Five.

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-"Ti invito a cena." Disse Benjamin.
Il minore aggrottò la fronte e si fermò davanti all'altro.
-"Che cosa?" Gli chiese confuso.
-"Ti invito a cena." Ripeté Benjamin. "Domani sera, quando mi sarò sistemato e avrò comprato tutto il necessario." Aggiunse. "Ci stai?"
Federico sorrise e annuì.
-"Ci sto."
Benjamin inspirò dalla sua sigaretta per poi formare una piccola nube di fumo davanti a lui, che rese meno nitida la visione che aveva del volto dell'altro nonostante gli occhi di Federico continuassero a brillare nel buio di quella serata.
-"Allora a domani sera, vicino."
Il biondo sventolò la mano per far sparire la nuvoletta di fumo e sorrise quando incrociò gli occhi del moro.
-"Devo portare qualcosa?" Gli chiese e spostò il suo peso su una sola gamba, inclinando la testa da un lato.
Il più grande inspiro nuovamente dalla sigaretta e scosse la testa.
-"Non serve." Rispose. "Come hai già detto tu, hai fatto abbastanza per me." Continuò. "Ora tocca a me sdebitarmi." Concluse e sorrise al ragazzo davanti a lui.
-"Va bene." Si limitò a rispondere Federico. "A che ora?"
-"Alle otto e mezzo per te va bene?"
-"Per me va bene."
Il moro annuì e si sistemò la giacca nera.
-"Allora ci vediamo domani." Disse e si allontanò dal ragazzo. "Non fare tardi, biondino." Aggiunse e sorrise al minore prima di allontanarsi.
Il più piccolo scosse la testa e alzò una mano per salutare l'altro.
-"A domani, vicino!"

Benjamin fece ritorno al motel dove aveva alloggiato fino a quel momento, aveva racimolato le sue cose e le aveva gettate in modo abbastanza maldestro in dei borsoni che aveva portato con sé da Toronto. Il ragazzo non aveva smesso di sorridere neppure per un momento da quando aveva salutato il biondino, era felice di essere finalmente riuscito a trovare una casa ad Ottawa e aveva anche scoperto dei luoghi, e delle persone, che gli aveva ridato la sua tanto amata ispirazione.
Felice come poche volte lo era stato, Benjamin, saldò il suo conto del motel e si diresse verso dei negozi che vendevano di tutto per la casa per poter comprare tutto ciò che gli serviva, l'unica pecca di quella sua bella serata era stata dover usare i mezzi pubblici e stracarico com'era non era stato per nulla facile.
"Avrei dovuto chiedere a Federico se poteva accompagnarmi." Pensò Benjamin mentre stringeva le sue borse seduto su una sedile in plastica nel pullman affollato. Subito dopo però il moro scosse la testa, aveva abusato abbastanza della gentilezza di quel ragazzo che neppure conosceva. Doveva farcela da solo.

La giornata seguente passò abbastanza velocemente, Benjamin occupato a sistemare la sua nuova casa e Federico in continuo movimento tra i tavoli del bar dove lavorava. I due ragazzi non si erano sentiti quel giorno, anche perché non avevano l'uno il numero dell'altro, e Benjamin non era andato al bar a fare colazione nonostante il più piccolo un po' ci sperasse. A Federico piaceva parlare con Benjamin, sembrava simpatico ed era innegabile quanto fosse bello.

-"Ma dov'è?!" Esclamò Benjamin, vestito con una camicia bianca e uno skinny jeans nero, mentre continuava a guardare che ore fossero.
Erano le nove e un quarto di sera, Benjamin aveva riordinato casa sua nel miglior modo possibile, nonostante fossero ancora molte le cose da fare prima di poterla definire ordinata, e aveva anche messo in caldo la cena che aveva preparato per lui e per il più piccolo. Di Federico però non c'era traccia.
-"Magari potrei andare al piano di sotto e bussare, forse se ne è dimenticato." Si disse il moro prima di annuire vigorosamente. "Si, è quello che farò." Aggiunse e si avvicinò al fornello per spegnerlo. Mentre il ragazzo usciva dalla cucina e si dirigeva verso la porta d'ingresso, il campanello suonò riecheggiando in tutta la casa.
-"Spero sia lui." Borbottò il maggiore e andò ad aprire la porta.
Sulla soglia il maggiore vide un Federico con i capelli scompigliati e un maglione bianco che gli stava decisamente largo, tanto da lasciargli la spalla scoperta ad ogni movimento del ragazzo.
-"Scusami, scusami, scusami!" Esclamò Federico e si passò una mano tra i capelli. "Non volevo tardare!"
-"Ciao anche a te." Rispose il moro e incrociò le braccia al petto. "Se non volevi tardare, perché l'hai fatto?" Gli chiese, cercando di essere serio nonostante l'espressione dell'altro lo stesse divertendo.
Il più piccolo aprì la bocca e la richiuse subito dopo, si drizzò con la schiena e si sistemò il maglione bianco.
-"Ehm..." Balbettò il ragazzo. "C- c'era traffico..."
-"Federico tu abiti al primo piano e io al quarto, c'è anche l'ascensore." Rispose Benjamin. "E ieri mi hai detto che il tuo turno al bar il venerdì finisce alle sei."
-"Oh, quindi ricordi ciò che io ti dico?" Chiese il biondo, cercando di cambiare argomento.
-"Io ricordo tutto." Replicò il più grande, con tono soddisfatto. "Ora mi dici perché hai tardato e non mi hai neanche avvisato?" Gli chiese e inclinò la testa da un lato, addolcendo il suo tono di voce.
Federico sospirò e abbassò il capo, facendo cadere in avanti i biondi capelli.
-"Quando sono tornato da lavoro mi sono addormentato e non ho sentito neppure la sveglia che avevo messo..." Borbottò Federico imbarazzato.
Il moro sorrise divertito e avanzò verso di lui, gli prese il viso tra le mani e schioccò la lingua sul palato.
-"Per questa volta sei perdonato." Gli disse. "Ora entra, è già tutto pronto."

-"Mi piace come hai sistemato questa casa." Disse Federico mentre l'altro riscaldava la cena.
-"Grazie." Rispose il moro che gli stava dando le spalle. "Sappi però che un giorno dovrai mostrarmi anche casa tua." Aggiunse e si voltò verso l'altro per sorridergli.
-"Quando vuoi." Replicò il più piccolo e stese in avanti le gambe, sotto il tavolo coperto da una tovaglia bianca. "Non aspettarti grandi cose però, sono pur sempre un ventiduenne che vive da solo." Aggiunse e fece spallucce. "E aggiungo che sistemare non è il mio forte."
-"Sarò clemente." Ridacchiò Benjamin e prese due piatti di porcellana bianca. "Preferisco il vino rosso o il vino bianco?" Gli chiese.
-"Quello che preferisci, a me va bene tutto."
-"D'accordo." Disse Benjamin e prese una bottiglia di vino rosso, per poi sistemarla sul tavolo con i piatti. "Non devi essere però così tanto solo se la signora Baker ti ha beccato con qualche ragazza tra le scale." Continuò divertito.
-"Prima cosa non chiamarlo signora Baker, lei è nonna Mary." Puntualizzò il biondo, imitando le arie di un insegnate. "E seconda cosa, chi ha mai parlato di ragazze?"
Il più grande spalancò gli occhi e indietreggiò, come se avesse paura di aver offeso l'altro.
-"Io... io c- credevo che..."
-"Tu credevi che io fossi etero, giusto?"
-"Giusto."
Federico prese una fetta di pane e scosse la testa.
-"Preferisco giocare a ficca il finocchio nel buco con qualcuno che non abbia tette." Disse e sorrise al moro che sembrava essere sconvolto. "È un problema per te?" Gli chiese, fingendo di non essere preoccupato per la risposta dell'altro.
-"No, affatto." Rispose il moro e si avvicinò all'altro. "Io sono bisessuale." Spiegò. "Gioco con chiunque." Aggiunse divertito.
Il più piccolo sorrise e inclinò la testa da un lato.
-"Non dirlo mai alla nonna Mary, le verrebbe un infarto." Rise.
Benjamin fece spallucce e si morse il labbro inferiore.
-"Magari potrei giocare anche con lei."
-"Non credo tu sia il suo tipo." Ridacchiò il minore.
Il maggiore si leccò il labbro inferiore e si abbassò per essere all'altezza dell'altro seduto.
-"E invece sono il tuo tipo?" Gli chiese, sorridendogli malizioso.
Le labbra di Federico si schiusero e le sue guance si tinsero di una sfumatura di rosso intenso. Improvvisamente il maglione iniziava ad essere più stretto e soffocante.
-"Tranquillo, biondino, stavo solo scherzando." Rise il moro e si rialzò. "Non ti farei mai una domanda del genere alla prima cena." Aggiunse e gli fece l'occhiolino. "Un'altra domanda però te la voglio fare."
-"Q- quale?" Borbottò il più piccolo, ancora imbarazzato.
-"Domani mattina ti andrebbe di uscire con me?"

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora