XVII. Fantasmi del passato.

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Tre ore dopo...
-Finito!-dico buttando malamente le pinze nella cassetta degli attrezzi.

Strisciando per terra esco da sotto l'Audi e mi metto seduta, passandomi una mano sulla fronte imperlata di sudore.

-Direi che ho fatto un buon lavoro, no?-chiedo voltandomi verso lo sgabello in cui è seduto Ilyà.

Mi lancia un'occhiataccia ma non risponde. Alzo gli occhi al cielo. Quando gli dissi che avrei potuto sistemare da sola l'auto, si era messo a ridermi in faccia e aveva detto qualcosa in russo, che ovviamente non capii.

-Antipatico...-sibilo alzandomi in piedi e togliendo dei sassolini che si sono attaccati ai pantaloni.

Lui sembra sentirmi ma, come sempre, rimane in silenzio fulminandomi con lo sguardo.

-Guarda che sorridere, o scherzare, non ha mai fatto male a nessuno-concludo piccata.

-E stare un pò in silenzio non ha mai fatto male a nessuno-ribatte scocciato alzandosi per andare ad abbassare il sollevatore, sul quale è parcheggiata l'Audi.

Stringo le labbra, cercando di evitare di mandarlo a quel paese, anche perchè in questi giorni dovrò condividere il mio 'spazio vitale' con lui, che mi farà da babysitter.

"Tutte a me capitano.." penso affranta.

-E poi vatti a dare una lavata, sei tutta sporca in faccia, ragazzina-continua lui stuzzicandomi.

-Ma chi sei tu per dirmi cosa devo fare? Mio padre?-sputo acida sedendomi sullo sgabello dove era seduto Ilyà fino a qualche secondo fa.

-Per carità, no. Non reggerei nemmeno due secondi con una figlia come te. Molto probabilmente ti abbandonerei in qualche orfanotrofio, ragazzina-conclude.

Sento una morsa stringersi nel mio stomaco, la vista diventare appannata e il viso bagnarsi a causa delle lacrime che scorrono lente.

Faccio davvero così schifo come persona? So perfettamente di essere antipatica a volte, perchè voglio che le persone conoscano solo questa mia parte e non quella fragile, in modo tale da non potermi manipolare i pensieri e sfruttare tutte le mie debolezze contro di me. Ma tutto questo odio, da una persona che pensavo diversa da tutti gli altri , non me lo sarei minimamente aspettato.

Mi scappa un singhiozzo e Ilyà, come rendendosi conto solo ora di ciò che ha detto, si gira verso di me, lasciando perdere la ruota della R8.

Mi guarda senza dire nulla, ma, dopotutto, non posso aspettarmi altro, nè tantomeno delle scuse da parte sua.

-Okay-sussurro afflitta e a testa bassa, salto giù dallo sgabello e mi avvio verso la porta d'ingresso di casa.

Trovo mio padre seduto sul divano, con una ciotola di pop corn fra le gambe e il telecomando in mano, mentre fa zapping fra i canali. Mi lancia una breve occhiata, ma poi sgrana gli occhi volgendo del tutto lo sguardo verso di me.

-Tesoro! Che ti è successo?-quasi urla piazzandosi davanti a me facendo cadere per terra la ciotola, poggiando le mani sulle mie spalle e scrutandomi attentamente.

Sussurro un "nulla" e lo sorpasso, andando dritta dritta in bagno. Do un'occhiata veloce allo specchio, che non fa altro che accertare i miei pensieri. Ho un'aspetto davvero orrendo. I capelli legati in una lunga coda arruffata, sulla fronte ci sono le stampe delle quattro dita della mano,che quando ho passato sulla fronte essendo sporche di grasso e olio dell'auto, hanno lasciato l'impronta, gli occhi e il naso rossi a causa del pianto. Per non parlare di quanto sono sporchi i vestiti...

Faccio una smorfia rivolta al mio riflesso nello specchio e mi spoglio, per poi infilarmi sotto la doccia.

Me la prendo con calma, così che quando esco dalla doccia è già passata mezz'ora. Asciugo velocemente i capelli, che diventano immediatamente tutti elettrizzati e indosso un jeans nero e una felpa azzurra. Afferro il telefono dai pantaloni sporchi, passo dalla camera per prendere gli auricolari e torno giù in soggiorno, dove mio padre guarda una partita di calcio.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora