XXIV. Svendita di morsi!

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Mi butto su di lui, nascondendo il viso tra le pieghe della sua maglietta, che presto viene inzuppata di lacrime salate. E crollo definitivamente, lasciando che tutto ciò che mi sono tenuta dentro fino a questo momento, esca fuori.

Fino al pomeriggio del giorno dopo, rimango rinchiusa in camera mia, distesa sul letto con gli auricolari nelle orecchie e senza toccare cibo o acqua.

Il giorno prima, dopo aver gettato una cascata di lacrime sulla maglietta del russo, sono corsa in camera mia, chiudendomi a chiave. Alyssa è venuta a bussare varie volte, dicendomi di uscire per mettere qualcosa sotto i denti, ma l'ho ignorata, alzando il volume della musica nelle mie orecchie.

Dopo quel piccolo crollo, non ho più pianto, anzi, mi sono sentita apatica e il cervello ragionava fin troppo lucidamente, incominciando a fare dei collegamenti con le parole dettemi da Ilyà il giorno prima.

Se mia madre è stata sepolta nella Cappella 27, significa che faceva parte della Piramide. Non so come, da quanto e perchè, ma è stato il punto da cui è partito tutto il mio ragionamento assurdo, che è terminato con un: "L'hanno uccisa".

Ammetto che, inizialmente, sono rimasta sbigottita dal mio stesso pensiero, ma è l'unica spiegazione che sono riuscita a trovare, che avesse un senso nella mia testa.

Il mio stomaco brontola, reclamando cibo e interrompendo il mio pensiero. Faccio una smorfia, guardandomi intorno alla ricerca di cibo.

"Certo Anna, al massimo ti puoi mangiare qualche pagina di libro e qualche matita, come se fosse una carota"

Sbuffo e faccio per alzarmi, ma cambio idea e mi ributto all'indietro.

"Il cibo può aspettare"

Qualcuno bussa alla porta insistentemente, tanto che temo di ritrovarmi la porta per terra.

-Anna!-sento urlare due voci in contemporanea-Apri questa porta-.

Con un grugnito, mi rigiro nel letto, affondando la faccia dentro il cuscino e cerco di trattenere le lacrime, che tentano di scappare alla mia presa.

-Andatevene!-esclamo, la voce attutita dal cuscino.

-Anna, sono Giammarco. Apri, per favore-supplica lui, battendo una mano sulla porta.

Con lentezza, mi alzo dal letto e evitando di guardarmi allo specchio, vado ad aprire la porta, che minaccia di essere scardinata.

-Cosa non vi è chiaro del "Voglio essere lasciata in pace"?-sbotto, visualizzando le figure dei due fratelli.

-Anna, ci stai facendo preoccupare. Persino quell'Ilyà, sembra in pensiero-esclama Giulio, stizzito.

Alzo un sopracciglio perplessa, ma non ribatto.

- Ti va di raccontarci cosa è successo?-domanda Giammi, cauto.

Li fisso per qualche secondo, titubante, ma poi annuisco, facendoli accomodare sul letto della mia camera. Richiudo la porta a chiave e li raggiungo sul letto, buttandomici a capofitto.

-Cosa volete che vi dica?- domando io, stringendo forte il cuscino e osservo i due fratelli, di fronte a me.

Giammarco si avvicina a me, affiancandomi e poggiando una mano sulla mia coscia, per darmi conforto. -Come hai scoperto che tua madre è morta?-.

Prendo un bel respiro, tremolante e incomincio a raccontare, con estrema lentezza. Quando taccio, vedo i due fratelli lanciarsi un'occhiata eloquente, ma che non riesco ad identificare.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora