<<Buongiorno tesoro, come mai sei così felice?>> mi chiede mamma, vedendomi arrivare in cucina. In effetti stamattina sono allegra, ho come l'impressione che qualcosa di bello debba succedere da un momento all'altro.
<<Buongiorno a te tesoro! Non so mamma, non so che dirti, mi sono svegliata così, in questo modo.>> le rispondo col sorriso sulle labbra.
Lei sospira, come a dire non ti capisco affatto, continuando a sorseggiare il suo latte e senza più proferire una parola. Ad un certo punto, mi accorgo che manca una persona, così lo chiedo a mamma: <<Ma dov'è Violeta ?>> mamma solleva lo sguardo su di me, sta per rispondermi, quando la interrompe papà: <<Tua sorella è al lavoro, Hiris, tu che fai? Vai di pomeriggio?>> che spavento! Non l'ho sentito arrivare, quando vuole sa essere molto silenzioso. <<Si papà, vado per le quattordici; v..vieni con me? Mi accompagni?>> gli chiedo, imbarazzata. Lui fa cenno di si, per poi tornare fuori, a continuare a lavorare in campagna.
Sorrido: papà ha accettato che bello! Un intero pomeriggio insieme a lui. È da molto che non capita un evento così speciale. Mamma mi osserva per un po', poi mi fa: <<Va bene che sei contenta, ma adesso potresti ritornare con i piedi per terra? Dai oggi si pulisce la camera di Violè! Strano, ha accettato che gliela sistemi, di solito guai a chi entra nella sua stanza.>> sbuffo, finisco di bere il latte, poi m'incammino nella camera di mia sorella. -Che disordine! Sembra che sia passato un uragano!- in effetti, è devastata: vestiti sparsi qua e là, alcuni libri sono per terra, altri sulla scrivania ma messi a casaccio. Poi polvere, polvere dappertutto. Che situazione insolita: Violeta è molto ordinata guai se c'è qualcosa fuori posto. -Ma allora perché tutto questo casino?- Incomincio a sistemare la roba, gliela piego per poi riporla negli appositi cassetti. Una volta finito con i vestiti, incomincio a riordinare i libri nella scrivania; quando all'improvviso mi cade l'occhio nella pattumiera.
Non voglio credere alla mia vista: dentro c'è la bustina che mia sorella ha comprato da quel tizio incontrato il giorno precedente. Sbianco, ho un capogiro e per non cadere mi siedo nel letto, continuando a fissare quello schifo. Non so come possa prendere quella merda, solo a guardare quella polvere, mi fa ribrezzo, nausea. Rimango paralizzata per un po'; quando la voce di mamma mi desta: <<Hiris, hai finito?>> Io non so che risponderle, sono demoralizzata. Lascio la stanza e vado da mamma. <<Si si ho finito, che si fa ora?>> lei mi fissa, e si accorge che sono strana; per non destare in lei alcuna preoccupazione, le faccio un sorriso di compiacimento che lei, contraccambia con un bacio. <<Dai, basta così, per oggi>> mi dice lei, e poi tornare in cucina. Visto che non ho niente fare, decido di recarmi in salotto per ascoltare un poco di musica; è bello sentire le canzoni che più mi piacciono, mi fanno volare con la fantasia, mettendomi di buon umore.
Dopo un paio di minuti, mi ricordo di mandare un messaggio ai miei amici, prendo il cellulare per poi scrivere ai "pirati": Venite stasera per le diciannove? Devo parlarvi", attendo la risposta, che arriva subito. Accettano tutti. A me a quell'ora per me va bene perché al bar c'è poca affluenza e si può parlare con tranquillità. Finisco di massaggiare con loro, sto per riappoggiare il cellullare, quando mi squilla il telefono: ci guardo di nuovo e vedo che è Violeta. <<Ehi, sorellina, allora mi hai pulito la camera?>> mi chiede, in tono pimpante, -Eh no, sorellina, non te la puoi cavare in questo modo!- penso tra me e me. <<Sei stronza o cosa?>> Le urlo arrabbiata; lei sussulta: <<Perché mi parli in questo modo? Adesso che cosa ho fatto?>> replica stupita. <<Allora fai finta o cosa? Ma come ti permetti di portare la droga a casa? Per fortuna l'ho pulita io la tua stanza! Se invece di me, ci fosse stata mamma, sai che dispiacere le avresti procurato? Ma i soldi, come li hai avuti?>> La sento piangere, poi mi dice: <<Scusami, lo so hai ragione, ma vedi ne avevo bisogno! Non posso stare senza la droga. È il mio corpo a richiederla! Non posso farne a meno. Sono miei i soldi, non ho rubato... Tranquilla!>> sono disgustata, amareggiata, ma non voglio lasciarla al suo destino: in qualche modo la devo aiutare. <<Cambiamo discorso, ne parleremo a tu per tu. Allora, alle diciannove puoi venire al bar. Dobbiamo parlare con i nostri amici, oh hai da fare?>> lei non mi risponde subito, fa un sospiro e poi mi dice: <<Prima vado da Nicola, poi vi raggiungo, va bene?>> rimaniamo d'accordo così, per poi concludere la conversazione. <<Tesoro! Dai vieni in cucina, si mangia, sennò fai tardi per andare al lavoro!>> a parlare è mamma, che preoccupata della mia assenza; si è avvicinata alla mia stanza per chiamarmi. Faccio cenno di sì con la testa, e ci incamminiamo in cucina. Pranziamo in silenzio. Poi mi preparo. Eccomi pronta per andare al locale, accompagnata da papà.
*
In macchina c'è un silenzio surreale, mi faccio coraggio e rompo per prima il ghiaccio :<<Papà, ma perché qualche giorno fa sei venuto al locale di Violeta?>> Gli chiedo timidamente, lui si gira di scatto verso di me dicendomi: <<Curiosità, volevo vedere dove lavoravate! Non posso restare rancoroso a vita, non credi?>> gli faccio cenno di sì. È bello aver trovato l'armonia con lui, lo adoro, nonostante litighiamo spesso per qualsiasi cavolata. <<Eccoci!>> esclama, distogliendomi dai miei pensieri. Lo invito a prendersi un caffè, ma non accetta: si limita a lasciarmi davanti al locale, per poi andarsene, senza più proferire una parola.
Al bar fila tutto liscio, ci sono molti clienti e la serata vola via velocemente. Verso le diciannove, il bar inizia pian piano a svuotarsi, finché io rimango completamente sola. Ma non me ne curo, anzi per me va meglio così: posso discutere di cose serie con i miei amici, indisturbata.
Eccoli stanno arrivando: Max con Martina, Gabriele con Alessandra, poi Samantha con Lucas, bene ci sono tutti tranne Violeta, ma sapendo che è con suo figlio, non mi preoccupo. -Arriverà, ne sono sicura- penso tra me e me. <<Sorellina che succede? Come mai ci hai fatto venire?>> a parlare è Samantha, spinta dalla curiosità, ma non è l'unica a porsi questa domanda, infatti noto che anche gli altri mi guardano, incuriositi. <<Prima posso offrirvi qualcosa da bere? Dobbiamo aspettare mia sorella>> loro fanno cenno di si. Siccome fa freddo, preparo una cioccolata calda per tutti.
Davanti a qualcosa di caldo, mi rilasso e decido di discutere del motivo per cui siamo qui, nonostante non ci sia Violeta. <<Vi ho chiamato, perché vi devo parlare>> tutti mi osservano, poi Gabriele mi esorta: <<Dai, raccontaci, se possiamo ti aiutiamo, lo sai, vero?>> Che bello, mi basta guardarlo negli occhi per incoraggiarmi a continuare il mio discorso: <<Ecco vedete... io e mia sorella, dopo le feste Natalizie dobbiamo partire! Abbiamo bisogno di cambiare aria>> m'interrompo per scrutarli ad uno a uno, leggo: tristezza, preoccupazione e comprensione. <<Dove andate? Lo sapete che ci mancherete tanto?>> a parlare è Alessandra, il suo tono è cupo, agitato; <<Andiamo in Sardegna; tranquilli e solo per qualche settimana. La mia richiesta è questa: fate i turni al bar? Come sapete, non può stare scoperto per troppo tempo! Allora, che ne dite?>> Alessandra sta per rispondermi, quando all'improvviso qualcuno entra dentro.
È spaventato, preoccupato; io rimango di sasso, nel momento in cui lo vedo arrivare verso di me, mentre guardo negli occhi i miei amici. <<Sono Giuseppe; sono il ragazzo che ha in custodia il figlio di Violeta. Tu sei sua sorella, giusto?>> Io rimango lì impalata. -Aiuto, è bellissimo- mi trovo a pensare. Alto, moro, occhi di un intenso color nocciola. In quel momento esprimono tristezza e paura. Poi gli dico: <<Si, sono io, perché?>> lui ha un attimo di esitazione, poi soggiunse: <<Doveva passare il pomeriggio da Nicola, ma non si è mai presentata, e ho pensato che fosse qui! Ma vedo che non c'è>> vado nel panico totale, Samantha lo nota subito; si alza e mi abbraccia: in quell'abbraccio sento tutto il calore che lei riesce a trasmettermi. <<Tranquilla la troveremo, magari è a casa.>> mi dice Samantha, in tono incoraggiante. Forse ha ragione, così prendo il cellulare e chiamo mamma, che mi risponde subito:
<<Si?>>, << Mamma, sono Hiris! Violeta è a casa?>> silenzio che per me pare un'eternità, poi la sento dire: <<No Hiris! Ma non doveva andare da Nicola, poi venire da te? Hiris, dimmi la verità, è successo qualcosa?>> sbianco, -Se non è lì, allora dov'è?-
<<No, mamma, tranquilla, si, è appena arrivata, stai tranquilla!>> ho mentito per la prima volta a mamma, ma è l'unica cosa da fare, per non farla preoccupare, concludo dicendole che non avrei tardato a rientrare.
Giuseppe mi guarda male, anche il mio gruppo fa lo stesso. <<Sto bene!>> li rassicuro, poi all'improvviso vibra il cellulare: lo guardo è un messaggio di Violeta. Recita così: <<Non cercarmi, sto bene!>> faccio leggere anche agli altri il messaggio, mi consigliano di chiamarla, ma niente: telefono spento.
Mi faccio accompagnare a casa da Lucas e Samantha. Una volta arrivata, mi precipito in camera mia e mi chiudo a chiave. Scoppio a piangere a dirotto. Dopo un po' mi calmo. Sento squillare il telefono, rispondo: <<Pronto?>> Una voce camuffata mi dice: <<Occhio a quello che fai, tua sorella è con me! Sta bene, ma una mossa sbagliata ed è morta>> "tu tu tu" la chiamata s'interrompe, senza darmi il tempo di reclamare.
Non sono calma, anzi sono agitata. Prendo il telefono e compongo il numero della persona che penso che in questo momento mi possa dare una mano. Almeno questa è la speranza che alberga nel mio cuore.

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Mia sorella Violeta
Ficção GeralHiristina e Violeta sono due ragazze bulgare adottate dalla stessa famiglia. La prima è sempre stata con i suoi, mentre la seconda odiava avere dei genitori ed è quindi scappata via facendosi una vita sua. La loro storia s'intreccia quando anche Hir...