LXX. È solo l'inizio.

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Piccolo favore prima di iniziare a leggere il capitolo conclusivo... ascoltate la canzone che vi metto qua sopra. È molto importante, e ne capirete presto il motivo. Grazie a tutti coloro che lo faranno e buona lettura.

"Che cosa hai combinato, Jordan?"

Il tonfo di qualcosa che cade mi fa spalancare gli occhi ma attorno a me è tutto buio. Mi tiro a sedere, e passo le mani su ciò su cui sono seduta, indentificandolo come un letto. Un intenso profumo di mela verde giunge alle mie narici, e per un momento mi domando se sia la camera di Manuel.

-Anna...- Una mano afferra la mia spalla, e sobbalzo, presa dalla paura; pochi istanti dopo le luci si accendono e sono costretta a chiudere gli occhi per non rimanere accecata.

Sbatto velocemente le palpebre, coprendomi con un braccio finché i miei occhi non si abituano alla luce e riesco a visualizzare ciò che mi circonda. Sono sopra un materasso ad una piazza e mezza con lenzuola verdi e bianche, un grande armadio a specchi alla mia sinistra e una vetrata che da su un prato di fronte. Molto sobria, nulla di particolare.

-Come ti senti?- domanda la voce di Manuel, alla mia destra.

Faccio spallucce, sbadigliando. –Che ore sono?-

-Sono le dieci di sera... ti stanno aspettando tutti sotto per l'incontro con il capo.- Giocherella con una ciocca dei miei capelli.

-Ma non ho vinto la gara...- Scuote la testa, segno che non è a conoscenza del perché. –Cosa mi è successo?-

-Sei svenuta, e Ilyà ti ha afferrato al volo prima che cadessi per terra. Ti abbiamo portato qui, nella villa di Tarantola e Brian ci ha dato indicazioni affinché tu riposassi ed io facessi da guardia. Appena ti saresti svegliata avrei dovuto portarti di sotto. È da quattro ore che dormi.- spiega, stringendo la mia mano nella sua.

Punto i miei occhi nei suoi che sembrano colmi di stanchezza. –Che fine ha fatto la Porsche? Dimmi che Brian non ci ha messo le mani sopra.-

Scuote la testa, lasciandomi un bacio sulla guancia; sorrido istintivamente. –No, l'ho guidata io. Sai, si porta che è una favola, potrei anche farci l'abitudine.-

Gli lancio un'occhiataccia, trattenendo una risata. –Mi devi un giro con la Centenario. Tutto ha un prezzo.-

Scoppia a ridere, riempiendomi il cuore di gioia e gli lascio un veloce bacio a stampo, prima di saltare giù dal letto. –Hanno messo Jordan in un contesto troppo grande per lui. Manuel, questa cosa mi spaventa.-

Sospira, alzandosi a sua vola dal bordo del letto. –Se ce ne sarà bisogno, interverremo, altrimenti la sua copertura andrà in aria e si troverà nei guai.-

Annuisco, sollevata dal fatto che appoggi la mia idea, e gli faccio cenno di farmi strada. Usciamo dalla stanza, imboccando un corridoio dalle pareti rosso sangue e alcuni dipinti paesaggistici di artisti a me conosciuti, costellato da tante altre porte anonime e dei faretti sono incassati nel tetto.

Ben presto spuntiamo in un soggiorno dall'aspetto maschilista, con un grande lampadario di cristallo al centro e due grandi divani che danno le spalle al corridoio, di fronte un televisore al plasma. In fondo a sinistra un grande tavolo di vetro, su cui vi sono una decina di posti e una pianta grassa sopra.

Noto delle figure accomodate sul divano, alcuni impalati – Ilyà – e altri stravaccati come se avessero corso una maratona. Un ragazzo a me sconosciuto si volta nella nostra direzione, avendo sentito i nostri passi, e si alza di scatto, portando la sua figura massiccia verso di noi.

-Anna Black! Atena! E chi l'avrebbe mai detto che ti avrei mai visto? Sei diventata un mito da queste parti.- mi elogia, poggiandomi un braccio sulle spalle e rivolgo uno sguardo terrorizzato a Manuel, che fa cenno di calmarmi. –Il capo è talmente impaziente di vederti che questa mattina ha ordinato di fare le pulizie da cima a fondo nella casa, lasciando disposizioni affinché non ti mancasse nulla. Hai fame? Abbiamo fatto la spesa.-

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora