IV. Bugie.

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Vedo mia madre diventare rossa per la vergogna e farsi piccola piccola sulla sedia.

Sono senza parole. Totalmente. E non è facile mettermi a tacere.

Quella frase risuona in continuazione nella mia testa.

"Sto con un altro uomo da 6 mesi"

Sei mesi, diamine.

Sei.

Mesi.

Sei maledettissimi mesi in cui lei avrebbe potuto confidarsi ma non l'ha fatto.

Mi sorge una domanda sola:- Perché? Perché non me lo hai detto?- dico con una calma da far paura.

-Pensavo non accettassi la cosa. Scusami davvero- dice allungando una mano verso la mia, per poggiarla sopra di essa. Io la scanso. La rabbia si fa sentire. Detesto le bugie.

-Sei mesi. Non mi hai detto niente per sei maledettissimi mesi. Sei cavolo di mesi, porco puffo- dico, cercando di contenermi.

Mia madre mi guarda, con timore. Sa che odio le bugie ma lei mi ha mentito lo stesso...

- Mi hai mentito per tutto questo tempo. Non mi hai detto niente. Non ho niente in contrario sul fatto che ti frequenti con uno ma che me lo hai nasco per ben sei mesi che stai con lui... No, cavolo... No... Sai che odio le bugie ma nonostante tutto tu sei andata avanti. Sei stata brava a camuffare il tutto. Sai non mi era neanche passato per la mente. Mi ero accorta che a volte ritornavi tardi, pensavo fosse per il lavoro ma no... Tu stavi con un uomo alle mie spalle... Sono tua figlia, porco puffo. Tua figlia. Avevo il diritto di saperlo- dico stringendo il bordo del tavolo, così forte che le nocche diventano bianche e le dita viola.

Mia madre mi guarda rattristata e con compassione. Non posso rimanere altro tempo qui oppure dico cose che preferirei tenere nella mia testa, per il momento.

Mi alzo con lentezza della sedia, sotto lo sguardo timoroso e triste di mia madre.

Salgo le scale e sento i tacchi di mia madre che mi seguono.

Come se fossi un automa, prendo uno zaino da sotto il letto, ci infilo dentro il pigiama, un paio di pantaloni e la felpa.

Andrò da Giammi. Lui riuscirà a calmarmi.

Supero mia madre, che è rimasta inerte al centro della mia stanza osservandomi e le urto una spalla apposta. Lei sa che, quando faccio così, significa che sono incazzata veramente e che farebbe bene a non ribattere.

Non sono una persona violenta: sono suscettibile e detesto le persone che mentono. Soprattutto per un buon lasso di tempo.

Prendo le chiavi, il cellulare e gli auricolari e me ne vado sbattendo la porta.

Attraverso la strada e svolto a sinistra. Dopo circa 200 metri scorgo la casa di Giammi, con delle luci accese. Busso alla porta rosso lucido, timorosa.

Mi viene ad aprire Rosa, la mamma di Giammi. Una donna sulla cinquantina, bassina e leggermente robusta, capelli rossi e occhi azzurri, ha un cuore enorme, grande quanto una casa.

-Tesoro, come mai qui a quest'ora?- mi domanda, sorridendomi.

- Non voglio mettere piede in quella casa per ora. Potresti ospitarmi per questa notte? Ti prego, Rosa- le chiedo mentre una lacrima solitaria solca la mia guancia.

Rosa mi stringe a sè, con fare affettuoso e sussura:- Sei sempre la benvenuta piccola. Su in camera c'è Giammarco. So che hai bisogno di lui. Ma comunque per qualsiasi cosa io ci sono sempre eh-.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora