Sixteen.

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-"Non ti sto dicendo che sono innamorato di te, o cose del genere!" Rispose il moro. "Sto dicendo che mi interessi, sto dicendo che quel poco che ho conosciuto di te in questi venti giorni mi piace e vorrei continuare a conoscerti. Sto dicendo che mi piaci tu!" Concluse.
Lo sguardo di Federico si fece buio, l'azzurro dei suoi occhi divenne blu scuro. Con gesti meccanici, il più piccolo, si alzò dal divano e serrò i pugni.
-"Chiedimi di essere tuo amico, chiedimi di essere il tuo vicino. Chiedimi anche di venire a letto con te, Benjamin." Iniziò a parlare Federico. "Ma non chiedermi di amarti o, in generale, di provare qualcosa per te." Disse. "Perché io non posso farlo." Aggiunse. "Io non voglio farlo, Benjamin.
Non voglio amarti."
Il moro sentì qualcosa dentro di lui rompersi, improvvisamente tutte le forze lo abbandonarono e lui si ritrovò a sperare di poter dormire per giorni interi, senza che nessuno lo disturbasse. Neanche Federico.
-"C- che cosa?" Balbettò il moro e deglutì.
-"Rispetto il tuo sentimento, se così possiamo definirlo, per me." Rispose il più piccolo. "Io però non provo niente per te e mai proverò qualcosa per te." Continuò. "Mai, Benjamin." Concluse e serrò i pugni.
Benjamin pensò di replicare, di chiedergli perché volesse togliersi una possibilità ancora prima di provarci ma non lo fece. Si sentiva totalmente svuotato e tutto ciò che voleva era uscire da quella casa.
-"Capisco." Sussurrò Benjamin e, a fatica, si alzò dal letto trascinando con sé la coperta. "Non continuerò ad insistere." Disse e prese i suoi indumenti, indossando in fretta e furia i suoi boxer blu. "Mi dispiace averti infastidito." Aggiunse e indossò anche i pantaloni.
Il biondo sospirò e con una mano si toccò la fronte dolorante.
-"Non mi hai infastidito." Rispose. "E non serve che tu vada via con tanta fretta, puoi restare qui e fare colazione con me." Aggiunse.
Il più grande scosse la testa e infilò il maglione.
-"No, Federico." Replicò. "Non voglio fare colazione con te e non voglio neanche restare." Aggiunse e si avvicinò alla porta della stanza. "Addio."

Era passata quasi una settimana da quella discussione di Benjamin e Federico, dall'ultima volta che i due ragazzi si parlarono. Federico, in quel lasso di tempo, aveva più volte provato a contattare il moro ma questo lo ignorava del tutto, rifiutava le sue chiamate e visualizzava senza rispondere i suoi messaggi. Tre giorni prima i due si incontrarono al cancello ma non appena Federico aprì bocca l'altro scappò via, senza neppure dargli una spiegazione.
Il biondo sapeva di aver sbagliato, non doveva dire quelle cose in quel modo ma gli era venuto naturale farlo, dopo quel che aveva passato gli veniva naturale ferire le persone, anche Benjamin.

Quel giorno, quel venerdì mattina, Federico era sommerso di lavoro al bar, stava totalmente perdendo la ragione tra una caffè macchiato e una fetta di torta alle mele. Il ragazzo che normalmente svolgeva quel turno era malato e il proprietario aveva chiesto a Federico di occupare entrambi i turni, il ragazzo non si era potuto rifiutare e si ritrovava a dover passare il suo venerdì in quel bar.
-"Arrivo subito con il suo cappuccino e il suo muffin alla cannella!" Esclamò, fingendosi allegro, Federico e scrisse sul bloc-notes l'ordine del tavolo 4.
-"Federico è pronto l'ordine del tavolo 8!" Urlò il cuoco, appena uscito dalla cucina, disturbando il chiacchiericcio dei clienti.
Federico alzò gli occhi al cielo e si vietò di gridare in quell'esatto momento, il ragazzo si armò di pazienza e raggiunse l'uomo prima che questo riprendesse ad urlare.
-"Delle crêpes con cioccolata bianca e un frappé al cioccolato per il tavolo sei." Disse Federico al cuoco, mentre prendeva il vassoio con l'ordine del tavolo otto. "E dei pancakes con sciroppo d'acero per il tavolo quattro." Aggiunse.
L'uomo sbuffò e schioccò un'occhiataccia al biondo.
-"Per colpa tua devo sempre lavorare tantissimo." Gli disse e incrociò le braccia al petto.
Il biondo inarcò un sopracciglio e si voltò a guardare il cuoco.
-"Dovresti ringraziare di avere un lavoro anziché lamentarti." Rispose. "E ora sbrigati con gli ordini, i clienti hanno fretta." Aggiunse e girò i tacchi per andare a servire uno dei tavoli.
Fuori dal locale pioveva a dirotto, le strade erano quasi del tutto deserte e gran parte dei passanti si rifugiava all'interno del locale nell'attesa che la pioggia finisse o, quanto meno, diminuisse.
La porta del locale si aprì ancora una volta, lasciando entrare una folata di vento che scompigliò i capelli delle due ragazze sedute ad uno dei tavoli più vicino alla porta. Federico era troppo occupato per rendersi conto dell'arrivo del nuovo cliente, in quel momento il bar era pieno, solo un tavolo era libero. Il tavolo sette.
-"Mi scusi, c'è il ragazzo appena entrato che sta cercando di attirare la sua attenzione per ordinare." Disse la signora, all'incirca sui quaranta anni seduta ad un tavolo con suo marito, che il biondo stava servendo e gli indicò un punto preciso del locale. Federico alzò lo sguardo, verso il punto indicato dalla donna, e un piccolo sorriso comparve sul suo volto.
-"Grazie per avermi avvisato." Il biondo ringraziò la signora e si diresse verso il tavolo sette.

-"Immagino che tu voglia ordinare una cioccolata calda." Disse, con un piccolo sorriso stampato sul volto, Federico non appena raggiunse il tavolo dove il moro era seduto.
Il moro alzò lo sguardo dal suo cellulare e il suo cuore si fermò per un momento. Erano giorni che non vedeva quegli occhi che tanto gli piacevano, che tanto gli ricordavano se stesso felice.
-"Federico." Disse il moro, cercando di sembrare il più impassibile possibile. "Questa mattina non doveva esserci l'altro ragazzo, Thomas?" Gli chiese e bloccò lo schermo del suo cellulare.
Il più piccolo abbassò il capo e strinse il bloc-notes.
-"Quindi ti sei informato sui miei turni per non incontrarmi..." Sussurrò, una punta di delusione era ben chiara nella sua voce.
Benjamin sospirò e scrollò le spalle.
-"Se vuoi metterla così." Rispose. "Comunque sì, voglio una cioccolata calda." Aggiunse.
-"Possiamo parlare?"
-"Vado di fretta."
Il biondo sospirò sconsolato e si sedette di fronte al moro, poggiò il bloc-notes sul tavolo e prese le mani del moro.
-"Ben, mi dispiace." Disse. "Non volevo dirti quelle cose, o almeno non in quel modo."
-"Anch'io non voglio tante cose, eppure."
-"Ben, ti prego..." Sussurrò il biondo. "È- è difficile per me..."
-"E credi che per me non lo sia stato sentirti dire quelle cose?"
-"Non sto dicendo questo..."
-"Non mi aspetto che tu ricambia i miei sentimenti ma almeno non trattarmi in quel modo." Disse il più grande, iniziando a mostrare quanto fosse ferito. "Non chiedermi di dimenticare una delle poche cose belle che mi sono successe."
-"Allora non dimenticare." Rispose Federico e gli strinse le mani. "Non lo farò neanch'io." Aggiunse. "Anche tu mi interessi, Benjamin e non lo sto dicendo solo per farti felice, ma ho paura." Continuò. "Dopo tutto ciò che mi è successo, mi fa paura provare qualcosa per qualcuno."
-"Mi dici sempre che ti è successo qualcosa di brutto ma non mi dici mai cosa." Rispose il moro. "Io ti ho detto molto su di me ma io di te non so quasi niente." Aggiunse. "Capisci che per me è difficile fidarmi di te!"
-"Lo capisco, lo capisco davvero." Replicò il più piccolo. "Per questo motivo ti chiedo un'ultima possibilità." Disse. "Esci con me."

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora