco la stanza intorno a lui.
-"Che mal di testa..." Borbottò, sottovoce, Federico e si portò una mano sulla fronte dolorante. "Ieri devo aver bevuto troppo." Aggiunse e sospirò, chiuse gli occhi e lasciò ricadere il braccio sul letto ma nel farlo toccò qualcosa di caldo e fornito di dita. Una mano.
Il ragazzo corrugò la fronte e si voltò alla sua sinistra, quando capì a chi appartenesse quella mano non poté fare a meno di spalancare gli occhi.
-"Benjamin!" Urlò, in preda al panico, e scattò a sedere al centro del letto.
-"Mh..." Mugolò il moro e fece una smorfia quando l'altro si alzò e lui si ritrovò ribaltato a pancia in su. "Non urlare, mi fa male la testa..."
-"Ma come posso non urlare?!" Replicò il più piccolo e spalancò le braccia. "Guardaci!"
Solo in quel momento Benjamin capì con chi stesse parlando, spalancò gli occhi e guardò quasi terrorizzato il ragazzo davanti a lui.
In quel momento le immagini della notte appena passata invasero le menti dei due ragazzi. Benjamin che provocava Federico e Federico che rispondeva alle sue provocazioni, i loro baci e le loro carezze. Federico che si muoveva nel corpo di Benjamin e Benjamin che lo supplicava di continuare.
-"N- noi..."
-"Sì, Benjamin, noi siamo stati a letto insieme." Disse il minore e si passò una mano tra i capelli. "E non abbiamo dormito." Aggiunse e sospirò.
-"E o- ora?" Chiese, balbettando, Benjamin e si tirò una coperta beige addosso. "Ora che c- cosa facciamo?"
Il biondo sospirò e si lasciò cadere all'indietro sul letto.
-"Dato che, per ovvi motivi, nessuno dei due rischia di rimanere incinto e quindi non ci sarà nulla di questa notte che porteremo nel futuro." Iniziò a parlare il biondo. "Direi che possiamo dimenticarla senza troppi problemi." Disse. "Dato anche che i ricordi sono annebbiati per via dell'alcol di ieri sera." Concluse e chiuse gli occhi.
Il più grande, invece, spalancò gli occhi e sembrò come se quelle parole lo avessero ferito più di un coltello. Non voleva crederci.
-"Federico ma stai scherzando?!" Esclamò e inarcò un sopracciglio. "Stai fottutamente scherzando?!"
Federico aprì gli occhi, si voltò verso il più grande e corrugò la fronte.
-"Eh?" Rispose. "Che ti prende?" Gli chiese e si sedette nuovamente. "Perché stai reagendo così?" Continuò e si sistemò meglio sul letto.
-"Come puoi pensare che io possa dimenticare questa notte?!" Replicò il moro. "Come puoi chiedermelo?!"
-"Perché non puoi farlo?" Gli chiese il più piccolo. "Questa notte è stato solo uno sbaglio, eravamo ubriachi e siamo finiti a letto insieme." Disse. "Una cosa che da sobri non avremmo mai fatto, quindi perché non dimenticare?"
Benjamin serrò i pugni e dovette contare fino a dieci prima di rispondere, per evitare di rispondere male al minore.
-"Tu forse non saresti mai venuto a letto con me!" Gridò Benjamin e gli puntò un dito contro. "Io l'avrei fatto, l'avrei fatto eccome!" Aggiunse. "Sarei venuto a letto con te in qualsiasi momento, fin dal primo momento in cui ti ho visto!" Continuò. "Io non voglio dimenticare!"
Il biondo strabuzzò gli occhi nel sentire quelle parole. Non aveva mai pensato che Benjamin volesse andare a letto con lui, sì lo aveva invitato ad un appuntamento, ma credeva fosse solo tanto per. Non aveva mai pensato che Benjamin fosse interessato a lui in quel modo.
-"Benjamin mi stai forse dicendo che io ti interesso?" Gli chiese. "Che provi qualcosa per me?"
-"Sì, Federico, è quello che ti sto dicendo." Rispose il più grande, cercando di mantenere un tono più calmo. "E, sinceramente, credevo lo avessi capito." Aggiunse. "Non ti ho invitato ad un appuntamento per perdere tempo."
-"Ma ci conosciamo da poco più di venti giorni!" Esclamò Federico, la testa iniziava a fargli più male e capiva sempre meno di quella assurda situazione. "Come puoi provare qualcosa per me?!"
-"Non ti sto dicendo che sono innamorato di te, o cose del genere!" Rispose il moro. "Sto dicendo che mi interessi, sto dicendo che quel poco che ho conosciuto di te in questi venti giorni mi piace e vorrei continuare a conoscerti. Sto dicendo che mi piaci tu!" Concluse.
Lo sguardo di Federico si fece buio, l'azzurro dei suoi occhi divenne blu scuro. Con gesti meccanici, il più piccolo, si alzò dal divano e serrò i pugni.
-"Chiedimi di essere tuo amico, chiedimi di essere il tuo vicino. Chiedimi anche di venire a letto con te, Benjamin." Iniziò a parlare Federico. "Ma non chiedermi di amarti o, in generale, di provare qualcosa per te." Disse. "Perché io non posso farlo." Aggiunse. "Io non voglio farlo, Benjamin.
Non voglio amarti."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora