P.o.v. Emìle
Due anni prima.
-È sveglio! È sveglio!- sento una voce urlare.
Apro lentamente gli occhi, abituandoli alla luce naturale e riconosco la figura di mia sorella Marta, accomodata su una sedia affianco a me e singhiozza come una bambina. Il trucco è colato, gli occhi stanchi e circondati da occhiaie nere, i capelli legati alla rinfusa in quella che dovrebbe essere una coda e la camicetta a fiori stropicciata.
-Fratellino mio, quanto mi sei mancato.- singhiozza, poggiando una mano sulla mia, nella quale vi è inserito un tubicino.
Provo a sorridere ma il lato sinistro della faccia, e la gola, cominciano a bruciare come acido sulla pelle e devo trattenere un urlo, purché mia sorella non si preoccupi. Eppure nota la smorfia di dolore che ha solcato il mio volto per qualche secondo.
-L'incidente... lo ricordi?- domanda, lentamente mentre dei dottori entrano nella stanza con espressioni meravigliate, ma Marta li blocca con una mano, come se dovesse dirmi qualcosa di immensamente importante.
Delle immagini confuse appaiono nella mia mente.
Anna che chiede di fare un giro in pista.
La pioggia.
La Porsche che mi viene addosso.
La TT che sbanda e finisce contro il muretto della pista.
Io che vengo sbalzato fuori dal parabrezza.
Poi... il vuoto.
Apro la bocca per parlare, ma da essa non esce alcun suono ed incomincio ad agitarmi, posando gli occhi su ogni persona presente nella stanza.
Mia sorella prende parola: -Dopo che sei sbalzato fuori dal parabrezza dei frammenti si sono conficcati nella gola, danneggiando le corde vocali... non potrai più parlare, Emìle. Il lato sinistro del tuo volto, la gola, sono sfigurati e sei stato in coma per due anni...-
Sgrano gli occhi, mentre il battito del mio cuore aumenta, così come testimoniano gli apparecchi che cominciano a suonare imbizzarriti. Faccio segno a Marta di darmi un pezzo di carta e una penna, e lei, come se si fosse già preparata all'evenienza, tira fuori dalla borsa un blocchetto e una penna.
Scrivo velocemente, con la mano tremolante.
"Come sta Anna?"
Le labbra di Marta si assottigliano, e non ha il coraggio di guardarmi in faccia quando dice: -Sa che sei morto sul colpo. I medici dicevano che la probabilità che tu ti risvegliassi era minima, dato l'impatto che hai avuto. Non ho intenzione di dirle che sei vivo, dopo tutte le sedute dallo psicologo che ha fatto. Subirebbe un crollo troppo grande a livello emotivo. Ho pensato che dire ad Anna che eri morto sarebbe stata la via più veloce e indolore per entrambi. -
Stringo la penna in pugno, anche se sento gli aghi tirare. Scrivo nuovamente: "Hai pensato male."
Dopodiché le faccio cenno di uscire, con lo sguardo puntato sulla parete bianca della stanza di ospedale.
-Emìle, prima o poi capirai che questa è la scelta giusta per entrambi.- sibila, prima di alzarsi e sparire dalla mia vista.
Spezzo la penna a metà, lasciandola cadere per terra, così come il bloc-notes e abbandono la testa sul cuscino. I tubi inseriti nel naso mi danno fastidio, ma il pensiero di Anna in lacrime, che urla come una forsennata, dopo tutto quello che ha passato, mi spezza il cuore.
E mentre i dottori fanno degli accertamenti come da prassi, mi riprometto una cosa.
"Ti troverò, Anna."
INSTAGRAM: blackfenix350
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L'Incantatrice - Fino alla fine
Action{COMPLETO/IN REVISIONE} Tutto può accadere, come un fulmine a ciel sereno. Trovare ragazze con la passione per le auto, è raro. Trovarne con l'adrenalina che scorre nelle vene quando tiene una Porsche a duecento chilometri orari in autostrada, lo è...