chapter 62

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Hiristina

Oggi è il giorno più brutto, perché dobbiamo telefonare alla persona che per messaggio ci ha minacciato qualche tempo fa. Ho paura, perché non so che potrebbe farci. - Speriamo di uscire da questo incubo- Le due sorelle stanno ancora dormendo, così io decido di andare al bar qui vicino per comprare la colazione. Mi vesto in tuta e esco per dirigermi lì.

È presto, ma si scorgono già le mamme con i propri bambini: stanno andando alla scuola materna. Qualcuno piange e si aggrappa ai pantaloni, altri invece sono coraggiosi danno un bacio fugace ai genitore e poi entrano senza far uscire nemmeno una lacrima.

Io da piccola non sono mai andata, ma d'altronde in istituto bulgaro, che mi potevo aspettare? Però ho avuto la fortuna di andare, appena arrivata in Italia, a settembre a scuola. Per me è stata un'emozione forte, nuova vita, compagni di gioco e di studio; ma soprattutto ho imparato tante cose: leggere, comprendere gli oggetti che mi circondano, capire cosa è giusto e sbagliato.

Se penso che ho conosciuto tante cose belle, sono felice anzi felicissima di essere andata via da quell'inferno. Rimango altri cinque minuti a contemplarli e poi mi decido ad andare al bar.

Una volta lì, noto subito la bellezza di questo locale: prima dell'entrata, c'è un bellissimo arco colorato di azzurro intenso, sulle pareti c'è un bellissimo disegno che rappresenta la vita quotidiana dei contadini sardi di un tempo, mentre quando si entra, davanti a me c'è il bancone tridimensionale, dietro al quale una ragazza più o meno della mia età, non molto alta e con un bel sorriso, mi accoglie con affetto. <<Buongiorno cara, desidera?>> ha un tono dolce e soave, mi scalda immediatamente il cuore. Ordino tre pizzette di cui due col prosciutto e una con capperi acciughe; quelle col prosciutto sono una per me e l'altra per Amelia, in più cappuccini.

Una volta pagato e preso il tutto, torno a casa. Entro in camera dove le due ragazze dormono e le chiamo allegramente. <<Forza sorelle! Colazione in camera!>> dico facendole sobbalzare. <<A che si deve questo onore?>> Chiede Amelia felicemente.

<<A niente cara! Io sono fatta così! Dolce con chi voglio io! E voi due lo meritate perché vi voglio bene, sorelline!>> ed è la verità, non voglio e non chiedo niente in cambio, mi piace solo rendere le persone che ho accanto a me felici. <<Che facciamo di bello oggi?>> chiedo speranzosa di poter uscire vista, la bella giornata di sole.

Violeta, che sin qui non aveva ancora aperto bocca, mi guarda stranita e non ne comprendo il motivo. <<Dimmi, ho detto qualcosa di sbagliato?>> le chiedo guardandola dritta negli occhi. <<Come fai a essere tranquilla? Voglio dire: siamo sotto minaccia, dobbiamo telefonare a quella persona e tu mi parli di uscire?>> le sue parole arrivano come acqua gelata, rimango paralizzata lì senza riuscire a dire niente.

Mi scendono lacrime e esco di lì per non picchiare qualcuna. Io cerco di smortare un po' i toni: provo, nonostante quello che ci sta capitando, di avere una vita non dico normale perché non l'abbiamo, ma almeno tranquilla e lei che fa? Mi rovina questi momenti per me sereni.

Ricaccio le gocce amare e salate, quando sento l'arrivo di Amelia: non voglio mostrarmi così davanti a lei. <<Scusala! Sai per lei è molto complicato! Sa che tu provi a tirarle su il morale, ma lei è più fragile di te. Ogni volta che prova a rialzarsi, c'è sempre qualcosa che la fa ricadere nel baratro. Non trova una via di uscita.>> me lo dice con un tono supplichevole e con dolcezza. Ha ragione, dannazione, ma io più di così non posso fare. Ovvio che la perdono, eccome. Corro in camera e l'abbraccio forte a me.

Lei all'inizio è titubante, ma poi contraccambia: esprime tutta la sua tristezza che cerca di nascondere ogni volta che sta con me. All'improvviso sentiamo il telefono squillare. <<È mio!>> dice Violeta. Lo prende in mano e legge che è Gioele. <<Rispondi!>> le dico abbozzando un sorriso. <<Si pronto?>> chiede Violeta. <<Amore! Come stai? Mi manchi tanto!>> la sento dire. Mia sorella attende un po' a rispondere e poi gli dice: <<Tesoro così così! E tu? Dimmi che hai novità!>> attende qualche minuto e poi sento che le dice:

<<Metti il vivavoce! Devono sentire anche Amelia e Hiristina. Mi dovete ascoltare attentamente, va bene?>> Violeta fa come l'è stato detto e attende, intanto si avvicina anche Amelia, che preoccupata per noi, ci ha raggiunte per sapere se è tutto ok. Ma quando vede che siamo al telefono, sta in silenzio e capisce che la situazione è importante. Si siede nel letto accanto a noi, tenendo strette la mano mia e di Violeta.

<<Ci siete tutte! Se si, ascoltatemi bene. Ho scoperto delle cose molto importanti. Punto primo: Pietro si è costituito, ci ha rivelato quello che sa. Punto due: Carolina, la vostra collaboratrice, è coinvolta ed è la sorella di Pietro; è lei che da poco vi ha inviato il messaggio minacciandovi, c'è l'ha detto Pietro.

Lei vi vuole morta, non so bene il motivo ma vi odia. Punto tre: in caserma abbiamo una talpa, è il mio collega nonché anche mio ex amico Samuele; pensate che per me era come un fratello e saperlo traditore mi fa gelare il sangue. Come lo so? Vi domanderete, l'ho sentito parlare al cellulare un pomeriggio e io ho fatto la registrazione, in cui dice che ve la farà pagare.

Punto quattro: Amelia, questo è per te, devi far venire in Italia la tua famiglia e stai attentappp a un tuo parente perché è dalla loro parte. Non so come farai ma lo devi fare. Punto cinque: occhio anche a Francesco, l'ex di Hiristina: ha sempre ingannato tutti. Ha sempre finto, è stato un buon attore.

Adesso io ho un piano, ma non ve lo dico. Sappiate solo che Pietro è dalla nostra parte e che voi dovete tornare presto a casa. La vostra famiglia sta bene, è sempre ben sorvegliata. Scusatemi, posso parlare da solo con Violeta? Ciao ragazze, sappiate che siamo a una svolta e voi sarete libere.>> una volta finito di dirci tutto ciò, io e Amelia lasciamo da soli i due piccioncini e ci dirigiamo in cucina.

Nessuna delle due ha voglia di dire qualcosa, siamo scioccate dalle rivelazioni che ci ha fatto. Non mi aspettavo che Carolina fosse una traditrice, mi fidavo di lei e dei suoi sorrisi che ora capisco essere finti. Scatto in piedi spaventando Amelia.

Lei mi guarda stupita e poi mi chiede: <<Che c'è, sorellina?>> ha un tono dolce, amorevole, sincero e si capisce il bene che mi vuole. <<Niente, Amelì, vorrei stare sola! Se non ti dispiace prendo la macchina e vado al mare! Se Violeta ti chiede di me, dille che sono a fare un giro! Ho bisogno di evadere, scusami!>> le dico dandole un bacio fugace per prendere la chiave appesa al portachiavi e  vado alla macchina.

C'impiego un'ora e mezza, ma finalmente arrivo a Chia, il mio mare preferito. Una volta lì, mi tolgo le scarpe e inizio a passeggiare senza meta precisa sulla sabbia fredda e bagnata dall'acqua. I pensieri volano lontani come i gabbiani: chissà dove si poseranno, io ancora non lo so.

La cosa che più mi preoccupa e che cosa faremo io e le mie sorelle dopo queste rivelazioni. Mi viene da piangere ma non posso farlo, sono io la più forte, ma in questo momento mi sento debole, insicura e piena di dubbi. Una scritta sulla sabbia mi fa tornare alla realtà c'è scritto: ~Mai mi separerò da te! Figlio mio ti amo. Tuo padre~ Rimango di sasso, -Chi mai può aver scritto una cosa tanto bella e triste allo stesso tempo?-

La guardo per un po' poi l'acqua la trascina con sé, lasciando un vuoto sia dentro di me che su quella spiaggia, malinconica e trasparente come l'acqua stessa.

Rimango un altro po' e poi decido di tornare a casa. Abbiamo sempre un posto in cui tornare e il mio si chiama famiglia, quella che amo più di ogni altra cosa.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora