XXVIII. Vai al diavolo

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Lo vedo sorridere, per poi passarsi una mano tra i capelli. -Allora...Ti ricordi quando ti dissi che oltre Brianna, sposando Miriam, presi in custodia anche un'altro figlio? Bene, sono felice di annunciarti che fra qualche giorno sarà di ritorno dal suo servizio militare in Iraq. Mi raccomando, comportati bene e non come è tuo solito fare-.

Gli lancio un'occhiataccia, punta nel vivo. -Cosa intendi con "Come è tuo solito fare?"-.

-Nel senso che so come sei fatta e so anche che appena Jordan varcherà la soglia di quella porta, lo bombarderai di occhiatacce e domande inquisitorie. Quindi ti sarei grato se evitassi e mostrassi anche solo un minimo di benevolenza nei suoi confronti- mi spiega, lentamente, come se stesse parlando con una bambina.

Sbuffo, mettendo il broncio. -Non sono così cattiva...E te lo dimostrerò!-.

Lui sorride, felice; sorriso che si incrina di poco, quando gli domando: -Miriam e Brianna? Sono tornate anche loro? Mi meraviglia il fatto di non aver sentito ancora sbraitare l'oca-.

-Anna, Brianna, per quanto isterica ti possa sembrare, in fondo è una persona fragile, la quale ha bisogno di certezze e pilastri nella sua vita. Non escluderla del tutto dalla tua vita, dalle una possibilità, permettile di dimostrarti che in realtà è una persona di cui ti puoi fidare- ammette, sorridendomi.

Lo guardo, a corto di parole. Cerco sempre di vedere un lato buono nelle persone, ma devo ammettere che il mio rapporto con Brianna non è iniziato nel migliore dei modi. Ci siamo insultate a vicenda, magari ha detto anche cose che non pensava realmente, ma le ha pronunciate per evitare di sentire quel groppo in gola, che ti affoga da dentro: il senso di colpa nei confronti di Manuel.

Annuisco semplicemente, d'accordo con mio padre. Lo ascolto distrattamente quando incomincia a parlarmi di Miriam, del funerale e del viaggio, perdendomi tra i miei pensieri e pensando a come potrei modificare ulteriormente la mia 911.

-Quindi dirò a Brianna di aiutarti nella scelta del vestito, così potrete passare un po' di tempo insieme- dice riscuotendomi dai miei pensieri.

"Okay, non ho capito nulla di quel che ha detto. Un'applauso a te, Anna".

- Come, scusa?- domando, aggrottando le sopracciglia.

Lui si interrompe, osservandomi confuso.

"L'unica confusa qui, sono io".

-Ma mi stavi almeno ascoltando?- ribatte, sbuffando.

Rimango in silenzio religioso, colta sul fatto, come una bambina che mangia caramelle gommose di nascosto.

"Buone le caramelle gommose....Okay, taci ora, coscienza"

-Ho detto che, fra due settimane ci sarà il compleanno di Brianna e fortunatamente, Jordan è riuscito ad ottenere il permesso per il rientro. Quindi, ribadisco, andrai insieme a Brianna per scegliere il tuo vestito, così farete amicizia- conclude, prima di essere interrotto dallo squillo del mio telefono.

Mi guardo intorno, alla ricerca dello smartphone e lo vedo incastrato tra i due cuscini del divano; lo acciuffo e osservo lo schermo.

Il cuore scoppia nel petto, battendo velocemente, quando noto la dicitura "Ragazzino rompipalle poco delicato" sullo schermo.

-Ehy- saluto, rispondendo al telefono.

-C'è una consegna da ritirare, vieni con l'Audi al garage di Manuel. Sbrigati- dice solamente, chiudendomi il telefono in faccia.

Stacco lo smartphone dell'orecchio, osservando lo schermo, delusa. Nemmeno un saluto. Si sarà pentito per ciò che è successo quel giorno? O sono io che ho sbagliato qualcosa?

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora