LXIX. Banco di frutta.

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Anche questo capitolo sarà più lungo del solito dato che è il penultimo, e non sapevo dove mettere le mani per spezzettarlo in più parti. Abbiate pazienza. Buona lettura :)

Ma allora è questo il vero amore?

-È normale il fatto che io stia tremando?- borbotto, rivolgendomi più a me stessa che ad Ilyà, alzando una mano in orizzontale per mostrargli il leggero tremolio. –No, decisamente non nel mio caso.-

Il biondo mi lancia un'occhiataccia ammonitrice, facendomi zittire e gli rispondo con una linguaccia. Sono quasi le cinque ed io, Ilyà e Manuel siamo già davanti all'ingresso dell'autostrada, in attesa che arrivino Eduard e Brian. Manuel, a qualche metro di distanza da noi, appoggiato alla Huracàn bianca, sta parlando con Francesco riguardo a quella che sembra una grossa consegna.

-Ho paura di non farcela...- ammetto a voce alta, per la seconda volta nella mia vita. Non ho mai avuto paura di scontrarmi con altri piloti su pista, o anche in autostrada, ma questa gara in particolare mi sta mettendo una grande ansia addosso, specialmente da quando Brian si è presentato a casa mia verso la fine del compleanno e mi ha detto che se riuscirò a superare almeno due dei tre – Ilyà, Manuel ed Eduard – in gara, Tarantola sarà lieto di conoscermi.

La prima cosa che ho pensato? "Non ho uno straccio di possibilità."

Ho visto Manuel alla guida, ed è formidabile. Sarà quasi impossibile superare lui, figuriamoci gli altri due che stanno a livelli più alti. La cosa che mi preoccupa di più è che sono le cinque di pomeriggio e a quest'ora l'autostrada sarà piena di civili, perciò muoversi sarà ancora più rischioso e arduo di quanto sono abituata.

-Sei ancora in tempo per ritirarti.- ribatte Ilyà, piantandomi a terra con i suoi occhi gelati.

Gli lancio un'occhiataccia, colpita nell'orgoglio e ciò mi da la carica necessaria per non scappare a gambe levate. –No, avevi ragione quella volta in cui mi dicesti che devo crescere e prendermi le mie responsabilità. Spero solo che nessuno si faccia male.-

Fa spallucce come se la cosa non lo riguardasse ma i suoi occhi lo tradiscono e per un attimo intravedo soddisfazione. Sgrano gli occhi: era la reazione che si aspettava!

-Potrai anche nasconderti dietro una lastra di ghiaccio, ma io so cosa c'è dietro... sei un libro aperto, a volte, Ilyà.- bisbiglio, osservando una McLaren venire verso di noi, e per un momento dubito che mi abbia sentito, ma dalla coda dell'occhio noto il suo sguardo trapassante su di me.

La McLaren affianca la 911 sulla destra, alle mie spalle e poggio i gomiti sul tettuccio, voltandomi; faccio un cenno di saluto ad Eduard quando esce dalla macchina.

-Non trovate che sia una giornata fantastica per gareggiare?- Brian – uscito dall'altro sportello – alza le braccia al cielo, stiracchiandosi.

Gli lancio un'occhiataccia. –Solo perché non ti ci metti tu al volante. E comunque, tutto questo sole, lo vedono solo i tuoi occhi. Hai bisogno di un oculista.- Ed è vero. Il cielo è grigio quanto il mio umore, e grandi nuvoloni coprono il sole, facendo innalzare un leggero venticello fresco che si insinua sotto la maglietta, pungente.

-Atena.- Schiocca la lingua sul palato, chiamandomi per soprannome. –Dovrebbe essere una bella giornata anche per te, dato che hai ufficializzato il fidanzamento con un mio sottoposto.-

-Attento a come parli, mestruato. Vorrei farti notare che tu sei il sottoposto di Tarantola, siamo tutti suoi sottoposti.- ribatto saccente, quasi annoiata dalla sua infantilità. –La tua personalità non vale nemmeno metà di quelle di tutti noi messi insieme e non hai la stoffa per il leader.-

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora