XLIII. Non riuscirai a leggermi.

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Si avvia senza darmi una risposta, e ridacchio sottovoce, facendo una corsetta per raggiungerlo.

"Accidenti a te, ragazzino"

Magherì, al ritorno dal cimitero, sembra essersi volatilizzata all'interno della sua baracca, dato che la sedia non è più fuori.

Io ed Ilyà ci accomodiamo in macchina, senza parlare e io continuo a guardare fuori dal finestrino, come ho fatto per tutto il viaggio d'andata. La macchina si avvia, e usciamo dal parcheggio, con il mio sguardo ancora puntato sulla baracca che si fa sempre più piccola.

-Solitamente quando fa così, significa che ha bisogno di stare da sola per riflettere. A volte mi chiedo cosa possa frullare in testa ad una persona di settant'anni con un cancro allo stomaco. Già, un cancro allo stomaco che la sta consumando piano piano. Il suo decesso dovrebbe avvenire fra poco, dato che siccome non ha un lavoro stabile, non si può permettere le costose cure che la manderebbero in bancarotta.- sussurro, parlando più con me stessa che con Ilyà. -Mi viene da ridere. Ridere di me stessa, che mi lamento della mia situazione, quando in realtà ci sono persone in situazioni peggiori delle mie. Questa brava donna non si merita di morire... Dio a volte è proprio ingiusto, uhm? Sembra così felice, di poter ritrovare suo marito nella pace del Paradiso, eppure sento che noi abbiamo bisogno di persone come lei qui, su questo pianeta.-

Ilyà ascolta i miei monologhi, nel totale silenzio. Forse non gli importa affatto ciò che sto dicendo, forse non sa cosa dire perché non la conosce. Al massimo sulla mia carta d'identità dovrò aggiungere la spunta: "Delira, parlando contro un finestrino".

Ridacchio al solo pensiero della faccia che potrebbero fare i poliziotti, quando mi cattureranno dopo un inseguimento o durante una corsa... La cosa, per quanto spiacevole possa essere, si potrebbe rivelare comica.

Schiarisco la voce, cercando di camuffare la mia risatina. -Allora, abiti in uno di quei palazzi nel centro della città che sputano euro da ogni centimetro quadrato, oppure un modesto appartamento? Io spero la seconda opzione!- farfuglio, non sapendo cosa dire.

-Se non sai cosa dire, stai zitta, ragazzina.- ribatte Ilyà, con tono seccato mentre si immette in una piccola stradina, di cui non so nemmeno la posizione dato che ho fissato la strada molto distrattamente.

-Devo pur colmare in qualche modo i miei vuoti... Perciò parlo.- scrollo le spalle.

-Cosa ci trovi di utile nel parlare? È solo uno dei tanti mezzi inutili che si usano per trasmettere i propri sentimenti. Quando in realtà, se parli con una persona che ti conosce, basta che ti guarda negli occhi per sapere cosa ti passa per la testa.- controbatte, lasciandomi a bocca aperta.

Mi volto verso di lui, a bocca schiusa. -Oddio, devo segnare questo giorno sul calendario! Ilyà ha parlato, e ha espresso la sua opinione senza usare monosillabi che non siano "Idiota, "Si", "No". Mi sto commuovendo.- Strofino la manica della maglietta sugli occhi, facendo finta di asciugarmi le lacrime.

Lui sbuffa seccato, ma un angolo della sua bocca si solleva impercettibilmente verso l'alto. -Ragazzina ottusa.-

Metto su il broncio, incrociando le braccia al petto ma rimango in silenzio, in modo tale da evitare le sue ramanzine che, per quanto brevi e insensibili possano essere, mi fanno passare la voglia di battibeccare per passare tempo.

La macchina si ferma dopo qualche minuto, in cui non ho fatto altro che guardare fuori dal finestrino con lo sguardo perso e la mente spenta, davanti a una casetta giallognola con un piccolo giardinetto davanti contornato da fiori colorati.

Ammiro il verde acceso dell'erba appena innaffiata, che risplende alla luce del Sole catturando la mia attenzione.

-Smettila di fissare quell'erba con faccia ebete. Non la puoi fumare.- Mi ridesta la voce la voce ironica del biondo, e di conseguenza alzo gli occhi al cielo.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora