chapter 15

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Hiristina
Sistemo le mie cose nella mia cameretta, intanto do uno sguardo intorno; mamma ha lasciato tutto uguale, sperando che ritornassi a casa. Il letto disfatto con sopra la mia roba lasciata sparsa qua e là, il telecomando buttato da una parte e mai messo in ordine, il mio poster di Harry Potter appeso sulla parete del muro.

Sorrido, faccio un respiro profondo. Nella vita si possono fare tante scelte, sbagliate o giuste che siano; si può decidere di andare via da un posto che non sentivi più tuo; ma poi capisci che è ora di tornare alle proprio origini, dove si è trascorso tutta l'infanzia e l'adolescenza, dove ti senti protetta e amata dalle persone che ti conoscono da una vita e dove intendi rimanere per non scappare più.

Osservo la mia stanza dove ho trascorso ventidue anni della mia vita, ancora per un po'. Poi scendo giù trovando mamma e Violeta chiacchierare amabilmente in cucina, non si accorgono neanche della mia presenza, ma non m'interessa; le lascio sole e decido di tornare in camera mia, per riposare un pochino. Non faccio in tempo a mettere la testa sul cuscino che mi vibra il cellulare. Sbuffo, scocciata, guardo il telefono e faccio bene: a scrivermi è stata Martina, del nostro gruppo i "pirati". Lo leggo incuriosita: "ragazzi ci vediamo stasera? Ho una notizia bomba, ci state se c'incontriamo al solito locale alle diciannove per un ape ricena? Tu Hiris, dillo anche a tua sorella." Chissà che cosa ci deve raccontare... Guardo l'orologio e noto che sono le diciotto. Perfetto, ho tempo mezz'ora per vestirmi, truccarmi e poi uscire per raggiungerli. Accetto l'invito, scrivendolo sul gruppo, poi vado in cucina per riferire a mia sorella che dobbiamo uscire.

Raggiungo la cucina e noto subito che mia sorella non c'è; mi accorgo solo che mamma sta cucinando qualcosa di buono; sentendo la televisione accesa in salotto, mi dirigo in quella direzione, e trovo lì mia sorella: sta guardando dalla finestra, ed è immersa nei suoi pensieri.

Per non disturbarla mi avvicino piano piano, toccandole una spalla. Lei sussulta e si gira a guardarmi, in quel momento ci scambiamo sguardi pieni di affetto e amore, mi commuovo e per un po' mi dimentico perché ero andata da lei. È Violeta a ricordarmelo :<<Che c'è, sorellina? Devi dirmi qualcosa?>> la guardo per un attimo e poi le chiedo :<<Ti va di uscire? Intendo io la nostra combriccola>>? Violeta accetta, abbracciandomi. <<Bello vedervi così, mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi>> a parlare è nostra mamma, ci voltiamo verso di lei sorridenti, <<Perché siete felici?>> ci dice, noi la guardiamo e poi le dico: <<Nulla di che, noi dobbiamo uscire con amici, a proposito è tardi! Scusa mamma ci dobbiamo preparare.>> le do un bacio e corro seguita da mia sorella nella mia stanza.

Guardo sull'armadio e opto per una maglietta un po’ larga, un jeans attillato leggermente bucato; per stare comoda mi metto scarpe da tennis di color bianco e azzurre, le mie preferite. Decido di mettermi solo un lucidalabbra e nient'altro e sono pronta.

Chiamo Violeta che arriva subito; come la vedo rimango meravigliata dalla sua bellezza: con la gonna e i tacchi a spillo è magnifica; ha un trucco forte, a mio avviso. Ma non le dico nulla. Mamma ci raggiunge e ci dice: <<Divertitevi, ragazze! Vi chiedo un favore: di solito non m'interessa l'ora che rientrate, ma questa volta si. Domani ci dobbiamo alzare presto, vi devo portare in un posto bellissimo, viene anche papà con noi, sapete? È troppo chiedervi di non tardare stasera?>> siamo stupite della sua proposta ma accettiamo volentieri. Le diamo un bacio, e usciamo per raggiungere gli amici.

*

Eccoci arrivate al locale, leggermente in ritardo, come sempre. Il nostro gruppo è già dentro; come l'altra volta ci hanno tenuto due posti
che occupiamo all'istante. La cameriera ci saluta dolcemente, per poi chiederci l'ordine. Sono curiosa della novità che Martina ci deve dare, così senza giri di parole mi rivolgo a lei: <<Allora, questa notizia-bomba? Non ci devi dire niente?>> noto un leggero rossore sulle guance. Lei con un sorriso a trentadue denti risponde: << Bene ci siamo tutti! Ora posso dirvelo: io e Max ci sposiamo! Me l'ha chiesto qualche settimana fa, naturalmente io ho accettato, lo amo troppo! E non è tutto, tu Hiris con un'altra mia amica di Milano sarete le mie testimoni di nozze, mentre Violeta, Samantha e Alessandra saranno le damigelle d'onore. Allora siete contenti?>> che bello la mia amica si sposa, era ora che facessero questo grande passo, perché stanno insieme da molto tempo, sono una coppia affiatata, la migliore di questa combriccola. Max è commosso e senza dire una parola si gira verso la sua ragazza, dandole un bacio appassionato sussurrandole nell'orecchio qualcosa di speciale, lo immagino dal sorriso smagliante di lei. <<Urrà per i futuri sposi!>> urla Gabriele, e tutti noi lo imitiamo, salvo bloccarci quando arriva la cameriera a portarci da bere. <<Beh a quando le nozze?>> chiede Samantha emozionata, <<In estate, precisamente a metà luglio.>> <<Un brindisi alla coppia più bella, e, se mi è concesso un brindisi anche per sabato scorso: è stato un successone grazie a tutti voi.>> a parlare è stata Violeta: anche lei ha gli occhi lucidi. È commossa quanto noi.

Per concludere la serata in bellezza, decidiamo tutti quanti di andare a cena fuori; ha scelto Max il locale dove andare a cena, visto che vuole offrire lui per festeggiare l'evento. Siamo distanti dalla pizzeria dove dobbiamo andare: noi ci troviamo in via Mazzini dove ogni mercoledì fanno un bellissimo mercato: di solito vado con mamma. Il ristorante però si trova vicino all'ospedale maggiore, quindi per raggiungerlo decidiamo di andare in macchina.

Durante il tragitto mi godo le luci meravigliose di questa città. Ancora adesso rimango affascinata da questa cittadina tranquilla, come una bambina piccola, la amo troppo. Chiudo gli occhi, per gustarmi ogni via che facciamo e tenerla impressa nella mia mente.

Dopo un po’ che a me pare un eternità sento mia sorella spegnere la macchina, <<Siamo arrivate!>> Mi fa, una volta raggiunta la pizzeria, mi ricordo improvvisamente che devo avvisare mamma che non ceniamo a casa, così la chiamo, la sento rispondere :<<Pronto?>> mi dice con un tono tranquillo, <<Mamma sono io, volevo avvisarti che non torniamo a casa; ma tranquilla non tardiamo a rientrare>> le dico, mamma non risponde subito ma poi la sento dire :<<Va bene, tesoro, divertitevi, saluta Violeta e buona cena, vi voglio bene. Un bacio a tutte e due.>> le contraccambio il bacio e chiudiamo la chiamata.

La cena è un successone, mangiamo tutto a base di terra, tra antipasti, due primi e due secondi; da bere, per i ragazzi, un buon vino rosso, per noi ragazze che siamo astemie, delle bibite. A concludere il pasto c'è un ottimo dessert della casa.

Abbiamo brindato al matrimonio, alla nostra amicizia solida. All'improvviso mi viene in mente di guardare l'orologio, noto che sono quasi le mezzanotte. Cerco con lo sguardo Violeta, e lei mi capisce al volo: per noi si sta facendo tardi. Salutiamo tutti, e poi con calma ripercorriamo a ritroso la strada, deserta fino a casa.

Una volta arrivate, per non far troppo rumore decidiamo di dormire insieme nella mia stanza. Non ci spogliamo neppure. Nelle tranquillità che ci pervade, finiamo per addormentarci insieme, strette nello stesso letto, ma a noi poco importa: perché l'unica cosa che ci interessa è che stiamo insieme  ai nostri genitori, che ci proteggono e ci vogliono bene. Abbiamo la speranza che, da oggi, qualcosa nelle nostre vite soprattutto in quella di Violeta possa cambiare in meglio. Almeno per una notte riusciamo a dormire serene accarezzate da questa speranza. Un dolce sonno ci avvolge mentre, strette l'una all'altra, ci infondiamo coraggio a vicenda.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora