XLVI. Il compleanno di Michelle Obama.

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"L'ho sempre detto io di essere portata per fare la bibliotecaria."

Mezz'ora dopo siamo già fuori di casa - Alyssa era talmente emozionata che si è preparata più velocemente di Speedy Gonzales.

Dato che siamo in tre, mio padre ci ha prestato le chiavi di una delle sue tante Mercedes che ha nel garage.

-Prima andiamo a mangiare, vero?- chiede Alyssa, sporgendosi dal sedile posteriore.

Jordan, senza staccare gli occhi dalla strada, annuisce. Io faccio una smorfia: avrei voluto guidare io, ma lui mi ha vietato categoricamente di toccare volante prima di domani. "Il dottore ha detto che devi stare a riposto" ha detto, prima di chiudermi in faccia la portiera e lasciarmi con il sangue a ribollire nelle vene.

Ci inoltriamo nel centro della città, e qualche minuto dopo posteggiamo la Mercedes davanti a un piccola pizzeria dove fanno pizze personalizzabili. La prima ad uscire dalla macchina sono io, affamata allo stato puro - dato che la colazione l'avevo fatta più di quattro ore prima.

La pizzeria è quasi del tutto vuota, dato che raramente le persone mangiamo pizza a pranzo, ma Alyssa ha insistito per mangiarla finché non ci siamo arresi e abbiamo acconsentito, sotto le sue urla di gioia.

Il pranzo scorre velocemente tra un boccone di pizza e l'altro, e quando ho finito mi lascio andare a un sospiro appagato per la prelibatezza appena mangiata.

-E così hai invitato il barista alla festa, uhm?- Alyssa mi lancia un'occhiataccia, mentre afferra l'ultima fetta di pizza.

-Mi dovresti ringraziare.- Le faccio un occhiolino. -Sembrava che ti piacesse, da come ne parlavi.-

Lei annuisce velocemente, con le guance imporporate e stacca un morso dalla fetta di pizza, distogliendo lo sguardo imbarazzato.

-Jordan, vuoi che sistemi pure te?- domando con tono critico, ma trattengo le risate quando lo sento tossire violentemente per l'acqua andatagli di traverso.

-No, grazie per l'offerta. Non voglio rischiare che mi rifili una maniaca, o chissà cosa.- proferisce, criptico. -E comunque, sono felicemente singol.-

-Sei gay?- domanda Alyssa, intromettendosi nella discussione, sputacchiando dei pezzi di pizza sul tavolo.

Jordan le lancia un'occhiataccia, ma scuote la testa, alzando gli occhi al cielo. -No, Alyssa.-

Quest'ultima fa spallucce. -Una bellezza come te non va sprecata.-

Incrocio le braccia al petto, osservandoli divertita mentre si scambiano battute provocanti per i trenta secondi dopo.

-Piccioncini, mi spiace interrompere il vostro flirt ma siamo qui da due ore e sono già le tre. Se vogliamo arrivare in orario a casa dobbiamo muoverti.- irrompo, alzandomi dalla sedia e prendo la borsa a tracolla che mi sono portata per tenere il portafogli dentro.

Loro si lanciano occhiate imbarazzate e dopo qualche scusa mi seguono fuori dal locale. Giriamo per i negozi, trovando alcune cose carine ma nessuna che ci attiri particolarmente finché non troviamo un piccolo negozietto isolato dal resto degli altri. Abiti eleganti e particolari sono esposti in vetrina, e Alyssa ne adocchia uno di cui s'innamora. Ci trascina al suo interno, spalancando la porta con una foga mai vista.

-Buongiorno.- Una signora sulla sessantina ci accoglie calorosamente, sorridendoci dal centro della stanza ricolma di abiti eleganti.

-Salve, stiamo cercando degli abiti eleganti per un compleanno importante.- La mia voce si fa dubbiosa nell'ultima parte della frase, cosa che non scappa alla signora, che fa un piccolo sorrisetto.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora