LXII. Puzza di bruciato.

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Nella foto in alto, Jordan. Buona lettura!

E io ho deciso di andare avanti.

La pasta era collosa, il pomodoro sapeva di bruciato, il pollo era duro e secco quanto una suola di scarpa, e dalle occhiate che ci siamo rivolti fra noi – attenti a non farci vedere da nostro padre – eravamo tutti della stessa idea.

"Bocciato come cuoco."

In seguito si sono unite a noi anche Brianna e Miriam – andate a fare shopping – e Jordan, che stranamente, è rimasto in silenzio di tomba per tutto il pranzo, lasciandosi andare solo a qualche leggera smorfia per il cibo che gli veniva proposto. Ha evitato accuratamente il mio sguardo, e anche quando gli ho tirato un leggero calcio sotto la sedia, ha fatto finta che non esistessi.

Ho concluso il pranzo nello sconforto più totale, e appena Jordan si è alzato per tornare in camera, ho aspettato qualche minuto prima di corrergli dietro sotto lo sguardo incuriosito di Alyssa.

-Ho fatto qualcosa di sbagliato?- domando, una volta chiusa la porta della stanza e lo trovo seduto sul letto, come se avesse predetto il mio arrivo.

-No, Anna.- ribatte fiacco con le spalle incurvate e lo sguardo basso.

-È per la manata del mattino? Se vuoi la smetto.- Provo a cavargli qualche informazione, mentre il suo sguardo si fa vacuo, puntato su un oggetto indefinito. –Parlami, J.-

-Il mio tenente mi ha richiamato in missione. Fra due settimane è il tuo compleanno e io non potrò essere qui. Forse non ci metterò più piede.- Le sue parole mi travolgono come un'onda troppo grande per essere fronteggiata.

Vengo attanagliata da crampi allo stomaco, e quasi non mi reggo più in piedi. La vista vacilla per qualche secondo. –Cosa significa che non metterai più piede qui? Se è uno scherzo non è divertente.-

Scuote il capo, perso nei suoi pensieri ma comunque mi degna di una risposta. –Mi hanno affidato il compito di infiltrarmi in una cellula terroristica sotto copertura. È un caso su cui stanno lavorando da anni in Messico, e tutti quelli che hanno mandato si sono fatti uccidere oppure non sono più ritornati, aggregandosi a loro.-

-E adesso spediscono te, con percentuali di sopravvivenza che sfiorano lo zero?!- sbraito, gesticolando animatamente. Non avrei mai pensato che a breve tempo dopo essermi ricongiunta con il mio fratellastro, lo avrei perso in queste circostanze.

-Sono il migliore soldato che possiedono e hanno deciso di provare un'ultima volta. Anna, tu non immagini quanto possano essere pericolose queste persone: traffico di organi, prostitute, droga e chi più ne ha ne metta. Non si fanno scrupoli e temiamo un affronto a viso aperto con la Casa Bianca.- spiega con il tono piatto, più freddo del ghiaccio; come se fosse estraneo alla situazione.

Mi avvicino a lui, scuotendolo per le spalle; le lacrime agli occhi. –Rifiuta! Santo Puffo, ti vieto di entrare in quella carneficina!-

Il suo sguardo arrossato si scontra violentemente con il mio, facendomi barcollare per qualche secondo. È un misto di rabbia, rancore, delusione e consapevolezza del fatto che molto probabilmente non farà più ritorno.

-È un ordine, non una richiesta. Parto tra due giorni.- Sobbalza, come se avesse preso coscienza di ciò che lo aspetta in questo momento. Mi faccio stringere al suo petto, rimanendo inerte e una lacrima scende lungo la mia guancia, inesorabile. Esattamente come il destino di Jordan.

Se i soldati prima di lui hanno tutti fallito, ci sarà stato un motivo. E al solo pensiero che l'ultima volta che vedrò Jordan – forse – sarà dentro una bara, il mio cervello si spegne, cercando di trovare una soluzione secondaria.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora