Sixty seven.

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-"Sei troppo buono con me."
-"Non sono buono dico ciò che penso. Io credo in te."
Prima che Benjamin potesse rispondere, la porta dell'ufficio si aprì e il proprietario della galleria, un uomo paffutello e dall'aspetto allegro, entrò nella stanza ben riscaldata.
-"Mi dispiace disturbarvi, ragazzi." Disse. "Ma Benjamin c'è una persona che ti vuole incontrare e vuole farlo da solo. È molto importante."
Il moro aggrottò la fronte e cercò subito lo sguardo del suo fidanzato, confuso quasi quanto lui.
-"Posso sapere chi è che vuole vedermi con così tanta urgenza?" Chiese il moro, cercando di mantenere un tono di voce calmo e non far trapelare la confusione, mista alla curiosità, che provava in quel momento. "È qualche mio amico o parente? È successo qualcosa?" Continuò, nelle ultime parole si udì la sua preoccupazione al pensiero che potesse essere successo qualcosa ai suoi parenti tanto lontani da lui.
Il proprietario della galleria abbozzò un sorriso e scosse la testa.
-"Nulla del genere, Benjamin." Rispose. "Stai tranquillo." Lo rassicurò l'uomo. "Non è nulla di negativo, anzi è una bellissima cosa." Concluse e sorrise al moro.
Benjamin sospirò per il sollievo e strinse il fianco del più piccolo che gli sorrise.
-"Federico non può restare?" Chiese speranzoso. "Qualsiasi cosa riguarda me lui può saperla. Noi non abbiamo segreti."
Il proprietario scosse nuovamente la testa.
-"Purtroppo la persona che vuole incontrarti mi ha chiesto di incontrarti da solo." Rispose. "Senza Federico o chiunque altro." Aggiunse.
-"Vuole violentarlo?" Chiese Federico, senza pensarci troppo, facendo ridere l'uomo e facendo arrossire il suo fidanzato.
-"È felicemente sposato con una donna." Rispose.
Il biondo annuì e si voltò verso il più grande.
-"Allora ci vediamo dopo." Disse. "Io intanto vado a salutare le persone che sono arrivate." Aggiunse e si alzò dalle gambe del moro. "A dopo amore." Concluse e gli diede un bacio a stampo.
-"A dopo." Rispose Benjamin e lo guardò andare via.

Benjamin era rimasto solo in quella stanza illuminata dalla luce del camino e da quella di una lampada poco distante, sentiva dalla sala che ospitava la sua mostra le chiacchiere delle persone e aveva sentito anche qualche commento positivo sulle sue opere. Sentiva anche le risate di Federico mentre parlava con Kevin e voleva tanto essere lì con lui, guardarlo mentre rideva.
La persona che voleva incontrarlo non era ancora arrivata, nonostante avesse tanta urgenza come gli aveva detto il proprietario della mostra, e lui iniziava decisamente a perdere la pazienza. In quei minuti trascorsi da solo in quella stanza non aveva fatto altro che chiedersi chi potesse essere quella misteriosa persona, nessuna delle sue idee però gli sembrava avesse un senso.
Forse qualcuno che era rimasto particolarmente colpito dai suoi quadri e voleva fargli qualche domanda, magari qualche giornalista. Non capiva però perché Federico fosse dovuto andare via. Perché voleva incontrarlo da solo?
L'ennesimo sospiro lasciò le labbra carnose di Benjamin, subito dopo però la porta in legno dell'ufficio si aprì e Benjamin si raddrizzò sulla poltrona.
Dalla porta entrò un uomo che doveva avere circa sui sessanta anni, capelli quasi del tutto castano scuri e l'aspetto abbastanza severo reso però meno duro da un sorriso appena accennato.
-"Buonasera." Disse l'uomo e chiuse la porta alle sue spalle. "Mi scuso per l'attesa ma ero impegnato in una telefonata che non potevo rimandare." Aggiunse.
Benjamin annuì quasi impercettibilmente e si alzò, si avvicinò all'uomo e gli porse la mano.
-"Io sono Benjamin, piacere di conoscerla." Disse.
L'uomo sorrise divertito e gli strinse la mano.
-"So chi sei, giovanotto, proprio per questo ho chiesto di vederti." Rispose l'uomo. "Io sono Daniel, Daniel Weiss." Si presentò.
Daniel Weiss.
Benjamin rimase a bocca aperta nel sentire quel nome. Era uno scherzo? Qualcuno lo stava prendendo in giro?
No, quell'uomo somigliava davvero alle foto che aveva visto, più volte, su internet e sui vari giornali. Come aveva potuto non riconoscerlo subito?
-"Non ci credo..." Disse, dando voce ai suoi pensieri.
L'uomo ridacchiò.
-"Vuoi vedere la mia carta d'identità ragazzo?" Chiese divertito dalla reazione del moro.
-"Lei è l'amministratore delegato del Metropolitan Museum of Art di New York!" Esclamò Benjamin, incredulo.
-"So chi sono, Benjamin, ma grazie per ricordarmelo." Rispose Daniel, gli fece l'occhiolino e andò a sedersi sulla poltrona che prima occupava il moro. "Ora che hai capito chi sono, possiamo parlare?"
Il più grande annuì e cercò di darsi un contegno.
-"Qualsiasi cosa lei voglia dirmi, voglio che sappia che sono davvero onorato di parlare con lei." Disse il più grande.
-"Anche per me è un piacere parlare con te." Replicò l'uomo. "E mi dispiace non avere più tempo per poter avere una conversazione più serena." Continuò. "Quindi andrò diritto al punto."
-"Mi dica." Annuì Benjamin e iniziò a torturarsi il labbro inferiore con i denti.
L'uomo sorrise e le parole che dissero subito dopo, fecero mancare il respiro a Benjamin.
-"Ti voglio a New York con me, Benjamin." Disse senza pensarci troppo, con estrema tranquillità.
La bocca di Benjamin si spalancò, tutto intorno a lui sembrò iniziare a girare vorticosamente. Stava succedendo davvero?
Daniel Weiss, amministratore delegato di uno dei musei più importanti del mondo, lo voleva a New York con lui?
-"C- che cosa?" Balbettò il moro e deglutì, la gola era improvvisamente diventata più secca.
-"Hai capito bene, ragazzo." Rispose Daniel. "Hai molto talento, certo hai ancora tanto da imparare ma io sono disposto ad insegnartelo. Io e tanti altri eccellenti insegnanti e pittori." Aggiunse. "Avrai a tua disposizione tutto ciò di cui hai bisogno, per quanto riguarda l'apprendimento e la vita privata." Continuò. "Avrai una casa e un lavoro a New York. Avrai tutto."
Benjamin sentiva di poter svenire da un momento all'altro. Così tante informazioni che lo stavano colpendo in pieno viso, stentava a credere a ciò che gli stava succedendo.
-"Lei mi sta offrendo un lavoro nel suo museo?" Chiese, con un filo di voce, il più grande e si passò una mano tra i capelli. Iniziava a sentire decisamente caldo.
-"Un lavoro e tutto il resto, Benjamin." Rispose l'uomo. "Tutto ciò che puoi desiderare." Aggiunse. "E ovviamente puoi portare il tuo fidanzato, Federico se non sbaglio, se lui è d'accordo." Concluse.
Federico.
Federico che cosa avrebbe detto? L'avrebbe seguito a New York? E lui voleva andarci? Certo che voleva!
-"Capisco che per te è una novità abbastanza sconvolgente e non puoi darmi una risposta subito, nemmeno la voglia, quindi ti lascerò il tuo tempo." Disse Daniel e si alzò dalla poltrona, per poi avvicinarsi a Benjamin e dargli un foglio bianco ripiegato più volte su se stesso. "Questo è il mio numero, chiamami a qualsiasi ora del giorno e della notte." Aggiunse e gli diede una pacca sulla spalla. "Ti aspetto a New York, Benjamin."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora