Chapter 6

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Violeta

Che nervi, ma perché ho accettato la sua proposta? E ora chi lo dice a mia sorella? Quel deficiente di Matteo ha fatto incursione nel mio bar, è furioso, è arrabbiato con me; non conosco questa parte del suo carattere sì, ho capito che è un po' violento, ma non pensavo così tanto.

Mi prende per una manica e mi guarda con uno sguardo da assassino, e poi mi dice: "Tu, stronza! Prima mi dici che vuoi prendere la roba, poi davanti ai miei amici che fai? Non la prendi! Ma che figura di me... mi hai fatto fare?" Ha un tono pauroso, nei suoi occhi leggo odio e disprezzo nei miei confronti. Io lo guardo e mi metto a piangere, e tra una lacrima l'altra gli rispondo: "I...io quella merda non la voglio, mi devi lasciare in pace vattene!" Lui mi osserva ridendo, fa una risata agghiacciante e diabolica che mi spaventa e mi penetra fin nelle mie ossa. Ho paura di lui e di quello che mi può fare, continua a fissarmi e si fa serio: "Bambolina ti perdono dai, ma solo se mi prometti di fare una cosa per me domani..." Io sono spaventata, -Che vuole ora da me? Perché non mi lascia stare e la finiamo lì?- Faccio cenno di sì, lui si tranquillizza, mi bacia e poi mi dice: "Domani devi andare in questo indirizzo. Chiedi di Pietro lui ti farà incontrare con altre ragazze.
Devi lavorare per lui. In poche parole: tu fai la lucciola guadagni e poi dai i soldi a lui e a me, chiaro bambolina mia?" E così dicendo, mi scrive la via, e senza darmi il tempo di ribattere, se ne va lasciandomi sola.

Chiamo Hiristina dicendole di venire di corsa, e lei in tutta risposta mi dice che arriverà subito. Mentre la aspetto, ripercorro con la mia mente il momento in cui la mia vita si è intrecciata con quella di Matteo.

Tutto ha inizio di sabato. Quella sera sono a cena da mio figlio Nicola e dalla famiglia dov'è ospite, la serata si svolge bene, si parla e si ride della giornata che ha trascorso mio figlio all'asilo il venerdì. Mi racconta di come ha imparato a disegnare, del fatto che gli hanno insegnato a memoria la sua parte per la recita che si sarebbe svolta di pomeriggio, più precisamente di lunedì.

All'improvviso Nicola assume un'espressione cupa e si volta a guardarmi, io non ne capisco il motivo, e intanto lui continua a fissarmi mi dice :<<Ma tu lunedì alle sedici ci vieni alla recita vero mamma? Tutti i miei compagni avranno i loro genitori che li vanno a vedere, ci vieni pure tu, si vero? Dai mamma ti prego...>> Me ne sono completamente dimenticata, io quel giorno devo lavorare e non posso andarci, come faccio a dirglielo?

Quando mi decido a parlare, non lo guardo neanche negli occhi :<<Io non posso venire, la mamma deve lavorare mi capisci?>> Sento il suo sguardo puntato su di me; lo sento piangere, cerco di abbracciarlo ma lui mi allontana, scappa chiudendo forte la porta la porta della sua camera.

Sto male, cerco di parlargli ma nulla, trovo un muro davanti a me, l'unica cosa che mi dice è di andarmene via, che mi odia. Guardo i miei amici, Marco mi dice:<<Perché non te ne vai? Non ti sopportiamo più! Prometti ma non mantieni mai, ogni volta dici di volergli bene, ma poi finisci con lo spezzargli il cuore, vai e rifletti su quello che ti ho detto>>, ha ragione oh se ne ha dannazione, porca miseria riesco sempre a rovinare tutto, prendo il mio giubbotto e senza neanche salutare vado via.

Prendo la macchina e decido di andare a casa; non voglio vedere nessuno, ma sono confusa sbaglio strada, mi trovo fuori paese senza neanche accorgermene.

In lontananza vedo delle luci, incuriosita mi avvicino, spengo il motore della macchina scendo e vado a vedere, -Porca miseria è una discoteca, che ci faccio qui? Nemmeno mi piace.- Sto per andarmene quando sento:<<Ehi bellezza vuoi entrare? Dai è bellissimo, ehi bambola mi senti?>> mi giro, me lo vedo davanti -Porca miseria quanto è bello- mi trovo a pensare... Ha degli occhi azzurri come il cielo, capelli sul biondo ramato e un sorriso stupendo, ma soprattutto un fisico da far paura è slanciato; e si mi piace molto, dopo averlo fissato forse venti minuti o di più, gli rispondo :<<Tua mamma non ti ha insegnato le buone maniere? Non ti sei neanche presentato, comunque va bene, entro, tanto non ho niente da fare>> lui mi fissa, e io non so perché arrossisco. <<Hai ragione scusami mi chiamo Matteo... Dai, entriamo!>> mi dice e senza darmi il tempo di dire qualcosa mi prende per la manica e mi trascina nel caos totale.

Non so quanto rimango, so solo che ho bevuto molto, che sto male e che molto probabilmente mi sono baciata con qualcuno che non conosco. All'improvviso mi ritrovo nel mio letto, -Ma che ci faccio a casa mia?- Penso, mentre mi alzo e vado in cucina, c'è Matteo che mi guarda e mi sorride <<Ben svegliata dormigliona!>> alzo gli occhi all'orologio e leggo mezzogiorno è tardi, ma non mi preoccupo, tanto al lavoro devo andare di pomeriggio. Lui prende una bustina e me la dà io sgrano gli occhi. "Che è? Che ci devo fare io con quella? Non la voglio!" Dico sdegnata lui mi sorride e didice: "Dai piccola ieri non facevi la difficile, anzi ne volevi sempre di più, da quanto eri fatta, ti ho accompagnata io a casa sai?" E così ieri non solo ero ubriaca, ma ho preso pure quella merda. Eh si dovevo stare proprio male per aver preso quello schifezza.

Sono riuscita a farlo andare via ma lui ha promesso che si sarebbe fatto rivedere, e io ho paura. Di pomeriggio vado al lavoro, ma il mio pensiero è fisso a quello che è successo stamane, non sono neanche andata da mio figlio, dovevamo mangiare la pizza, lo facevamo tutte le domeniche; ecco l'ho deluso di nuovo -Sono una pessima mamma-...

Decido di andare alla discoteca. Eccolo di nuovo, ma questa volta sono decisa e davanti ai suoi amici gli urlo: "Io non voglio più vederti! Non voglio più prendere quella merda! Lasciami stare, esci dalla mia vita!"
Molto probabilmente gli ho fatto fare una figuraccia ma poco importa, sono riuscita a dirgli quello che penso senza paura.

Scappo via, senza neanche dargli il tempo di replicare, sono fiera di me stessa; penso di essermelo tolta di mezzo per sempre. Invece no, lunedì fila tutto liscio: la mattina lavoro, la sera passo a prendere mia sorella, lei vuole stare con me e io ne sono felice: non sono più sola.

Addirittura mi invita a cena con la sua amica: la conosco bene anch'io, ma non mi va. Avrei fatto bene ad andare, come sono sola mi trovo Matteo, dev'essere entrato quando Hiristina è uscita. Mi da' quella schifezza, lui sniffa davanti a me, mi fa ribrezzo, e poi dice: "Tocca a te, dai!" Io non voglio, ma lo faccio e ci ricasco. Lui è soddisfatto. Sento la porta aprirsi: è mia sorella, urlo per farmi sentire. Lei bussa e lui mi fa cenno di non dire niente; lei ribussa e a quel punto le dico di andarsene, così lei se ne va. Lui mi bacia, è felice del mio comportamento. Poi salta dalla finestra e sparisce nel buio.

Ecco in che guaio mi sono cacciata. Ora sono dietro al bancone e aspetto l'arrivo di mia sorella. Lui non c'è più, ma devo parlarne con qualcuno. Mentre piango disperata, per la situazione che si è creata, vedo arrivare mia sorella che mi guarda sconvolta.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora