LXV. Scacco Matto.

1.7K 70 13
                                    

-Non avevi detto che rimanevi con me? O sbaglio?- mi provoca, dandomi un bacio sulla guancia e si infila le chiavi in tasca. –Non hai via di scampo, topolina.-

Rimango con il sedere incollato allo sgabello della sedia per tutto il pranzo, e buona parte del pomeriggio, con il volto rosso per l'imbarazzo e muovendomi solo se costretta. Giunta l'ora di andare dal tatuatore scatto in piedi, tendendo una mano verso Manuel in una tacita richiesta di restituirmi le chiavi.

Lui inserisce l'ultimo piatto nella lavastoviglie, prima di chiuderla e avviarla. Si sfila i guanti con una lentezza quasi snervante, e poi mi lancia le chiavi, con un sorrisetto soddisfatto appiccicato sul volto. Gli lancio un bacio volante, ed esaltata, corro fuori per abbracciare il cofano della Porsche.

Poco dopo mi stacco, andando subito al volante, emozionata di poterla guidare. Questa macchina per me è una continua scoperta, e non smetterà mai di meravigliarmi. Avvio il motore, e osservo con aria critica le spie luminose che si accendono e poi spengono; la mia attenzione viene catturata dal livello di carburante in riserva.

Prima di tornare a casa dovrò fermarmi per fare benzina, se non voglio rimanere a piedi.

Faccio il giro della casa, affiancando la Centenario davanti al marciapiede che costeggia il piccolo giardino sul davanti. Abbasso il finestrino, e aspetto che Manuel si posizioni davanti a me, per farmi da guida. Non ho la più pallida idea di dove stiamo andando, ma a quanto mi ha detto, colei che mi tatuerà è un'amica fidata di Brian.

Percorriamo tranquillamente le strade di periferia, così da passare inosservati dalla polizia. Questa zona sembra essere molto tranquilla e silenziosa, rallegrata solo da alcuni gruppi di bambini che giocano a pallone per strada. Lasciamo le auto davanti a un grande palazzo giallo, scrostato solo in qualche punto ma mantiene comunque la sua bellezza grazie al giardino ben curato all'ingresso.

Vedo Manuel citofonare, e io aspetto buona buona a un metro da lui. Il portone scatta, aprendosi e faccio per muovermi, quando sento un oggetto morbido colpire la mia caviglia. Abbasso lo sguardo sul pallone di gommapiuma che è giunto da una direzione sconosciuta, e lo raccolgo, guardandomi intorno, alla ricerca del proprietario.

Una bambina dagli occhi azzurri e i boccoli biondi, sgambetta verso di me con le mani tese in avanti; il volto angelico sporco di polvere, l'abito rosa rattoppato in più punti. Mi si stringe il cuore dalla tristezza, quando allaccia le braccia alla mia gamba.

-Palla, palla.- ripete più volte, indicando con gli occhi il pallone di gommapiuma blu sporco in più punti.

Mi chino lentamente, per non farla spaventare e le porgo la palla, che sembra quasi essere più grande di lei. La bambina stampa un bacio sulla mia guancia, tutta contenta e torna in strada, trotterellando. Sorrido, tirandomi in piedi mentre osservo la sua figura sparire dietro l'angolo di un palazzo. Mi volto verso Manuel, rimasto ad assistere alla scena con un sorrisetto sul volto, ed entro all'interno del palazzo con lui al seguito.

Saliamo due piani di scale, e bussiamo all'unica porta del piano; nessuna targhetta appesa ad essa.

-Manu!- sento una voce femminile trillare animatamente, appena la porta si apre e ben presto il ragazzo si trova travolto da una baraonda di capelli biondi e trecce.

La ragazza sembra avere pochi anni più di me, ha dei lunghissimi capelli biondi con qualche treccina che fa capolino, dei grandi occhi verdi e un vestitino giallo limone che riveste la sua figura, facendo risaltare la sua carnagione bianca come il latte. Una fitta di gelosia percorre il mio corpo quando noto che non accenna a staccarsi da Manuel, anzi, comincia a lasciargli tanti baci sulla guancia.

"Non dirmi che è una delle ragazze che si è portato a letto..."

-Tu devi essere Anna!- Non ho il tempo di annuire che si butta addosso a me, stringendomi forte.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora