Forty four.

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-"Federico non è colpa mia se tu non hai interessi o passioni, se ti limiti a lavorare in quel lurido bar e a rinchiuderti in casa tua per evitare il mondo. Non è colpa mia se la tua vita è così spenta."
Federico si morse il labbro inferiore per non scoppiare a piangere.
-"B- Benjamin, so che per te la pittura è molto importante e mi d- dispiace per quello che ho detto ma..."
-"La pittura per me è la cosa più importante." Lo interruppe Benjamin. "E ora vattene, perché non ti voglio qui durante la mostra e neanche dopo." Aggiunse. "Vattene, Federico."
Quello fu decisamente troppo per il più piccolo, una lacrima amare gli rigò il viso e un sonoro singhiozzo lasciò le sue labbra schiuse, riecheggiando nella sala vuota.
-"E puoi anche evitare di piangere, non mi farai pena." Continuò a parlare Benjamin con tono duro. "E non riuscirai neppure a rovinarmi la mostra." Aggiunse. "Hai già rovinato abbastanza la tua vita, non farai lo stesso con me." Continuò. "Non ho intenzione di ripeterlo una terza volta, ora vattene o chiamo la sicurezza." Concluse e serrò i pugni.
Federico indietreggiò e tirò su con il naso.
-"I- io non volevo rovinarti l- la mostra o la vi- vita..." Balbettò Federico e cercò di non perdere anche quel minimo di dignità che aveva, mentre le lacrime continuavano a rigargli il volto. "B- buona fortuna per qu- questa sera e per la v- vita..." Continuò e indietreggiò ancora un po'. "Addio." Disse, tra le lacrime, prima di girare i tacchi e correre via.

Benjamin rimase immobile mentre Federico, in preda alle lacrime e ai singhiozzi, usciva correndo dalla sala e non lo seguì nemmeno quando sentì la guardia chiedergli se si sentisse bene e se avesse bisogno di aiuto per tornare a casa. Benjamin non fece nulla pur sapendo che Federico era andato lì solo per sostenerlo e pur sapendo che aveva esagerato con le parole. Aveva parlato senza pensarci troppo.
La mostra iniziò e Benjamin non poté fare a meno di notare che mancava qualcosa. La gente era entusiasta dei suoi quadri e lo riempivano di complimenti ma gli chiedevano anche dove fosse Federico, la scorsa volta gli aveva dedicato un intero discorso e lo aveva venerato come la sua migliore opera mentre quella sera neppure era presente. Benjamin continuava a ripetere che era ammalato e sperava che le domande cessassero ma il suo vero problema erano i suoi pensieri. Nella sua mente continuava a sentire la voce di Federico mentre gli diceva addio. Che cosa intendeva? Addio per questa sera? Addio per sempre? Benjamin non sarebbe riuscito a sopportare di perderlo per sempre.

La mostra finì e Benjamin neppure se ne rese conto, le persone gli facevano complimenti, gli chiedeva se avrebbe fatto una nuova mostra, lui ringraziava e instaurava una conversazione con loro ma la sua mente era altrove. Era tra le braccia di Federico e, per un momento, poté giurare di sentire il profumo del più piccolo intorno a lui.
-"Ti va di venire a cena con noi, Benjamin?" Gli chiese Elliot, arrivato circa dieci minuti prima della fine della mostra.
Benjamin sorrise amaramente e serrò i pugni.
-"Questa sera non c'è Federico, quindi non ha senso che io venga."
-"Non capisco che cosa c'entra Federico."
-"L'ho capito che vuoi solo scopartelo e aggiungerlo alla tua lista ma con lui non ci riuscirai, Elliot." Disse Benjamin e assottigliò gli occhi. "Stai lontano da lui o ti giuro che quei denti di cui vai tanto fieri, faranno un bel viaggetto." Aggiunse e sorrise amaramente. "Buona serata, Elliot." Concluse, mise le mani nelle tasche del suo pantalone classico nero e uscì dalla sala sotto lo sguardo confuso di alcuni suoi amici.

Lo sguardo alzato verso il cielo e una sigaretta stretta tra le labbra, la mente sommersa da pensieri e un peso sul petto che non voleva saperne di lasciarlo andare. I suoi passi lo guidarono verso un pub che conosceva bene, il pub dove si era svolto il primo appuntamento con Federico dove poi avevano deciso di essere solo amici. Con una mano spinse la porta di vetro e fece un passo verso l'interno del locale. Dopo solo un momento il suo corpo venne avvolto da un piacevole tepore e espirò una piccola nuvoletta di fumo che si dissolse dopo pochi momenti.
Il ragazzo si guardò per un momento intorno, forse nella speranza di vedere i familiari capelli biondi di Federico, prima di dirigersi verso il bancone marrone lucido e di accomodarsi su uno degli sgabelli in pelle rossa sistemati davanti a questo. Un rumoroso sospiro lasciò le sue labbra quando si accomodò su quello sgabello che non aveva nulla a che fare con quelli del bar di Federico.
-"Che giornata." Borbottò Benjamin e si passò una mano sulla faccia, mentre gettava il mozzicone di sigaretta nel portacenere in vetro posto sul bancone.
-"Giornataccia, moretto?"
Benjamin alzò lo sguardo confuso quando sentì quella voce, per un momento sperò fosse Federico ma la persona che aveva davanti non aveva nulla a che fare con Federico. Davanti a lui c'era una ragazza dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, le labbra carnose tinte di rosso, vari tatuaggi le decoravano le braccia e un vestito rosso metteva in mostra le sue forme.
-"Decisamente sì." Rispose Benjamin e sospirò nuovamente. Il ragazzo prese il pacchetto di sigarette e l'accendino dalla tasca della sua giacca, fece per estrarre una sigaretta ma la ragazza fu più veloce di lui.
-"Offro io questa volta." Disse la giovane, gli fece l'occhiolino e gli passò una sigaretta.
Il moro guardò la sigaretta e corrugò la fronte.
-"Credo che, oltre le caramelle, non si accettino sigarette dagli sconosciuti."
La ragazza rise e poggiò la sigaretta sul bancone, per poi porgere le mano al moro.
-"Io sono Aria." Si presentò. "Aria Fox." Aggiunse e gli sorrise. "Tu invece come ti chiami?"
Benjamin le prese la mano e sorrise.
-"Benjamin Mascolo." Si presentò.
La ragazza spalancò gli occhi.
-"Quello che questa sera aveva la mostra alla Blue gallery?"
-"Sì, sono io."
-"Ne ho sentito parlare molto."
-"Spero bene." Sorrise Benjamin e prese la sigaretta che gli aveva dato la ragazza.
-"Molto bene." Rispose lei. "E ho sentito anche dire che sei molto bello ma lo sei molto più di quanto credessi." Aggiunse e gli fece l'occhiolino. "Che cosa ci fa un ragazzo tanto bello e bravo qui da solo?" Gli chiese e inclinò la testa da un lato.
-"Bello e bravo..." Ripeté il moro e sospirò. "Conosco molte persone che direbbero il contrario."
-"Anche la tua fidanzata?" Ridacchiò la ragazza.
-"Il mio fidanzato, sì, direbbe il contrario." Rispose Benjamin.
Aria strabuzzò gli occhi ma non si scompose e non si perse d'animo.
-"E come si chiama il tuo fidanzato?" Gli chiese e strinse il suo bicchiere tra le mani.
-"Federico."
-"Federico, bel nome." Replicò la giovane. "Spero sia bello almeno quanto te."
-"Oh, lui lo è molto di più." Disse Benjamin e si morse il labbro nel ricordare quanto quella sera era bello Federico. "È il ragazzo più bello che esista."
Aria sorrise.
-"E ne sei innamorato?"
A quella domanda il moro trasalì, rimase senza parola. Sapeva di provare qualcosa di forte per Federico ma non sapeva se poteva ancora definirsi, del tutto, innamorato e nessuno prima di quel momento gli aveva fatto quella domanda.
-"Ho capito." Disse la ragazza, divertita.
Benjamin alzò lo sguardo sulla ragazza e notò che stava scrivendo qualcosa su un foglietto.
-"Che cosa stai facendo?" Gli chiese.
Alison, dopo qualche momento, si alzò e gli porse il foglio.
-"Se con Federico dovesse andare male o, semplicemente, ti dovesse venire voglia di restituirmi la sigaretta." Iniziò a parlare Aria e prese la sua borsa. "Chiamami." Aggiunse e gli sorrise. "A qualsiasi ora, ti risponderò." Continuò e si avvicinò per stampargli un bacio sulla guancia. "Ciao moretto." Concluse e andò via.

Hot Chocolate || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora