XLI. Alone.

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P.s. pre capitolo: è partita una canzone della mia playlist che non ha nulla a che fare con l'umore di questo capitolo... Per chi possa interessare, è "Nightcore-Nothing Personal". Adesso... Mi levo di torno *si copre con il mantello dell'invisibilità*

Mi sento sporca, sbagliata.

-Andiamo con la mia macchina-, ordina il biondo, facendomi aprire gli occhi.

Gli lancio un'occhiata veloce, che gli scivola addosso con tutta l'indifferenza di questo mondo. Senza indugiare oltre, va verso la Aston Martin parcheggiata accanto alla mia Porsche di faccia al garage.

Non ribatto, stremata dai miei stessi pensieri, anche se non usare la Porsche, per muovermi, mi trasmette una brutta sensazione. Proferisco esserci io dietro al volante, che qualcun'altro, ma so anche che se chiedessi ad Ilyà di farmi guidare la sua Aston, mi farebbe fare tutta la strada a piedi, o peggio, strisciando.

-Stai aspettando un invito plateale, o cosa?-, mi sprona, poggiato con i gomiti sul tettuccio della sua auto grigio titano.

Sbuffo pesantemente, stropicciandomi la faccia nel tentativo di cancellare le lacrime secce del pianto, che mi rendono la faccia arida, e lo raggiungo con passo lento, che non fa altro che irritarlo.

Poggio la mano sulla maniglia del passeggero, facendo per aprirla, ma alzo lo sguardo verso di lui, che continua a guardarmi con uno sguardo che sputa ghiaccio tritato.

-Posso guidare io?, domando, facendo un occhiolino che lo fa grugnire.

"Se devo farmela a piedi, almeno mi faccio mandare a quel paese con stile"

-Scordatelo. Nessuno guida la mia auto, al di fuori di me-, afferma con un tono che mi fa rabbrividire sin dentro le ossa, lasciandomi una brutta sensazione nel petto quando lui si rinchiude dentro la macchina dopo avermi rifilato un'occhiataccia.

"Preparate la mia bara. Vi voglio scritto: "Pessima figlia, ma ottima amica. Il suo più grande sogno: riuscire a mangiare la Nutella a testa sotto, senza farsela finire in faccia""

Lancio un altro sospiro, aprendo lo sportello della macchina e lasciandomi avvolgere dalla morbida pelle del sedile. Gli interni sono di una colorazione simile a quella della carrozzeria, leggermente più scura. I tappetini neri sono immacolati, così come i sedili e i vetri. Nell'aria aleggia un sentore di erba bagnata e menta.

-Si vede che tieni a questo gioiellino... Mi domando cosa possa succedere se, accidentalmente, io lasciassi una bella impronta con la mia scarpa qui dentro, o se io incominciassi a mangiare un bel panino con provola e olive-, ironizzo, guardando meravigliata la pulizia degli interni.

-Sei davvero infantile-, ribatte lui seccato, senza nemmeno guardarmi in faccia.

Gli angoli della mia bocca si incurvano leggermente verso il basso, lo sguardo fuori dal finestrino mentre un ricordo sgradevole si fa strada tra i miei ricordi.

"-Guardatela! Guardatela come striscia per terra, la bambina-, la sua risata mascolina rimbomba nelle mie orecchie.

Stringo l'erba fresca nel pungo della mia mano, sputando un grumo di sangue dal sapore metallico per terra.

-Alza il culo, bambinetta-, continua la voce, prendendomi in giro.

Mi giro su un fianco, rantolante, poggiandovi una mano sopra quando sento una fitta all'addome. Una costola rotta. Porto una mano sulla nuca, imbrattando le mie mani con un liquido caldo sparso tra i capelli, ormai tutti incrostati. Sangue. La vista appannata riesce a scorgere poco di ciò che mi circonda, ma so perfettamente l'identità della persona che si è chinata al mio fianco, stringendo la presa sul mio polso ormai viola. Il Diavolo.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora