XXIX. Trilli e Peter Pan.

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P.o.v. Giammarco(finalmente!)

-Accidenti!-sputo acido, battendo un pugno sul bordo del lavandino, per la centesima volta da un minuto a questa parte.

Alzo lo sguardo sul mio riflesso nello specchio, con disgusto.

"Cretino, cretino, cretino"

Sono queste le parole che si ripetevano in continuazione nella mia testa, prima che prendessi piena coscienza della cazzata che avevo fatto il 31, giorno in cui segnai la mia condanna di morte.

-Sei uno stronzo!-esclamo, puntando un dito verso il mio riflesso.

-Almeno lo sai-sento un'altra voce ribattere.

-Zitto!-gli urlo contro, il volto paonazzo.

- No, hai bisogno di qualcuno che ti sbatta in faccia tutto ciò che è successo, anche se ne sei pienamente cosciente e sai benissimo che sei nella merda fino al collo. Io ti avevo avvertito, te lo avevo detto che avresti dovuto parlare con Anna, riguardo al tuo passato, ma no! Non mi hai dato ascolto e adesso sono cazzi tuoi! Se per una volta nella tua misera esistenza mi avessi dato ascolto, facendo ragionare le rotelle di quel cazzo di cervello, mi avresti dato ragione e saresti andato da lei di corsa. E adesso la perderai, come è giusto che sia! Prima perderai la sua fiducia e poi lei, del tutto, perchè sai benissimo come è fatta- ribatte mio fratello, irato.

-Zitto!- ripeto, tappandomi le orecchie con le mani. Le lacrime bagnano le mie gote, scorrendo lentamente per il collo e inzuppando la maglietta.

- Ma guardati...Guarda come sei ridotto- infierisce Giammarco-L'unica cosa che potresti fare in questo momento è prendere il toro per le corna e andare da lei, dicendole tutta le verità, prima che lo faccia io! Si, hai capito bene, ci andrò io. Perchè una ragazza come lei non merita tutto questo, con tutto ciò che sta passando, tu metti il carico, quando invece avresti potuto risolvere la situazione subito. Eri la fiamma che brillava nel suo petto, ogni volta che incrociava il tuo sguardo, eri colui che l'aveva salvata dalle tenebre e che adesso stenta a riconoscere. La distruggerai, ma a quanto pare l'amore che provi per lei non è forte come le fai credere-.

E mi abbandona. Così come farà Anna quando verrà a conoscenza della verità.

Vorrei poter tornare indietro nel tempo; tornare indietro per cambiare gli eventi: non sarei mai dovuto andare a quella festa, non mi sarei dovuto ubriacare così tanto , eppure ero pienamente cosciente di ciò che stavo facendo, di ciò che dicevo e, ahimè, anche di ciò che pensavo, vorrei non aver incrociato il suo sguardo e piantato i miei occhi nei suoi, così splendenti, per la prima volta da quando è tornata.

Ma, come dice sempre mia madre:" Ormai la frittata è fatta". Non posso tornare indietro e devo prendere atto di tutte le mie colpe.

Eppure scoppio in un pianto ininterrotto, bambino quale sono, paralizzato dalla paura della sua reazione, di vederla crollare nuovamente e la delusione balenare nel suo sguardo, un'attimo prima sorridente.

"Ho bisogno di evadere"

Il cuore a pezzi, lo stomaco chiuso dall'ansia e gli occhi rossi come pomodori, mi alzo dal bordo della vasca, afferrando il casco e le chiavi della moto, esco di casa, dirigendomi verso l'unico posto in cui potrò trovare la pace e calmarmi: il nostro parco; il parco dove incontrai Anna per la prima volta.

Il traffico eccessivamente lento, non fa altro che irritarmi notevolmente e il freddo Polare non aiuta: sento già il naso cristallizzato.

Quando giungo davanti al parco, lascio la moto a qualche metro di distanza dall'entrata e mi accomodo sotto l'ombra fresca della chioma di un salice. Guardo l'area circostante, con malinconia: è un luogo abbastanza isolato, la cui posizione è conosciuta solo a me ed Anna, una distesa di prato verde con qualche salice dalle foglie troppo lunghe, le quali ricadono a terra come lacrime, interti ma di una bellezza incommensurabile, un piccolo laghetto al centro con una semplice panchina in pietra diroccata a fargli da contorno.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora