XXXIV. Bentornato a casa.

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Alyssa mi lancia un'occhiataccia, per poi dirigersi verso larmadio e spalancarne le ante con un ghigno stampato sul volto. -E adesso, facciamoti resuscitare dal regno dei morti!-

Dopo aver fatto una doccia, indossato una gonna nera al ginocchio e una camicia bianca a fiori al suo interno, eccomi qui in cima alle scale, con Alyssa al mio fianco, indecisa se scendere o meno. Le risate della mia famiglia mi arrivano alle orecchio come ad eco, e il mio cervello non sa cosa pensare al momento. Forse è stato talmente tanto tempo inattivo che adesso non mi permette di formulare un pensiero, che possa spiegare il mio stato danimo confuso.

Deglutisco più volte, a disagio. Osservo la scalinata bianca, coperta da un tappeto azzurro con decorazioni argentate e la luce alla sua fine, che proviene dal soggiorno nel quale molto probabilmente saranno seduti Miriam, mio padre, Brianna e Jordan.

-Che hai intenzione di fare piantata qui? Non dirmi che hai cambiato idea-, mi fa la mia sorellastra alle mie spalle, sussurrando al mio orecchio, -Non ti mangiano, An. Provaci. Se hai bisogno io ci sono: starnutisci per finta quando sei a disagio e io verrò in tuo soccorso. Promessa di sorellastra.-

Ridacchio sommessamente, sorridendo e con un pizzico di coraggio in più nellanimo. Afferro il corrimano delle scale, per aiutare me stessa a scendere correttamente le scale, e evitando di cadere di faccia dato che ho ancora il braccio ingessato. Percorro lentamente i gradini, con il cuore che batte violentamene nel mio petto, la testa che pulsa e le mani sudate.

Quando scendo lultimo gradino, nella stanza piomba il silenzio; io con la testa bassa a guardare l'Adidas del piede sinistro, Alyssa al mio fianco silenziosa.

-Anna! Cara, accomodati pure-, esclama la voce di Miriam, più stridula del normale.

"Anche lei deve essere in asia"

Senza fiatare, i capelli a coprirmi il viso e lo sguardo basso, mi avvicino al divano bianco, per poi buttarmici a peso morto.

"Sento già tutte le parolacce che mi sta mandando mio padre via etere"

-Jordan, ti presento mia figlia Anna, o come la chiamiamo noi, elefante-, mi presente mio padre, con tono sarcastico.

Attraverso la montatura degli occhiali noto un paio di scarponcini neri apparire nella mia visuale, e venire verso di me; mi irrigidisco.

-Ciao, Anna. Sono Jordan, piacere-, dice una voce calda, maschile.

Per la prima volta da quando ho messo piede qui dentro, alzo lo sguardo per incrociare un paio di occhi color nocciola, che da sorridenti diventano stupiti.

-Ciao-, dico semplicemente, facendo un piccolo sorriso. Osservo attentamente il ragazzo che mi propone davanti; esattamente identico a come lo ha descritto Alyssa.

Lancio unocchiata veloce alla mia sorellastra che, seduta accanto a me, lo sta guardando con aria sognante.

"Chiamate il 118. Alyssa rischia di morire per arresto cardiaco e eccesso di salivazione"

-Alyssa, la tua bava sta arrivando per terra-, esclama Brianna, seduta nel divano di fronte, alzando gli occhi al cielo.

L'interpellata le lancia unocchiataccia, prima di diventare rossa in volto quando Jordan dall'alto del suo metro e novanta le fa un sorriso dolcissimo.

-Asciuga anche tu la bava, mia cara. Ne hai un rivolo sullangolo destro grande più copioso di un fiume in piena-, ribatto io, difendendo Alyssa, con tono derisorio.

Brianna si alza di scatto dal divano, come se si fosse appena resa conto della situazione e corre verso il bagno, perdendosi tra i corridoi.

"Mica scherzavo, io"

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora