chapter 57

62 28 29
                                    

Carolina

Ho mandato il messaggio a Violeta come mi ha ordinato Mister x. Odio che sia lui a comandare e non Matteo. -Poi chi è questo scemo che si permette di ordinarmi qualcosa? Proprio non lo sopporto!- Devo accettare ugualmente che sia lui ad avere il gioco in mano, perché solo lui sa come ci dobbiamo comportare da adesso in poi.

Il suo piano non l'ha ancora detto, forse sta aspettando, ma qualunque cosa sia, non è dato a sapersi. Oggi sono a casa mia, dovevo andare alla riunione indetta da Matteo e Pietro, ma non ci sono andata perché devo ragionare per conto mio. In più,  ho notato che c'è sempre una pattuglia dei carabinieri che mi tiene sotto controllo e per me è diventato difficile muovermi e chiamare al cellulare.

Per mia fortuna, posso andare al lavoro; da quando gli amici di Hiristina e Violeta sono entrati a far parte del club, gli affari vanno a gonfie vele. Anche se non devo andare al bar, ho intenzione ugualmente di dirigermi lì, perché almeno posso essere utile in qualche modo.

Mi vesto e esco a testa alta davanti ai carabinieri che mi tengono sotto controllo. Uno dei due si avvicina a me e mi chiede: <<Signorina! Dove sta andando?>> ha un tono molto gentile e pacato, ma a me dà tanto fastidio. Lo guardo con stizza e disprezzo, ma per non destare problemi decido di rispondergli: <<Vado al lavoro! O non si può più andare?>> gli chiedo arrabbiata.

Lui mi analizza dalla testa ai piedi e poi mi lascia andare alla macchina. Ci scrutiamo in modo maligno e poi io salgo alla mia vettura e lui torna dai suoi colleghi.  Metto in moto e inizio a guidare nella direzione prestabilita. Noto che mi stanno seguendo anche loro: sono stizzita ma allo stesso tempo, non me ne importa granché, anche se la cosa mi dà molto fastidio.

Una volta arrivata a destinazione, parcheggio e decido di entrare nel locale, che è pieno di gente. Samantha e Lucas sono già all'opera, perché ci sono tanti clienti. Io sono molto distratta, non faccio altro che pensare a quegli scemi che stanno fuori a controllarmi. Non so che fare, perché i due baristi si sono accorti della pattuglia e cercano di capire che cosa ci faccia qui. Si avvicinano a me e Samantha mi chiede: <<Che ci fanno i carabinieri? Che succede?>> alla sua domanda faccio una scrollata di spalle come a dire che non so niente di tutto ciò.

Fortunatamente mi danno retta e ognuno ritorna alle sue mansioni. Anche io inizio il mio turno, lavoro intensamente, sperando sperando così di riuscire a scacciare per un po' i pensieri malevoli dalla testa, ma è tutto inutile. Penso a quando una delle due sorelle tra qualche giorno mi chiamerà, -Chissà che diranno quando sentiranno la mia voce! Mi immagino la loro faccia, quando scopriranno che dietro a tutto ciò ci sono io. Non mi dispiace affatto essermi messa contro di loro, anzi ne sono felice, perché così posso rovinare la loro vita.

A distogliermi dai miei pensieri maligni è Lucas, che si avvicina a me con fare pauroso e mi guarda negli occhi: sembra che abbia qualcosa da dirmi, invece si allontana subito, senza accennarmi niente. Rimango sbigottita per un po', poi torno a svolgere le mie mansioni cercando un modo di calmarmi.

La giornata trascorre senza intoppi, arrivano le quattordici e devo andare via. Faccio l'educata, saluto tutti e esco da lì con tranquillità. Stranamente, i carabinieri non ci sono. Sono più calma, prendo l'insolita decisione di fare una passeggiata a piedi. Io detesto camminare e respirare l'aria fredda e frizzante dell'inverno.

Questo pomeriggio invece, mi trovo a camminare senza una meta precisa. Ho le mani in tasca, non sono affatto pensierosa. All'improvviso cuore e testa per una volta vanno d'accordo. Senza neanche accorgermene, mi trovo in luogo della mia infanzia: sono davanti a un parco non molto grande, con pochissimi giochi: un'altalena, uno scivolo e una giostra.

Qui ci andavo da piccola, quando mi sentivo triste o arrabbiata con il mondo intero; mi sedevo sul dondolo e piangevo, il più delle volte a causa di mio fratello; poi tracsorrevo l'intera una giornata qui e la tristezza se ne andava via. In questo posto la mia mente volava tra le nuvole e ritrovavo il sorriso e la serenità. Poi, me ne tornavo a casa, sentendomi in pace con me stessa.

Non comprendo il motivo per cui mi trovo qui oggi: non sono né arrabbiata e né malinconica; a dire il vero mi sento felice. Quindi in sostanza che cosa ci faccio qui? Mi faccio questa domanda e, per quanto mi sforzi, non trovo risposte plausibili. Mi siedo sull'altalena e inizio a dondolarmi come facevo da bambina. Ma ormai i tempi sono passati e io sono adulta; ho delle priorità importanti e non posso più permettermi la spensieratezza nella quale mi rifugiavo quando ero bambina.

Continuo andare ad andare avanti e indietro come una scema, mi sembra di toccare il cielo con un dito: per un attimo mi pare di essere in paradiso, con mia mamma che mi abbraccia e mi sorride. Quasi quasi vorrei morire, potrei raggiungere e finalmente saremmo nuovamente insieme; potremmo parlarci e coccolarci tutti i giorni, senza vincoli.

All'improvviso ho un flash: Violeta e Hiristina insieme, felici come non mai, allegre e spensierate; si prendevano gioco di me, mi prendevano in giro, lanciandomi linguacce e burlandosi delle mie scelte. Per mia fortuna è solo una mia immaginazione della mia testa, ma se non voglio che accada, devo trovare il modo di rovinarle e di eliminarle per sempre. Spero solo che mister x abbia un buon piano, sennò lo rovino con le mie stesse mani.

Decido di alzarmi da quell'altalena e di andare a prendermi qualcosa da mangiare. Infatti, se non ricordo male, non ho neppure pranzato. Ero troppo in ansia per la situazione, che si era creata con i carabinieri che mi sono stati alle calcagna fino a poche ore fa.

Adesso che loro non ci sono, mi rendo conto di avere una fame da lupi: anche i cattivi devono mettere qualcosa sotto i denti, --Sennò come si fa a ragionare?- Per mia fortuna, mi ricordo che poco distante dal giardinetto si trova una panetteria, dove vendono un po' di tutto. Sperando che sia aperta, mi dirigo proprio in quella direzione. Una volta arrivata, noto che c'è un'insegna con scritto: ~Open~ con grande gioia, entro e mi compro una focaccia schiacciata con le olive, la mia preferita.

Solo quando inizio a gustarmela appieno, capisco di quanto avevo fame. Mangio con molta calma, assaporando il fresco venticello che mi scompiglia i capelli. Mi sta piacendo questa uscita che mi sono concessa, anche se è molto particolare e strana. Non sono abituata alla semplicità delle cose, anzi sono sempre stata complicata, agli occhi degli altri. Il ritrovarmi qui a fare cose normali, mi mette a disagio. Perché io non sono come loro: mi sento diversa, cattiva, e non voglio cambiare la mia natura. Sono fatta così e mi piaccio in questo modo.

Il fatto che oggi io sia qui a divertirmi costituisce solo un' eccezione. Domani tornerò nella mia triste casa a pianificare cose diaboliche, come sempre. Guardo l'ora e noto che sono già le diciotto,. Sono in giro da troppo tempo, è ora che torni alla macchina, così posso rincasare e a rilassarmi nel mio comodo letto.

Percorro velocemente la strada al ritroso, quasi correndo. La magia che si era creata, si è spezzata di colpo: all'improvviso mi sento soffocare, come se fossi dentro a una stanza piccola e buia.

Non vedo l'ora di andarmene via da qui: accelero il passo, sento il cuore battere all'impazzata e il mio fiato farsi corto a causa della mia corsa sfrenata. -Ma che mi è saltato in mente? Non sono tagliata per fare delle passeggiate, io preferisco stare al chiuso!-

Finalmente in lontananza vedo la mia autovettura. La sto per raggiungere, quando all'improvviso mi accorgo chr qualcuno è dietro di me; sono sul punto di voltarmi, voglio vedere chi è, ma non faccio in tempo, perché qualcuno mi colpisce violentemente alla nuca, Faccio in tempo a capire solo alcune parole, da una persona: <<Capo, l'abbiamo presa!>> sento la sua risata, intrisa di odio. Poi intorno a me scende il buio più assoluto.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora