LXIV. Prendere il coraggio in mano.

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Nella foto in alto, Alyssa! Buona lettura!

-Allora non mi sbagliavo!- esclama, baciandomi la punta del naso. –Sotto sotto sei una tenerona.-

Il rumore di qualcosa che si frantuma sul pavimento mi fa svegliare di soprassalto, e mi agito sotto le coperte, togliendo il lenzuolo dalla mia faccia. Manuel non è al mio fianco.

-Chiudi gli occhi!- sento la sua voce urlare, agitata.

Stropiccio gli occhi, aprendoli lentamente e cerco con lo sguardo Manuel, trovandolo nudo, accovacciato sul pavimento mentre cerca di raccogliere i cocci dell'oggetto che ha causato il mio risveglio. Arrossisco di botto, serrando gli occhi e vi poggio anche le mani sopra, tentando invano di cancellare la scena che si è presentata davanti a me.

Nella mia testa rimbomba la voce di Alyssa che dice "Ben dotato, il figliolo" e scoppio a ridere, rendendomi conto che è ciò che avrebbe realmente detto se fosse stata qui.

-Dimmi che è solo un sogno poco pudico...- mi lamento, buttandomi all'indietro sul letto e copro la faccia con un cuscino, per evitare di fargli vedere il mio imbarazzo.

-Per tua fortuna, no.- ribatte l'altro, mentre sento le ante dell'armadio aprirsi e richiudersi poco dopo. Il lato destro del letto si curva sotto il peso del corpo di Manuel, e istintivamente, mi ritraggo fino al bordo del materasso.

-Ma si può sapere cosa diavolo stavi facendo?!- urlo, quando infila una mano sotto la mia maglietta e le gambe vengono intrappolate dalle sue.

-Stavo andando a farmi una doccia, ma poi mi è venuta sete e, dato che stavi dormendo, ho pensato bene di entrare in camera conciato così e il bicchiere mi è scivolato perché avevo le mani bagnate.- spiega, tentando di togliermi il cuscino dalla faccia; schiaffeggio la sua mano, impedendoglielo.

-È una delle scuse più idiote che abbia mai sentito.- ammetto, ridacchiando. –Ti sei coperto?-

Lo sento mettersi cavalcioni sopra di me, e mi irrigidisco, arrossendo violentemente. –Forse sì, forse no... togli quel cuscino e lo scoprirai...- sussurra, e la sua mano viene a contatto con la pelle del mio fianco.

Tentenno qualche attimo, ma poi tolgo il cuscino dalla faccia e mi lascio andare a un sospiro quando vedo che si è messo un paio di pantaloncini blu. –Lo immaginavo, sai? L'ho intuito dal fatto che avessi aperto l'armadio.-   

-Astuta.- confessa, compiaciuto. Mi stampa un leggero bacio sulle labbra, piantando le braccia muscolose ai lati della mia testa.

Lascio uscire un lamento della mia bocca. –Mi stai rammollendo, non è giusto.-

-Io direi che sto facendo uscire la parte migliore di te.- si pavoneggia, lasciando un altro bacio sul collo che mi fa rabbrividire.

-Mr. Convinto.- borbotto, tossicchiando. –Che ore sono?- domando, rammentando il pranzo di Alyssa.

Manuel aggrotta le sopracciglia. –Non te ne andare...-

-Non me ne andrò, ma dimmi che ore sono.- accetto, velocemente, guardandomi intorno in cerca di un orologio.

-Sono quasi le undici.-

Impreco ad alta voce, spingendo Manuel di lato, che assume una faccia sbalordita e mi metto a frugare nelle tasche dei miei pantaloni poggiati sulla sedia della scrivania. Compongo il numero di Alyssa, che mi risponde immediatamente, come se stesse aspettando la mia chiamata.

-Anna!- sbraita; il rumore di grucce che vengono spostate. –Io ammazzerò quel Manuel! Tra meno di un'ora devo essere già a casa loro, e non ho la più pallida idea di cosa mettere.-

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora