LVIII. Voglio solo il suo amore.

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-Ti credo.-

Mi lascio andare a un sospiro di sollievo, ringraziando silenziosamente il cielo per aver trovato una persona comprensiva.

-Non voglio più sentire ad un'osservazione del genere, intesi?- Gli do un pugnetto sul petto, tornando a guardarlo negli occhi. –Mai più.-

Annuisce, allacciando le braccia al mio bacino e mi avvicina a sé. –Mi dispiace per come mi sono comportato... devo imparare a pensare per due.-

Attacca le labbra al mio collo, e sento il suo respiro caldo sulla mia pelle che rabbrividisce. Il cuore sprofonda nello stomaco, che sta facendo di tutti gli organi un centrifugato. Questo ragazzo mi destabilizza.

-E così... ti piaccio davvero tanto, uhm?- sussurra, lasciando una scia di baci fino alla spalla scoperta.

Deglutisco rumorosamente, a disagio. -N-no...- balbetto con voce poco credibile.

-Uhm...- mugugna, continuando a lasciarmi una scia di baci caldi che vanno dall'orecchio fino alla spalla. –Non so perché ma non ti credo.-

-Mi stai mettendo a disagio.- ammetto, alzando gli occhi al cielo.

-Ed è proprio ciò che voglio.- Lo sento sghignazzare contro la mia spalla. –Non ti facevo così dolce, sai? "Mi piace la ragazza che divento quando sto con te, il tuo umorismo, la tua risata."-

-Ho la reputazione da acida da mantenere.- borbotto, maledicendo quasi la mia lingua lunga. –Tu, piuttosto, sai che sei vecchietto in confronto a me? Potresti essere mio fratello.-

Si allontana da me, sulle spine e prende il mio viso tra le mani tatuate, osservandomi attentamente. –Ti da fastidio?-

-Il fatto che fra un po' ti spunteranno di capelli bianchi?- lo stuzzico, facendo finta di cercare il bianco tra i ciuffi castani. –O che ben presto dovrò spedirti in una casa di cura per anziani?- Mi lancia un'occhiataccia, mista a reale terrore di avere dei capelli bianchi e scoppio a ridere, alzando gli occhi al cielo. –Dio, Manu, quanti problemi ti fai! A me non fa nessun effetto, l'ho sempre considerato un numero e non mi interessa cosa pensa la gente. Ammetto che sei anni di distanza sono un po', ma non per me. Tu?-

Scuote la testa, facendo spallucce.

-Bene, e adesso andiamo. Credo che la dose diabetica per oggi l'ho fatta e i piedi stanno chiedendo pietà.- Esco abilmente dall'abitacolo, stiracchiandomi.

Anche lui mi segue a ruota, e mi acciuffa per un fianco mentre chiudo la Lamborghini e mi avvio fuori dal quadrato.

-Ma prima scherzavi riguardo al reggiseno?- sussurra al mio orecchio, mentre camminiamo sullo sterrato costellato da numerose Bentley.

-Ti meraviglieresti della veridicità dell'affermazione.- ribatto, sorridendo. -È lì che dobbiamo andare?-

Indico la grande casa bianca di fronte a noi, addobbata con decorazioni in cristallo che riflettono la luce dei faretti istallati sul vialetto d'ingresso. Delle guardie sono in posizione diritta davanti al portone monumentale, dal quale un via vai di persone ricoperte di gioielli dalla testa ai piedi esce ed entra dalla struttura con calici di champagne e sorrisi briosi.

-Ma dove mi hai portato?- chiedo, mentre rimiro la grande villa bianca.

-Ad un'asta organizzata dalla Lamborghini che mette in palio una Veneno.- spiega facendo un cenno allo stendardo della casa automobilista posizionato presso l'ingresso, a cui non avevo fatto particolarmente caso.

-E tu vuoi provare a comprarla? Costa quattro milioni, Manuel.- ribatto, lanciandogli un'occhiata stupita.

Lui scuote la testa. –Non la prenderò io, ma mio padre.-

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora