chapter 60

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Mister X

Raggiungo un fabbricato abbandonato nel tempo. Nessuno, e quindi anche il comune, si preoccupa di finirlo, per me quindi è diventato il luogo adatto per nascondermi e per continuare i miei traffici illegali.

Questo luogo, che si trova fuori Colorno, doveva diventare una scuola, ma allo stato non gliene importa niente, quindi è stato messo da parte ed è in disuso. Per me va bene così, perché posso abitarci e nascondermi dalla mia famiglia. -Chi sono io?- Beh il vicemaresciallo per i carabinieri, mentre per i malviventi con cui collaboro sono Mister X.

In poche parole ho una doppia identità, una finta e l'altra vera. Quella falsa è il buonismo che devo tenere davanti ai miei colleghi e la mia famiglia; per mia fortuna mi riesce molto bene perché lo faccio da una vita.

Riesco a fare sorrisi a tutti quanti senza far trasparire niente e sino ora sta andando bene, anche se penso che Gioele abbia intuito qualcosa su di me, forse è solo soggezione, ma mi sta appiccicato come una zecca senza mollarmi un minuto, insomma non ho mai pace.

Ma delle volte, con delle scuse riesco a scrollarmelo di dosso. Come oggi, gli ho detto che mio figlio stava male, una bugia vera e propria, ma sapendo quanto lui ami la famiglia, mi lascia andare via senza chiedermi niente e così adesso mi trovo solo davanti al fabbricato a pensare come comportarmi con Carolina.

Finalmente, presto, calerò la mia maschera, io sono un boss mafioso come lo era mio padre. Mi ha insegnato tutto: come uccidere, vendicarsi contro gli altri clan, ma non posso fare del male ai bambini è contro la legge del mafioso. Mio babbo mi diceva sempre: <<Figlio mio! Non uccidere mai e dico mai i bambini! Sono innocenti e non hanno colpe! Chiaro?>> io facevo sempre cenno di si con la testa e poi gli davo un bacio sulla guancia.

Ho cercato di prendere orme diverse da lui dopo la sua morte. Infatti sono diventato un carabiniere, ma l'indole malvagia prevale su tutto e quindi di nascosto mi trasformavo; tuttora mi trasformo in un mostro vero e proprio. Non ho mai ucciso, ma solamente venduto droga sia in Italia che all'Estero.

Sì, devo stare attento a come muovermi, ma penso d'essere molto bravo a nascondermi dietro ad una facciata d'irreprensibilità e penso che se nessuno mi ha ancora scoperto, vuol dire che sono molto più bravo di quanto possa immaginare e ne vado fiero.

Decido di smettere di riflettere ed entro dentro. Francesco, il mio collaboratore, ha fatto un buon lavoro: ha legato Carolina sul piede del tavolo. Come mi vede, noto che mi fulmina con lo sguardo; sorrido, perché è carica di odio nei miei confronti.

Non voglio, perché spero che diventi mia alleata. Mi avvicino e la slego. <<Ciao, cara! Sicuramente ti stai domandando che ci faccio qui e chi sono io!>> le dico sempre, con quel sorriso beffardo. <<Grrr! E certo che me lo chiedo! Eccome!>> mi dice sprezzante.

Mi allontano da lei, mi accendo una sigaretta e mi siedo per terra. <<Senti non voglio farti del male! Io sono Mister X! Sono il vice maresciallo dei carabinieri. Tranquilla sono una vostra talpa, so tutto quello che succede lì! Ti faccio sapere una cosa: il tuo caro fratellino si è costituito! Ha spifferato tutto su di te e su Matteo!>> lei mi ascolta sbarrando gli occhi, è incredula. <<Non ti credo! Pietro non mi vuole bene, ma non farebbe mai una cosa del genere!>> mi risponde quasi urlando. <<Carolina! Da dove pensi che stia arrivando? Sono malvagio è vero, ma non mento mai, io odio le bugie.>>

Gli dico con tranquillità. <<Bastardo! Io lo ammazzo! Oh si! Con le mie stesse mani! Lo detesto! Comunque che ci faccio qui?>> la scruto per un attimo e poi le dico: <<Questo è il mio rifugio! Ti ho portata qui, perché voglio fare un patto con te! Siccome da sola non saresti mai venuta, ti ho fatto trascinare dai miei scagnozzi! Scusali per i loro modi bruschi, ma era l'unico modo per farti venire!>>

Lei mi guarda impaurita, evidentemente il mio tono è un pò brusco, per tranquillizzarla le dico: <<Tranquilla! Scusami se ho usato questo tono, non volevo!>> Carolina continua a fissarmi senza aggiungere niente, evidentemente sta pensando a qualcosa ma non so cosa.

Attendo qualche minuto e poi finalmente la sento dire: <<Va bene! Parliamo di affari! Dimmi la tua proposta!>> finalmente ho la sua attenzione e mi sento importante. <<Voglio spodestare Matteo dal potere! Penso che tu mi possa aiutare cara!>> gli dico senza giri di parole. La sento sbuffare, la vedo sgranare gli occhi e poi aggiunge: <<In che senso! Cioè voglio dire in che modo dovrei aiutarti?>>

Sono felice che in qualche modo sia riuscito ad avere un dialogo pacato con questa donna, all'inizio temevo che mi avrebbe dato picche e invece e incuriosita dalla mia proposta. <<Bene, allora non uccideremo nessuno se è quello che stai pensando. Dobbiamo trovare un modo di farlo andare in crisi. In che modo? Beh, facendogli fare delle brutte figure. Li faremo vendere droga andata male, fargli perdere in poche parole clienti, per poi colpire noi due! Che ne pensi?>> attendo con ansia, passeggio nervosamente nella stanza senza neanche poi guardarla in faccia. Poi la sento parlare: <<Ammesso e non concesso che accetti, che ci guadagno io?>> mi chiede alzandosi. <<Ma mia cara! Il potere! Il controllo del clan!>> le dico sorridendo. Carolina mi stringe la mano e mi risponde : <<Accetto! Ma a una condizione!>> rimango a bocca aperta: cosa mi chiederà? Mi domando fissandola. <<Tutto quello che mi è possibile lo farò!>> le rispondo senza cattiveria. <<Voglio che Pietro venga liberato! Lo so che è un traditore! Ma tu troverai una scusa e riuscirai a portarlo da me!>> mi dice sfiorandomi il viso con maliziosità.

Sto revisionando la sua strana richiesta, ma ho promesso che avrei accettato qualsiasi sua proposta. <<Va bene! Affare fatto! Sai chi è con noi? Francesco! È stato bravo a mentire con Hiristina sai? È un ottimo collaboratore! Ci sarà utile!>> gli dico porgendogli la mano. <<Quel verme! Anche qui me lo devo trovare! Ma come dici tu è utile e quindi va bene! Ma poi lo ammazzerò con le mie stesse mani! Lo detesto!>> mi dice con un odio sprezzante.

Sto per controbattere, quando sento squillare il telefono. Guardo chi è e dico: <<Stronzo!>> e poi rispondo cercando di avere un tono pacato e gentile; devo ritrasformarmi in carabiniere che non sono. <<Pronto Gioele! Dimmi!>> dico con falsità. <<Vieni a casa a mia! Subito! Forse ho scoperto qualcosa di strano!>> mi dice in modo arrabbiato.

Stranito chiudo la chiamata, mi volto verso Carolina e le dico: <<Ti lascio un attimo da sola! Ma torno subito!>> per poi uscire senza aggiungere altro. Prendo la macchina e mi faccio la strada correndo come un pazzo.

Ammetto che sono molto preoccupato, chissà cosa ha scoperto, so che è molto bravo nel suo lavoro, quindi immagino nulla di buono. Spero con tutto il cuore che non abbia capito che io, il suo amico fidato, sono quello che ha definito la talpa.

Eccomi, sono arrivato. Faccio un lungo respiro e poi suono. Lui mi apre subito e come entro mi guarda con stizza. -Forse ha capito- Lo osservo con gioia e cerco un modo di non far trasparire il mio nervosismo. <<Amico mio! Mi hai detto per telefono che hai scoperto qualcosa! Dimmi! Sono tutto orecchi!>>

Gli dico dandogli una pacca sulla spalla, segno della nostra amicizia. <<Non toccarmi! Sei tu la talpa non è vero bastardo?>> mi dice mollandomi un pugno sul viso. Non mi ha fatto male, ma allo stesso tempo sono stupito dalla sua affermazione. <<Ma no, amico mio! Non è così! Te lo giuro! Siamo amici da una vita! Non ti farei una cosa del genere!>> gli dico toccandomi il viso dolorante. <<A si? Io ho delle prove schiaccianti! Te le mo...>>

Ma non fa in tempo a finire perché qualcuno suona al campanello. Lui mi lascia da solo e va ad aprire. Lo sento urlare, lo raggiungo e vedo l'ultima persona che avrei mai pensato di vedere qui.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora