chapter 25

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Carolina

Ho fatto come mi ha suggerito mio fratello Pietro: sono andata al parco per andare a parlare con Matteo. Per fortuna ha accettato di collaborare con me. Ho un odio profondo per Violeta. E lui può aiutarmi a rovinare la sua vita. Perché non la sopporto? Forse perché lei è completamente l'opposto di me: lei dolce, io stronza; è bella, mentre io mi sento brutta. Lei ha una famiglia che la ama mentre io non ho una mamma e un papà, o meglio, li avevo, poi babbo è finito in carcere perché è un uomo manesco, alcolizzato e drogato; ha ucciso lui la mamma. Lei era l'unica persona che mi volesse veramente bene. Da quel momento in poi io e Pietro ci siamo trovati completamente allo sbaraglio. Mio fratello ha iniziato a frequentare persone poco raccomandabili. Ha incominciato a drogarsi, rientrare tardi a casa, a picchiarmi senza contegno; non provando mai per me compassione o amore; ho provato tante volte a difendermi, senza riuscirci. Ho tentato tante volte di aiutarlo a far in modo che tornasse sulla retta via, ma ho fallito. Alla fine mi sono arresa e lo seguito anch'io in questo suo cammino, con la differenza che io non mi drogo, odio quella merda. Violeta l'ho conosciuta in un bar mentre mi ubriacavo per l'ennesima volta. Mi ha preso subito in simpatia; quel giorno ero completamente ubriaca, non mi reggevo nemmeno in piedi; così ha deciso di accompagnarmi a casa.
Una volta arrivate, mi guarda con compassione, ma anche con misto di tenerezza, <<Scommetto che non un hai lavoro!>> mi dice, facendomi l'occhiolino, io le faccio cenno di no. Mi trova carina, adatta a lavorare in un bar, cosi mi propone di lavorare con lei nel suo locale. Sono titubante, ma poi accetto entusiasta. Stare a stretto contatto con lei mi snerva. Inizialmente ho provato a volerle bene, dato che era sempre gentile con me; mi aiutava e cercava di essermi amica, io mi sforzavo di legare con lei. Col tempo però ho iniziato ad odiarla, per via del suo carattere tanto diverso dal mio. Non siamo mai riuscite a essere amiche: l'unico rapporto che abbiamo è strettamente connesso al lavoro, e l'inimicizia che covo per lei è profonda.

Appena ho capito che Violeta conosceva Matteo, ho preso la palla al balzo per mettermi contro lei. Così dopo il consenso di mio fratello, decido di collaborare con il suo amico. Sto riflettendo su tutto ciò, quando sento squillare il cellulare: <<Pronto? Chi è?>> chiedo con tranquillità. <<Sono Pietro, hai svolto il "lavoro" che io e Matteo ti abbiamo chiesto di fare?>> rimango in silenzio per un po' e poi gli dico: <<Certo caro fratellino! Vuoi che ti spiego com'è andata?>> lui accetta e così inizio a dirgli tutto.

Sapendo che le due sorelle di pomeriggio sono al lavoro, decido insieme a Francesco, l'ex ragazzo di Hiristina, di andare a casa loro. Attendiamo con ansia che i genitori vadano a letto, per poi agire indisturbati. Finalmente hanno spento le luci, suppongo che siano andati a dormire. Scendiamo dalla macchina; poi procediamo con cautela, mentre io scassino la porta, sono brava nel farlo: da piccola andavo a rubare; quindi per me è un giochetto forzare le serrature delle porte. Mentre Francesco mi fa da palo, io inizio a rovistare tra le loro cose.

Sono euforica, finalmente riesco a fare qualcosa di maligno: mi fa star bene a fare del male a una persona verso la quale non provo il benché minimo affetto. Mentre sto continuando a rompere gli oggetti, sento qualcuno dietro di me: <<Chi sei? Se non vai via subito, chiamo i carabinieri!>> mi volto e mi trovo un signore di una certa età che mi guarda in modo agitato. Ha paura: glielo leggo negli occhi. Sono più fredda di lui, gli do un colpo sulla testa, facendolo svenire all'istante.

Pochi minuti dopo mi trovo pure sua moglie: stordisco anche lei e poi, con l'aiuto di Francesco, li trasciniamo in macchina. Prima di partire, lascio un biglietto alle ragazze, per poi fuggire a tutto gas. Una volta arrivati a casa nostra, li porto nel garage, e ora me ne sto lì, ad aspettare l'arrivo delle figlie.

Finisco di dirgli tutto in tono soddisfatto, ma lui non sembra affatto contento: <<Ma che cazzo hai combinato? Non dovevi rapire i loro genitori! Dovevi solo distruggere la loro casa. Adesso liberali immediatamente!>> rimango perplessa dalla sua reazione, sono stufa e mi metto a urlare anch'io: <<Ma che potevo fare? Me li sono trovati lì, volevano chiamare i carabinieri! Mi è sembrata la soluzione migliore!>> sbotto, sono stufa di dare sempre spiegazioni a mio fratello.

Lui si calma subito e mi dice: << Ok, va bene, ma appena arrivano loro, li liberi all'istante chiaro!>> e senza darmi il tempo di reclamare, mi chiude la conversazione in faccia. Sono arrabbiata, anzi furiosa per come si è conclusa la chiacchierata con Pietro. Per calmare i bollenti spiriti, decido di andare dai prigionieri.

Come entro nel garage, noto che sono terrorizzati. Io li guardo divertita, mentre li osservo da lontano; dopo un po' mi avvicino a loro a passi veloci. Accarezzo il volto del signore dicendogli: <<Hai paura? E hai ragione ad averne! Sai, se voglio posso essere molto cattiva!>> sibilo con tutta la cattiveria che ho nel corpo.

Che bellezza: sono terrorizzati! Per far capire loro che non scherzo, do un calcio nello stomaco alla signora, provocandole un rigurgito di sangue; il marito mi supplica con gli occhi di smetterla, ma non ho pietà per loro due: rido a quello spettacolo.

Ora mi sento meglio, perché mi sono sfogata con loro che sono i miei giocattoli. <<Sapete chi verrà domani? Le vostre figlie>> mi soffermo per godermi le loro espressioni del viso: sono arrabbiati, con le lacrime agli occhi, e si vede che temono per le loro amate ragazze. <<Calma, calma per oggi sarò clemente, grazie a mio fratello domani sarete liberi! Ma non finisce qui... prima di lasciarvi andare, vedrete come farò del male a Violeta e Hiristina!>> lo dico con un tono mette paura, giusto per far capire chi comanda tra noi tre.

Dopo un paio di minuti, decido di tornare su in cucina. Mi preparo la cena, mi voglio coricare presto, per essere in forma per il giorno dopo. Già godo, pensando alla faccia che faranno le due sorelle nel vedermi. Sicuramente rimarranno di sasso quando scopriranno che dietro a quel biglietto, e al messaggio che hanno ricevuto nel pomeriggio ci sono io. Non vedo l'ora di dare una bella sonora lezione ad entrambe.

All'improvviso, sento il rumore del portone, incuriosita vado a vedere chi è. Raggiungo il corridoio, con circospezione. Aspetto con ansia per vedere chi sta entrando. Quando mi sento dire: <<Sorellina sei qui?>> faccio un respiro profondo, è soltanto mio fratello. <<Sì, sono qui nel corridoio.>> Come entra mi saluta con poca grazia, ma non me ne importa nulla, sono abituata: è sempre stato ed è tuttora scorbutico nei miei confronti. <<Domani è meglio che tu non ti faccia vedere dalle due ragazze! Chiaro?>> mi dice, con tono che non ammette repliche, <<Perché? Il lavoro l'ho svolto io, quindi merito di finirlo!>> gli dico arrabbiata. <<Mi dispiace ma a me danno gli ordini e io obbedisco. Comunque pure io sono d'accordo. Tu sei la loro collega, la loro stretta collaboratrice. Per ora è meglio se stai in incognito, così potrai darci le informazioni su di loro, e, soprattutto devono sapere che si possono fidare di te.>> in effetti il suo ragionamento non fa una piega, <<Hai ragione, in fin dei conti ho fatto un patto con Matteo; se loro sanno che ci sono io dietro, il piano va' a monte.>> gli dico amareggiata. <<Brava, Carola, vedo che hai capito.>> Mi dà un bacio sulla guancia. Anche se è falso, lo accetto ugualmente. Abbiamo smesso di volerci bene da troppo tempo.

Finisco di mangiare, poi vado in camera mia. Ogni persona ha sicuramente delle foto, dei genitori e dei propri amici appese alle pareti negli appositi quadri; io invece non ho nulla, la mia stanza è priva di ricordi; spoglia come il mio cuore. L'amore che provavo è volato via, da quando mia madre è morta per mano di quel mostro.

Mi sdraio nel letto, affondo la testa nel cuscino e inizio a piangere a dirotto. Mi sento sola; forse è per questo che ho scelto sto schifo di vita: giusto per poter appartenere a mio fratello e ai suoi amici; nonché per dimostrare a Pietro che sono brava e che anch'io so fare la vita che fa lui. Un giorno vorrei tanto sentirmi dire da lui che è orgoglioso di me. Dopo aver versato tutte le lacrime, finalmente riesco a calmarmi.

Faccio un lungo respiro e chiudo gli occhi rilassandomi. Sono consapevole, che domani non potrò restare qui ad aspettare l'arrivo delle due ragazze, escogito un altro modo per distruggere Violeta una volta per tutte. Con quel pensiero fisso nella testa, finalmente crollo, esausta. Immaginare, che Pietro farà del male a quella ragazza mi fa stare bene. Tanto che morfeo mi prende tra le sue braccia, cullandomi dolcemente. Mentre dormo, attendo con ansia e gioia l'arrivo del giorno dopo.

Mia sorella VioletaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora