chapter 48

53 24 22
                                        

Hiristina

L'anno nuovo è giunto come un uragano travolgente. Porta con sè tante novità. Una cosa molto importante da fare, è avvisare Amelia che deve partire con noi. Bisogna pure dirlo a Carolina che deve lavorare il doppio di prima perché noi per un po' non ci saremo, le ho mandato un messaggio speriamo che lo legga e accetti di fare il doppio degli starordinari, mi risponde che non ha problemi e ci augura ad entrambe di passare bene le vacanze; sono contenta le invio un bacio e la ringrazio per la sua collaborazione.

Non mi va di parlare con Amelia, quella ragazza mi mette angoscia, paura e ho una certa perplessità su di lei. Dal primo giorno che l'ho conosciuta, ho provato una forte rabbia nei suoi confronti, non capisco il perché, voglio dire non la conosco neanche bene, anzi se la devo dire tutta per niente. Eppure ogni volta che me la vedo davanti, mi viene una irrefrenabile voglia di picchiarla. Anche se è nella nostra situazione, forse è anche più in pericolo di noi messi insieme, proprio non riesco a sopportarla.

Purtroppo però, se deve venire con noi devo darle una tregua cercare di avere buoni rapporti con essa; non dico di essere amiche ma almeno avere un dialogo rispettoso. Comunque sia, vorrei che fosse Violeta a parlarle e non io, perché ha più confidenza e sa come prenderla nel verso giusto.

Speriamo che accetti, perché anche lei stando qui è pericoloso a causa di Matteo e Pietro. Per mia fortuna, oggi nessuna delle due lavora; primo perché abbiamo deciso di darci una pausa per organizzare sia il compleanno di mamma, che la nostra partenza e poi perché vogliamo goderci gli ultimi giorni con la nostra famiglia prima di andare in Sardegna.

A distogliermi dai miei pensieri è Violeta che mi dice: <<Oggi è primo gennaio! Hai chiamato Amelia?>> È nervosa nel chiedermelo. Si mangia pure le unghie mentre attende la mia risposta. Ma si pente all'istante quando vede il mio volto. Devo essere molto arrabbiata se mia sorella si mette le mani al volto sconvolta. <<C...calma Hiris, io non l'ho fatto apposta! So che non ti sta simpatica; ma qualcuno lo deve pur fare!>> Mi dice titubante.

La incendio con lo sguardo e lei capisce all'istante che io non lo farò mai. <<Tieni il suo numero, la chiami e poi glielo riferisci! Va bene?>> Le dico prendendo il telefono per dettarle la cifra, Violeta se lo scrive e poi va in camera sua per telefonare almeno credo.

Dopo neanche cinque minuti, ritorna e mi dice: <<Amelia ci ha dato appuntamento per questa sera, devi venire pure te!>> È agitata, teme la mia reazione, stranamente mi stupisco di me stessa, <<Va bene a che ora? E dove?>> Le dico con tono rassicurante. Mi guarda perplessa, è meravigliata del mio comportamento pacato, poi con una voce più tranquilla mi dice: <<Alle sedici trenta in via Mazzini! Le ho detto che ci andava bene!>> Sbuffo ma accetto per il bene nostro. I nostri genitori non ci sono, quindi per non pranzare a casa senza di loro, decidiamo di andare a mangiare fuori, è da un po' che non lo facciamo, visto gli eventi di questi giorni.

Una volta pronte, usciamo e sfidiamo il freddo pungente di gennaio. Con Violeta al mio fianco, mi dimentico pure cosa vuol dire essere tristi o amareggiati. Lei è una gioia contagiosa, mette allegria, spensieratezza nel cuore. La sua risata è contagiosa, unica e inconfondibile. Parliamo per ore e ore senza accorgerci che era già ora di mangiare. Scegliamo di prenderci una pizza e continuare la nostra camminata mattutina.

Incomincio a guardare le vetrine e le vedo allestite dalla calza della befana. Rimango folgorata dalla bellezza e magia che ne viene ricreata. Dentro c'è una befana con una calza colorata di rosso e seduti dei bambini di carta che la guardano meravigliata. Chi ha creato tutto ciò, avrà voluto simboleggiare qualcosa di creativo. Io mi sono fatta un'idea tutta mia.

Lei raffigura un po' la nonna quella buona che ti porta i dolciumi se fai il bravo o il carbone se è viceversa. Mentre i piccoli sono come dei nipoti che attendono lei con impazienza e gioia. Da piccola l'amavo tanto, mi ricordo che mia zia mi portava tanti doni e io davanti a lei li aprivo estasiata; adesso che sono grande non né ricevo più, ma a me poco importa, sono adulta e questa è una festa per i più piccoli.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora