XXVII. Rientro traumatico.

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It took us a while
With every breath a new day
With love on the line
We've had our share of mistakes
But all your flaws and scars are mine


Ci è voluto un po '
Ad ogni respiro un nuovo giorno

Con amore sulla linea
Abbiamo avuto la nostra parte di errori

Ma tutti i tuoi difetti e le tue cicatrici sono mie

-Still folling for you-Ellie Gouling.

È passata una settimana, cinque giorni, 3 ore, 7 min e 45 secondi da quel giorno, ovvero il 31 Dicembre. Ricordo ancora limpidamente gli avvenimenti di quella notte, appena scoccato il primo secondo del nuovo anno.

Avvenimenti, che mi baluginano in mente, ogni qualvolta poggio lo sguardo sullo schermo del telefono, forse nella vana speranza di vederlo illuminare, mostrando una chiamata o anche solo un misero messaggio da parte del russo, che si è dimostrato avere un cuore vivo e pulsante, sotto quella corazza di pietra.

Siamo rimasti per un'ora buona ancora seduti sotto la Luna, in silenzio, o meglio, Ilyà in silenzio mentre ascoltava me, che parlavo di tutto ciò che mi passava per la testa. Poi abbiamo sentito la voce di Alyssa da dentro casa, mentre si avvicinava alla porta sul retro e il russo mi ha lasciato lì, andandosene con il passo felpato col quale era venuto.

Da quel giorno non si è fatto più vivo, volatilizzato nel nulla, piantando un nuovo seme nella mia anima turbata:dubbio; dubbio sulla relazione tra me e Giammarco. Sono rimasta rinchiusa in casa, la Porsche abbandonata a se stessa, il telefono pieno di chiamate da parte di Manuel e Giulio, mentre ero circondata dalla mia bolla, nella quale mi rinchiudo ogni qualvolta che devo pensare.

Purtroppo adesso, dovrò abbandonare il suo abbraccio confortevole, facendola scoppiare, perchè oggi è il primo giorno di scuola, dopo le vacanze e non posso permettere alla mia mente di distrarsi, intavolando pensieri che non stanno né in cielo né in terra.

Ed eccomi qui, con i piedi piantati sull'asfalto, posizionata davanti al cancello in ferro battuto della Bruni, indecisa se entrare o meno, se incominciare la discesa verso l'Inferno che mi aspetta o meno.

Ma purtroppo, anche se scapperei da qui a gambe levate senza pensarci due volte, rifugiandomi in casa, stavolta devo rinunciare ai miei piani di fuga progettati scrupolosamente tutta la notte a rigirami nel letto, dato che il mio amatissimo professore di Fisica mi ha già visto e anche salutato.

Risultato: se provassi a scappare, sospensione assicurata. Quindi, mi armo fino ai denti di una sicurezza che al minimo soffio di vento cadrebbe a terra, come un castello di carte e oltrepasso la soglia.

Cammino a passo felpato verso il portone, sperando di non fare incontri piacevoli: gli occhi lanciano occhiate a chiunque mi passi accanto, lo zaino quasi del tutto vuoto sbatte sulla mia schiena, facendo tintinnare i vari ciondoli che ho attaccato alle cerniere.

Lancio un sospiro di sollievo, sciogliendo di poco i miei muscoli irrigiditi, appena poggio la mano sulla maniglia del portone ma sento un braccio cingermi le spalle, facendomi perdere 10 anni di vita in un sol colpo.

-Buongiorno amore-sentii una voce calda susssurrarmi nell'orecchio.

Sorrido impercettibilmente, ricambiando il saluto, un po' confusa.

-Da quando in qua mi chiami amore? Io ero ferma al Puffa-esprimo i miei dubbi, aprendo il portone.

Lo oltrepassiamo con un po' di fatica, in quanto lui non accenna a staccarsi da me. Giammarco fa spallucce, rimanendo sul vago. - Da oggi-.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora