chapter 17

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Forse sto sognando non so, mi sembra di soffocare, di stare sotto delle lenzuola, cerco di chiamare aiuto ma niente da fare, nessuno mi sente, sono sola; non riesco a liberarmi dalla quella sensazione di soffocamento.

Sento qualcuno chiamarmi scuotendomi, <<Hiris... Ehi Hiris, sveglia!>> apro gli occhi spaventata, vedo mia sorella preoccupata. <<Finalmente, è un po' che ti chiamo, urlavi aiuto, aiuto! Per fortuna il bagno è vicino alla tua stanza così ti ho sentita, sono corsa subito da te! Ma che è successo? Cosa sognavi?>> non mi va di dirglielo, quindi cambio discorso immediatamente <<Dai andiamo in cucina, sicuramente mamma e papà ci staranno aspettando per la colazione.>>

Mia sorella mi guarda male ma non ribatte, si alza dal letto e esce dalla mia camera, seguita da me. Come entriamo in cucina, vediamo mamma e papà già seduti; noto subito un silenzio surreale, osservandoli meglio mi accorgo che hanno gli occhi lucidi.

Sento il cuore sussultare con emozioni contrastanti: curiosità, preoccupazione per i miei. A rompere il ghiaccio è mia sorella Violeta :<<Ehi ma che succede?>> a voltarsi verso di me è mia mamma <<Tranquilla amore, non è niente, semplicemente è che siamo contenti di avervi qui.
Non ci speravamo più; avervi lontano per noi è una sofferenza, ci promettete che starete con noi? Abbiamo bisogno di voi!>>

Ecco perché stanno piangendo, hanno paura di una nostra lontananza; noi la guardiamo dritta negli occhi, per poi correre ad abbracciarla. Poi succede qualcosa di inaspettato: anche papà si alza e si unisce a quell'abbraccio, che per noi ha un significato forte e intenso, e sa, finalmente, di una famiglia unita e compatta.

All'improvviso abbiamo sentito un cellulare vibrare: ci ha interrotto in un nostro momento d'intimità. <<Scusatemi uffa! È il mio!>> dal suo sguardo capisco all'istante che non è niente di buono.

Le faccio cenno con la testa di uscire dalla cucina, e lei mi capisce all'istante, si scusa con i nostri genitori e si alza per andare in camera sua, io la seguo incurante del fatto che mamma mi sta chiamando, la mia testa è da un'altra parte.

Una volta che l'ho raggiunta, lei mi scruta intimorita per quello che ha letto, mi passa il cellulare e leggo: “Ciao sono Amelia, non vorrei disturbarti, ma vorrei sapere a che ora possiamo vederci, e soprattutto dove possiamo darci l'appuntamento per incontrarci, ho proprio bisogno di parlarti".

Sbuffo appena finisco di leggerlo! Con le emozioni provate prima con i miei, mi ero quasi dimenticata che dovevamo incontrare quella ragazza, ma con quel messaggio ritorno con i piedi per terra.

Guardo l'orologio notando che sono le nove del mattino, <<Scrivile per le dieci, chiedile se le va bene andare al parco Ducale, a quell'ora non c'è molta gente, possiamo parlare indisturbate.>> Violeta scrive quello che le ho riferito, neanche cinque minuti e arriva la risposta con un "va bene".

Perfetto, abbiamo solo un'ora di tempo per prepararci. Una volta pronte, salutiamo mamma, che ci guarda incuriosita. Lei non dice niente, ci limita a darci un bacio e ci ricorda di avvisarla, qualora decidessimo di tornare a casa per pranzo.

Una volta in strada entrambe siamo molto silenziose, in ansia per questo incontro con una persona che a malapena conosciamo. Ed eccoci a al Parco: che bello, è rimasto intatto nel tempo, il prato ben curato, i bambini che giocano a pallone sorridenti, e altri che vanno in bici con tranquillità.

Ricordo quando da piccola con papà andavamo in bicicletta per respirare aria pulita; purtroppo non andiamo più da quando ha l'orto. Si è dimenticato cosa vuol dire stare in società, esistono solo le sue piante.

Sospiro, mi mancano tanto quei bei momenti; o quando con la mia classe e la mia professoressa andavamo lì e ci diceva di ascoltare il cuore degli alberi. Io rimanevo incantata ad ascoltarlo: mi sembrava di entrare in un momento magico, in contatto con la natura; sembrava quasi che mi parlasse; capivo che anche loro possiedono vitalità.

A interrompere i miei ricordi è mia sorella: mi indica una persona ché ci sta venendo incontro. Quindi è questa Amelia; è veramente bella. Alta, fisico perfetto, capelli castani, occhi su un verde anzi, a guardargli meglio sono su un verde-acqua, molto magnetici solo a vederli t'incantano. Dai lineamenti si nota subito che non è italiana.

Come arriva, si rivolge direttamente a me: <<Tu, chi sei? Scusa, ma io voglio parlare solo con Violeta>> la guardo male, mi sta' antipatica; rispondo in modo brusco: << Mi chiamo Hiristina, quindi? Io sono sua sorella, ho il diritto di stare qui!>> mi rendo conto che ho risposto in modo scontroso, me ne pento subito, sto per chiederle scusa quando mia sorella le dice: <<Tranquille ragazze, calmatevi! Amelì, lei sa tutto, può rimanere; mi sta molto vicina da quando è successo tutto questo "schifo.>> mi guarda poco convinta, ma non ribatte e cambia discorso: <<Dove possiamo andare per parlare tranquille? Non vorrei che qualcuno ci sentisse.>> ho un' idea e lo faccio notare subito: <<Seguitemi, so io un posto dove possiamo parlare con calma.>>

Così mi seguono senza dire una parola. Le conduco vicino al laghetto, dove io papà ci fermavamo per riposarci, quando andavamo a fare lunghe passeggiate in quel luogo che per me è magico e misterioso. <<Eccoci arrivate!>> dico, indicando il luogo che ho pensato sin da subito.
Amelì mi guarda stupita: <<Grazie, qui va benissimo>>. Ci sediamo in una panchina; sono nervosa più del solito, mi mangio persino le unghie dall'agitazione. Mi rivolgo alla ragazza in modo agitato: <<Dai racconta, che è successo?>> lei fa un respiro profondo, chiude gli occhi come a raccogliere le idee per poi raccontare:

*Flash-back*

<<Come dicevo ieri a tua sorella Violè, Matteo ha scoperto tutto! Ora vi spiego meglio. Ieri ero a casa mia che preparavo il mio pranzo, quando all'improvviso mi sento suonare il campanello.

Vado ad aprire e mi vedo Matteo infuriato. <<Stronza!>> Sbraita, lo guardo furiosa, e gli rispondo: <<Ma che stai dicendo?>> ha gli occhi infuocati dalla rabbia, mi molla uno schiaffo e mi dice: <<Pensavi davvero che non avrei scoperto le bugie tue e della tua amica Violeta? Sai che c'è? Che Pietro vi ha sentite parlare, quando ti ha raccontato del fatto che non ha fatto nulla con un cliente! Pensavate davvero che potevate nascondermelo?>> io mi metto a piangere, quando mi arriva nuovamente un altro schiaffo.

Prima di andarsene via mi lascia il tuo numero di cellulare, minacciandomi nuovamente di fare del male a me alla mia famiglia e anche a Violeta e ai vostri cari; per questo motivo ieri ho telefonato; sono spaventata e ho paura, non so che fare; è questo quello che è successo.>>

*Fine flash-back*

Ci guardiamo per un attimo senza parlare, siamo tre ragazze sole e indifese. Abbiamo paura, lo leggiamo nei nostri occhi.
Non posso fare finta di nulla, la situazione è più grave del previsto.

All'improvviso sbotto, mi alzo dal posto dove sono seduta e dico: <<Scusatemi ho bisogno di stare da sola, devo chiarirmi le idee.>> Così facendo corro via, senza voltarmi indietro.

Non so per quanto tempo ho corso, ma non mi sento più le gambe, ho bisogno di riposare. Mi corico sotto un albero, rimango ad ammirare il sole che tiepidamente mi sta scaldando tutto il corpo, nel frattempo ragiono sui nuovi sviluppi del caso.

Per quanto io cerchi una soluzione, non ne trovo neanche una; poi però mi si accende una lampadina in testa, -Ma come ho fatto non pensarci prima?- Mi ritrovo a sorridere, Violeta può chiedere aiuto a quel carabiniere: se non ricordo male, gli ha chiesto di uscire proprio stasera; magari può chiedere un consiglio e forse, chissà, può dirci come comportarci.

Sono più tranquilla e torno alla mia passeggiata solitaria, quando mi sento squillare il cellulare, lo prendo e vedo che è Francesco, rispondo:
<<Ciao tesoro, come stai?>> ricala il silenzio poi lui mi risponde: <<Tra noi è finita! Amo un'altra!>> Chiude la conversazione senza che io possa dire nulla.

Mi accorgo che sto piangendo, ho accumulato troppo in questi giorni, così mi sfogo in questo modo, decido di andare al lago nuovamente, quando sento nuovamente il cellulare; sto per non rispondere, pensando che sia ancora Francesco, quando leggo mammina: <<Mamma, dimmi!>> gli rispondo cercando di non incrinare la voce, per non farla preoccupare. <<Nulla tesoro, solo vorrei sapere se torni per pranzo, tua sorella è già a casa; tu che fai, rientri?>> ah già, mi ero scordata di avvisarla, comunque gli dico di si e chiudo la chiamata.

Una volta tornata a casa, saluto i miei e mi scuso del ritardo. Cerco subito mia sorella: la trovo in salotto, che guarda la televisione. <<Ehi sorellina, ti devo parlare, vieni in camera?>> lei incuriosita mi segue, bene ora che siamo sole le espongo la mia idea.

Violeta mi osserva: <<Allora? Hai avuto modo di pensare?>> mi chiede, <<Si eccome, la camminata mi ha fatto bene; senti accetta l'invito di Gioele, esponi il problema a lui, fatti dare un consiglio, è un carabiniere, vedrai ti saprà aiutare.>> gli occhi di mia sorella sono impauriti, ci pensa su e dice: <<Ma sei impazzita? O cosa? Vuoi mettere in pericolo anche lui?>> a questo non avevo pensato, ma poi mi ricordo che è dell'arma, sa difendersi e glielo faccio notare. <<Ma lui se la sa cavare, sa come proteggersi! Dai, pensaci, non possiamo fare tutto da sole!>> mi fissa meravigliata ma poi accetta la mia proposta.

Violeta chiama Gioele, comunicandogli che se l'invito è ancora valido per la sera, lei accetta; si sente dalla sua voce che è felice. Concludono la chiamata dandosi appuntamento alle venti, sotto casa nostra.

Bene, ora sono più tranquilla, e abbraccio mia sorella, con fare allegro; poi torno in cucina a pranzare. Finalmente in casa si respira aria di festa, gioia e amore. Persino papà ride ad ogni nostra battuta. Ora si che posso affermare di sentirmi a casa mia: mi sento protetta ed amata in casa regna una luminosa armonia. Almeno per un momento, tutti i problemi passano in secondo piano. Desidero godermi la mia amata famiglia

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora