XVIII. Che tipo strano.

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-Sta piovendo-dice solo.

Lo guardo di traverso e dico:-Grazie, me ne ero accorta pure io. Andiamo in uno dei box e aspettiamo che la pioggia scema-.

Lui mi scruta in silenzio per qualche secondo ma poi annuisce. Richiude la portiera e ritorna il macchina, impostando la retromarcia e poi partendo sgommando leggermente.

Mi passo una mano fra i capelli e butto fuori tutta l'aria che, inconsciamente, avevo trattenuto. Sbatto leggermente più volte la testa sul volante della Porsche, dandomi dell stupida. Avrei dovuto accorgermi della sua presenza e interrompermi prima, invece di continuare a parlare da sola. Sicuramente starà pensando che sono pazza e, onestamente, non gli do torto. Con un passato del genere, ogni singola persona alla quale racconterei la mia storia, o mi riderebbe in faccia prendendola per una bugia, o mi guarderebbe con uno sguardo che ostenta la pena e dicendomi che, forse, dovrei parlarne con qualcuno, ovvero lo psicologo.

Stacco la fronte dallo sterzo e, mi rilasso sul sedile di pelle, osservando la pioggia cadere e beandomi della melodia che produce quando ogni singola goccia viene a contatto con la carrozzeria della 911.

In questo momento vorrei solo sparire, sparire dalla faccia della terra e raggiungere un pianeta lontano da qui, per stare sola e poter capire cosa mi frulla in testa. Se continuo così, il mio corpo prima o poi imploderà, facendomi prendere una strada senza ritorno per un posto che, per ora, non ho ancora intenzione di conoscere. Eppure, magari, potrebbe portarmi sollievo. Potrebbe portami via da questo mondo che non fa per me, che non è mai stato adatto a me. Troppe sofferenze che induriscono il cuore, fino a farti diventare una statua di pietra senza emozioni.

"In effetti sono già sulla via dell'essere insensibile..." penso sconfortata.

Ancora immersa nei pensieri, accendo l'auto, faccio inversione e percorro il percorso rimanente della pista, mantenendo una velocità bassa a causa della pioggia che, essendo fitta, mi impedisce di vedere chiaramente.

Una volta arrivata davanti al mio box, vi parcheggio l'auto dentro e afferro il cellulare, per chiamare Ilyà e chiedergli dove fosse finito.

Quasi immediatamente mi risponde, dicendomi che aveva parcheggiato due box avanti al mio e mi avrebbe raggiunto subito. Infilo il telefono nella tasca ed esco dall'auto, richiudendo la portiera delicatamente. Poggio una mano sulla carrozzeria rossa e sorrido fra me e me.

"Insieme fino alla fine...Angelo Infernale".

Sento la saracinesca del box alzarsi e poi rinchiudersi velocemente. Volgo lo sguardo verso la figura bagnata di Ilyà, che mi fissa corrucciato.

Gli rivolto uno sguardo interrogativo ma lui continua a guardarmi male. Lo squadro dalla testa ai piedi, constatando che è davvero messo male. I capelli grondano d'acqua, che finisce sulle sue spalle, inzuppando ancor di più la sua maglietta e scende lungo le sue braccia. Arrossisco di botto quando noto che la maglietta è aderita perfettamente al suo corpo, facendo risaltare i suoi pettorali. Distoglo di scatto lo sguardo, per non fagli notare che sono arrostita e mi guardo le unghie della mano destra, con un'improvviso interesse.

Lo sento sbuffare e passarsi una mano fra i capelli, scotolandoli.

- Non saresti dovuto venire con me, mi dispiace-ammetto stupendo me stessa.

Lo osservo con la coda dell'occhio fare una smorfia seccata e levarsi la maglietta, strizzandola e facendo uscire una quantità d'acqua tale che rimasi a bocca aperta.

-Mi hai risparmiato la doccia di questa sera-dice ironico, rinfilandosi la maglietta, seppur bagnata.

Scoppio a ridere, sollevata dal fatto che non se la sia presa e vedo lui fare un piccolo sorrisetto, che però sparisce quasi immediatamente.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora