XLVII. Campo minato.

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Annuisco. -Usciamo fuori. Nel garage potremmo parlare tranquillamente.-

Usciamo di soppiatto da casa, con la sensazione di avere lo sguardo di qualcuno puntato su di me e ci rifugiamo nel garage, fra le auto di mio padre.

-Puffetta, non sai quanto mi sei mancata.- Mi stringe nuovamente a sé.

Lascio la borsetta sul cofano di una Aston, e ricambio l'abbraccio affettuosamente.

-Come stai, Giu?- sussurro, affondando il volto nella sua camicia.

-Si va avanti, e tu? Come stai da dopo l'incidente?- chiede, allontanandomi di poco dal suo petto e osservandolo attentamente in volto.

Non vedo Giulio dal giorno in cui mi sono risvegliata in ospedale, e solo ora mi rendo conto di quanto abbia sentito la sua mancanza in tutto questo tempo. Ho bisogno di qualcuno con cui poter parlare sinceramente e sfogarmi, perché tengo troppe cose non dette dentro di me.

E così faccio. Gli racconto tutto: di Giammarco e Laura, Ilyà, Manuel, Brian, mio padre e mia madre.

Lascio che tutte le frustrazioni vengano fuori, liberandomi di un grosso peso nello stomaco che stava diventando insostenibile.

-Quell'Ilyà non mi sta affatto simpatico.- si pronuncia, Giulio, alla fine del racconto. -Dovresti starci il più lontano possibile, non mi sembra una persona affidabile. È troppo imprevedibile.-

Rimango in silenzio, incapace di dare una vera e propria risposta a ciò che ha appena detto. Però so che ha ragione.

-Mi dispiace non poterti aiutare con Brian, ma sai che questo è un campo a me sconosciuto e non voglio inoltrarmi in un campo minato. Però se hai bisogno di me per qualsiasi cosa, hai sempre il mio numero di telefono a disposizione e sai dove abito.- Mi passa una mano fra i capelli, scompigliandoli.

Faccio una smorfia. -Ci ho messo venti minuti per sistemarli decentemente, non puoi mandare tutto all'aria così!-

Giulio fa spallucce, stringendomi a lui e rimaniamo in silenzio. Ascolto il battito rassicurante del suo cuore, sentendo una strana sensazione crescermi dentro lo stomaco. E so benissimo di cosa si tratta.

Il mio cervello, la mia bocca e il mio cuore hanno bisogno di sentir pronunciare quella domanda che è rimasta bloccata all'interno della mia gola fin dal primo momento che ho scorto la sua figura.

-Giulio...- sussurro, sapendo già che mi pentirò di quel che sto per dire. -Giammarco... come sta?-

I muscoli delle sue braccia si irrigidiscono, stringendomi più forte del dovuto e mi si mozza il respiro nei polmoni.

-Non lo vuoi sapere veramente.- ribatte, allontanandomi da lui e mi guarda con la fronte corrucciata.

Rimango in silenzio, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

-Anna, non avevi deciso di andare oltre?- domanda retorico, riferendosi a ciò che gli ho raccontato qualche minuto fa.

Lo sento sbuffare pesantemente e poi il rumore sordo degli ammortizzatori della Aston mentre Giulio si poggia sul cofano. -Lui è andato avanti. Dovresti farlo pure tu, Anna. Mio fratello si è dimostrato da stronzo qual è ma tu non devi farti abbattere così.-

-In che senso è andato avanti?- domando timorosa, alzando lo sguardo sulla sua figura che mi osserva dispiaciuta.

-Nel senso che non si è guardato indietro e si vede con Laura tutti i giorni, a casa, a scuola... ovunque. E anche la notte.- risponde, rivolgendomi uno sguardo eloquente che capisco senza il bisogno di sapere altri dettagli.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora